“Piazza precaria“, potrebbe benissimo titolarsi la puntata di questa sera di Presadiretta su Rai3. Il programma di prima serata condotto da Riccardo Iacona sarà trasmesso, infatti, in diverse piazze italiane. Spettatori d’eccezione: i lavoratori precari. Popolo protagonista di “Generazione sfruttata”, terza puntata della serie ideata da: Riccardo Iacona, Domenico Iannacone e Francesca Barzini. Grandi schermi saranno installati per la visione collettiva a Roma (nel quartiere Pigneto, al Forte Fanfulla); a Firenze (presso la Sms di Rifredi in via Vittorio Emanuele II, 303); a Bologna (piazza Re Enzo); a Pomigliano D’Arco (piazza Primavera).
Il viaggio-inchiesta nel mondo del precariato italiano che gli inviati di RaiTre (Alessandro Macina, Elena Stramentinoli, Raffaella Pusceddu) si apre con le immagini de ilfattoquotidiano.it e con il ministro della P.A., Renato Brunetta, che lo scorso 14 giugno gridò ad un gruppo di precari, intervenuti ad un convegno per denunciare la loro condizione, la frase: “Siete l’Italia peggiore”. Un reportage filmato che racconterà che anche le professioni cosiddette “alte” e un tempo considerate “sicure” sono diventate oggi per i giovani delle non professioni. Professionisti con tanto di laurea e master che per non restare disoccupati sono costretti ad aprire una (falsa) partita iva che in realtà maschera un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato. Con compensi che spesso non toccano i mille euro al mese. E in questo non fa eccezione neanche la Rai.
E poi i lavoratori a chiamata per la grande distribuzione con le commesse o i commessi dei grandi gruppi industriali legati ad una contrattualistica dove gli ammortizzatori sociali sono una pura chimera. E poi i ragazzi che si sottopongono a infiniti stage che daranno loro un accesso al mercato del lavoro in una percentuale bassissima. Praticantati infiniti, collaborazioni a progetto, etc. generazioni di quarantenni o cinquantenni che devono reinventarsi un impiego. E a molti non resta che migrare, come i tanti professionisti che vanno in Spagna dove la comunità più numerosa di stranieri è composta da molti italiani. Gli sfruttati, insomma, che non matureranno, nella maggior parte dei casi, mai il diritto alla pensione, costretti a sopravvivere con mille euro al mese, se va bene.