Come già ampiamente riportato da tutti i giornali, i Rem hanno deciso di abbandonare la scena musicale gettando nello sgomento più totale i loro fan e creando scompiglio nel mondo della musica rock. Il cordoglio sul web ha registrato una divisione piuttosto netta fra coloro che amano a prescindere Michael Stipe e chi alla notizia dello scioglimento del gruppo, c’è mancato poco che cominciasse ad esultare.

Partita in punta di fioretto, la disputa, è in seguito scivolata tra lame più aguzze; i contrasti più arditi sono stati consumati senza esclusione di colpi, nel segno inequivocabile della passione per la musica.

I Rem (scritto all’italiana, suona meglio) nel corso della carriera non si sono fatti mancare nulla: gli slanci degli esordi dimostrano quanto fossero chiari gli intenti, le folgorazioni della maturità svelano quanto fosse solido il progetto mentre le smanie dello scioglimento raccontano una fine quantomeno ordinaria.

Semmai dovessi scegliere un solo disco loro, non credo esisterebbero dubbi nel ritenere Green l’unico vero capolavoro: uscito nel 1988 e passato tra l’indifferenza dei più (quelli erano gli anni dello Shoegazing e poi c’erano i Pixies e un istante dopo i Nirvana) perché non era quello il periodo per rievocare “certa musica leggera”. Ma tant’è.

Facciamo un balzo in avanti e proviamo a concentrarci sull’annuncio dello scioglimento. Riflettendo sulla decisione, è difficile sostenere che il gruppo abbia smesso al momento giusto, le ultime produzioni sono una chiara testimonianza dello stato vegetativo nel quale erano sprofondati; mantenuti in vita farmacologicamente da un tempo divenuto tristemente immemore. Condivido il pensiero di Pasquale Rinaldis, secondo il quale, “L’ultimo album degno del loro nome è New Adventures in Hi-Fi; era il 1996 e da quel momento, il buio più completo: cinque dischi di inediti, per raccontare il “regresso progressivo” di una grande band che, in quanto tale, avrebbe dovuto consegnarsi ai posteri diversamente. Un discorso applicabile a tutti quei gruppi che né più né meno stanno seguendo il medesimo percorso, laddove non è prevista alcuna via di fuga e si mostra inesorabile la fine della corsa.

Si sono sciolti i Rem? Speriamo a questo punto li seguano anche gli U2. Bono e soci “non sfornano” un disco decente dai tempi di Achtung Baby; stiamo parlando di un disco uscito sul finire del 1991 e chiedersi cosa “questi” siano riusciti ad aggiungere alla loro carriera è quantomeno lecito.

Sentite davvero il bisogno, nel 2012, di un nuovo album dei Depeche Mode? Ma avete sentito Sound Of The Universe? Per non parlare di Playing The Angel oppure quello precedente. E che dire dei Cure? A conti fatti sono più i dischi improbabili a governarne la discografia, quindi –  se tutto ciò è vero – “codesti mammuth” non potrebbero cominciare ad estinguersi provando a fare spazio? Se non proprio all’estinzione, si potrebbe pensare a un trasloco, magari in quelle riserve abitate da specie denominate “Reunion”, le quali “danni non fanno”, considerando che si limitano a “ricantare il passato”.

Onore al merito a chi ha saputo scrivere in calce pagine importanti di musica, impossibile cancellarne anche un solo ricordo ma la misura della riconoscenza non deve andare oltre; continuare a cantare in coro “In the Name of Love” sostenendo che il ricambio non esiste, che tutto è già stato fatto e che quindi il futuro è da ricercare dentro il passato è anacronistico.

“Il panorama musicale odierno è in fase di stallo”, qualcuno dice. Qualcun altro invece sostiene: “La musica non è morta, occorre crederci”. Di certo c’è che a tenerla sospesa nel limbo sono le case discografiche, le quali preferiscono ancora investire su questi “Kolossal Giurassici”, anziché provare a scommettere realmente sul web e sulle inespresse possibilità che lo regolano. Esistono fior fiori di artisti che vivono di espedienti, costretti ad auto prodursi, sfruttando le potenzialità della rete, la quale grazie ai social network offre una vetrina da non sottovalutare. Non si parla certo “della scoperta dell’acqua calda”, il web è materia pulsante e non da oggi, l’energia da esso scaturita è sotto gli occhi di tutti.

La verità – molto banalmente –  si nasconde dietro le infinite possibilità regalateci da semplici opinioni, le quali – sovente – trovano nel cinismo un inconfutabile alleato. Se questo è vero, continuate pure ad ascoltare Losing My Religion.

9 canzoni 9 … in random, per ciò che è stato

Lato A

World Leader Pretend • R.E.M

Acrobat • U2

Behind The Wheel • Depeche Mode

One Hundred Years • The Cure

Lato B

The Only One I Know • The Charlatans

Made Of Stone • The Stone Roses

Movin On Up • Primal Scream

Kinky Afro • Happy Mondays

Saturn 5 • Inspiral Carpets

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