“Ciente Paise” segna il ritorno discografico dello storico “Gruppo Operaio e Zezi” di Pomigliano d’Arco, periferia est di Napoli, dove “l’industria automobilistica Alfa – ricordano – fa arrabbiare tutti per la brutalità e la violenza dei modi del suo insediamento”. Nel 1974 intorno a un gruppo di lavoratori dell’Alfasud nasce il collettivo musicale dei “Zezi” per dare voce alle lotte di fabbrica. Una ‘guerriglia’ sonora e culturale che non ha mai smesso, con il teatro popolare di strada, la satira politica, le tammurriate, di essere vicina a chi lotta in piazza per il lavoro, i diritti e il riscatto sociale. “Un laboratorio aperto – spiega il fondatore Angelo De Falco – di aggregazione e iniziative per sfuggire all’emarginazione e all’omologazione” che in quasi quarant’anni ha coinvolto circa trecento persone che, a vario titolo, hanno militato nei Zezi.
Il nuovo disco, autoprodotto, è un combat folk che tra tammurriate, tradizionali e inediti, rivisitando Luigi Tenco ospita le voci recitanti di padre Alex Zanotelli e del giornalista Luigi Necco. La voce del cronista napoletano, già campionata nel 1976, nella canzone “a Flobert” cavallo di battaglia del gruppo dedicata alla tragedia dell’omonima fabbrica – in cui l’11 Aprile del 1975 persero la vita 12 operai – in “‘O priatorio”, legge le disgrazie di oggi. Il Gruppo operaio dopo aver presentato il 20 settembre scorso, “Ciente Paise” al Maschio Angioino di Napoli, sarà in giro per l’Europa per una serie di concerti.
“Ciente Paise” esce dopo 8 anni dall’ultimo disco “Diàvule a Quàtto” (il manifesto, 2003), come mai tanto tempo?
“Ciente Paise” è pronto da aprile 2010. Finalmente è stato distribuito dalla Lucky Planet di Milano, ma è anche acquistabile direttamente dal nostro sito. La distanza di tempo da “Diàvule a quàtto” è dovuta solo ai colpi di coda di un sistema di produzione culturale che, anche in questi settori, crea confusione e disorientamento. La globalizzazione, la precarizzazione delle specializzazioni, l’aggressione delle tecnologie, il download, indicano a tutti che i cambiamenti sono veloci. È molto difficile trovare equilibrio e risultati con una musica militante e per questo molti collaboratori, come negli andamenti di flussi e riflussi, come le anguille scappano e possono finire anche nelle “saittelle” (tombini delle fognature, ndr)
Come nasce il nuovo disco?
Il cd “Ciente Paise” nasce dalla necessità di maggiore specializzazione della ricerca, cosa che non è stata possibile negli anni precedenti. In definitiva, in tanti anni si capisce che la cosa principale è la determinazione politica e la posizione che si prende in una giungla di cose reali, contraddittorie tra di loro: fare ricerca, militanza, sopravvivere e stare nelle lotte sociali e i movimenti contro la ‘mafia music’ e l’oppressione.
In “Bella terra” e “Ciente veleni” affrontate il problema dell’ecomafia, cosa vi ha spinto a scriverla?
Come sempre è la realtà che ci spinge a dire, scrivere, parlare, suonare. Il problema dei rifiuti e la loro gestione camorrista è legato allo stesso sviluppo capitalistico. Parlare di questo significa accusare il capitale e i suoi schiavi come la camorra della distruzione dei nostri territori, quelli che erano tra i più belli d’Italia. Quindi contrastiamo la vita semplice della ‘bella terra’, con la visione attuale di come questa ‘bella terra’ è stata ridotta.
Come mai avete scelto di rivisitare la “Ballata della moda” di Tenco?
La nostra nuova impostazione (che non è detto rimanga tale) ci ha portato a confrontarci con chi, anche meglio di noi, ha usato la canzone come denuncia e ancora di più, come diceva Luca Castellano, come didattica. Per raccontare, far conoscere, quasi insegnare sociologia culturale. Chi meglio di Tenco?
In “Acqua bene comune” ospite padre Alex Zanotelli come è nata la collaborazione?
Volevamo parlare di questo tema assoluto del nostro secolo, ma non sapevamo come. Poi naturalmente ci siamo affidati al massimo esponente italiano di questa battaglia, colpiti dalla sua maledizione verso i ricchi e i politici nata direttamente dal Vangelo. Andare a casa sua e registrare nella sua monastica cucina ci ha dato veramente il senso della sua fede nell’uomo e nella natura.
In che stato si trova il Movimento di lotta oggi?
L’impressione è che il potenziale messo in campo per mistificare, dividere e criminalizzare le lotte delle masse e i movimenti, sia tale e tanto che spesso finisce per mettere a nudo il re e le magagne del sistema. Questo non significa però che le lotte non facciano passi indietro per cui riguadagnare le posizioni conquistate costa sudore e fatica. Nel frattempo ‘lor signori’ continuano ad arraffare e non dormono per truccare la realtà e i dati delle lotte: vedi questione Fiat, Tav, Asinara, lotte per il lavoro a Napoli e al Sud. Ma come ha dimostrato la Primavera araba, varie scintille metteranno culo a terra anni e anni di fame e oppressione.
Avete ancora rapporti con le fabbriche da dove siete nati
Che le fabbriche siano off limits e corpi separati dalla gente e dalla vita sociale, è risaputo. Attualmente di interazione fabbrica-società non se ne parla proprio più, per cui rimangono da ridere anche i proclami e i progetti di anni fa. Ricordiamo che quando a Pomigliano nacque l’Alfasud, tra i tanti casini, lanciarono un centro sociale per iniziative per il tempo libero dei lavoratori. Avemmo, all’epoca, dei contatti diretti, ma brevi e risultati frustranti e deludenti. Rimangono però memorabili quelle iniziative di musica popolare e teatro di satira politica che si riuscì a fare alla Mensa Italsider di Bagnoli nel 1983, alla Face Standard di Maddaloni, alla Sit Siemens di S.M. Capua Vetere e poi fuori ai cancelli di Mirafiori e sempre fuori ai cancelli dell’Alfa Romeo a Pomigliano. Siti e luoghi, alcuni scomparsi, altri dismessi, altri in panne. Rimane forte, invece, la vicinanza con questi luoghi che, come richiama anche il nostro nome – Zezi gruppo operaio – sono le ossa, le arterie e il cuore del vivere di tutti.