Il giorno in cui palazzo di Giustizia si occupa di ben due processi riconducibili alle “notti di relax” del premier e la Camera si prepara al passaggio della legge Bavaglio previsto per giovedì, Silvio Berlusconi scopre la crisi economica e annuncia un decreto legge per lo sviluppo entro metà ottobre. Nel frattempo invita Bossi a rinsaldare l’asse leghista: non vuole sorprese sulla legge contro le intercettazioni. Gli ostacoli non sono pochi. Prima di tutto c’è il Carroccio, un partito su cui Umberto Bossi da mesi non ha più un controllo totale, poi c’è la “tassa” leghista, che rimane comunque e sempre il federalismo. Infine le fronde interne al Pdl. Con Beppe Pisanu che sta riunendo i cattolici moderati delusi dall’operato del governo e l’abbandono polemico del partito di Santo Versace, ormai ex sostenitore del Cavaliere. I pezzi da riunire sono molti. Eppure la giornata si chiude con il segno positivo per il Cavaliere. Almeno sul fronte Lega, almeno all’apparenza.

Tutto si muove contemporaneamente, a metà pomeriggio. Come un esercito che avanza su più fronti Berlusconi annuncia la quarta manovra economica, sostenendo che sarà varata entro metà ottobre, il ministro della giustizia invoca una “pacificazione tra politica e magistratura”, l’alleato di ferro Bossi richiama all’ordine i dissidenti del partito e riesce a riprendere il timone della Lega senza grossi problemi. Tanto che Roberto Maroni, lasciando il quartier generale di via Bellerio, si rimangia l’apertura alle elezioni anticipate. Persino Flavio Tosi, uno che da mesi ripete che l’attuale governo è da cancellare, risponde all’adunata del Capo e con un comunicato rientra nei ranghi, dopo essere stato bacchettato da Roberto Calderoli. “Piena intenzione e volontà di rispettare, da vecchio militante, lo statuto del nostro Movimento”, ha detto Tosi assicurando che non strapperà con i Capi e mostrando chiaramente la volontà di non voler creare tensioni con il Colle. “Ho dichiarato di sentirmi veronese, veneto, padano, italiano ed europeo da convinto federalista. Da altrettanto convinto federalista ritengo che non sia opportuno dividersi in questo momento, anche causando involontariamente tensioni con la Presidenza della Repubblica, su un dibattito che potrebbe portare contrasti in un momento in cui tutto il Paese è in grande difficoltà e il governo sta lavorando proprio per salvarlo”. Eppure in mattinata aveva definito la Padania “filosofia, come parlare di popolo milanista o juventino”. Tanto da incassare elogi e plausi dall’opposizione. “Le parole del sindaco Tosi sono molto importanti perché dimostrano che, per un numero sempre maggiore di dirigenti leghisti, non si possono più coprire i disastri dell’asse Bossi-Berlusconi, con il rito delle ampolle in riva al Po o, come ha detto il Presidente Napolitano, con grida che si elevano dai prati”, ha detto Massimo Donadi, presidente dei deputati Idv. Poi è intervenuto Calderoli a “richiamare” Tosi perché le sue parole “contrastano apertamente con le finalità previste dall’articolo 1 del nostro statuto: finalità che Tosi, come vecchio militante, dovrebbe ben conoscere e soprattutto rispettare”.

Da qui la retromarcia del sindaco veneto. Eppure molti nella Lega sostengono che la risposta all’adunata sia solo apparente. “Vediamo quanto dura”, sussurra un deputato del Carroccio, maroniano della prima ora. E anche le rassicurazioni del ministro dell’Interno sono “di facciata, perché nel partito siamo arrivati all’ultimo passo: lo strappo definitivo, ma questo non è il momento adatto perché l’esecutivo ha ancora diversi mesi di vita garantiti”. Tradotto: i sostenitori di Maroni, che la base invoca come nuovo leader del partito, ritengono che il ministro dell’Interno stia aspettando il momento giusto per dare la spallata al “vecchio” Capo. E quel momento sarà il giorno in cui il governo avrà le ore contate. Il passaggio di testimone, del resto, è quello che in via Bellerio auspicano tutti. Escluso il cerchio magico ovviamente. Ma è visto come l’unico rimedio per non rischiare di sparire dalle urne: i sondaggi più recenti che circolano in casa Lega danno al Carroccio cinque punti percentuali. Per questo Roberto Maroni che si dice “positivamente stupito e impressionato” dal numero di firme raccolte per il referendum contro il Porcellum e che si dice propenso a “dare la voce ai cittadini”, ha svegliato Bossi. Che deve garantire la stampella al governo. E’ Gigi Moncalvo, ex direttore della Padania, a spiegare il perché della fedeltà a ogni costo per il premier: “Forza Italia ripianò tutti i debiti della Lega”. Parole espresse domenica mattina durante la trasmissione di Lucia Annunziata e non smentite. Ed è dunque per un “buco di miliardi che il partito aveva da ripianare” che il governo Berlusconi è ancora in piedi. Qualunque sia il motivo, l’asse tra Padania e Arcore oggi appare rinsaldato.

Maroni ha stoppato le voci sul voto anticipato, il premier ha rilanciato il decreto legge sviluppo per far fronte alla crisi e domani la maggioranza si concentrerà sul come portare in aula giovedì il testo sulle intercettazioni. Dopo di ché il premier pensa ad apparire in televisione, come da tempo desidera. Era previsto proprio per giovedì sera il suo intervento a Porta a Porta ma la sua presenza è stata smentita, nonostante il comunicato ufficiale della redazione di Bruno Vespa. Ma dopo due ore ha dovuto precisare: “Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ci fa sapere che per sopravvenuti impegni di governo, è costretto a rinviare ad altra data la sua presenza a Porta a porta”. La trasmissione, del resto, viene registrata nel pomeriggio. E il Cavaliere vuole presentarsi con in tasca il Bavaglio.

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