L’odio degli italiani per le tasse viene prima di tutto, anche del proprio interesse. Lo si vede in ambito previdenziale: milioni di persone perdono soldi a bocca di barile per aver aderito alla previdenza integrativa, accecati dallo specchietto per le allodole della deducibilità fiscale. Così la frottola della forte convenienza fiscale è uno dei cavalli di battaglia dei sindacati confederali, per intrappolare i lavoratori nei propri fondi pensione.

La storia si ripete ora col cosiddetto superbollo sui depositi titoli, in vigore dai primi di luglio 2011 (Dl 6-7-2011 n.98). L’imposta è bislacca, un po’ progressiva e un po’ regressiva. Ma per quest’anno e il 2012 la sua incidenza oscilla fra lo 0,05% e lo 0,15% del patrimonio posseduto, salvo situazioni molto particolari. Si veda la mia pagina web all’Università di Torino per analisi più approfondite e per un foglio di lavoro con valutazioni numeriche più precise.

Una patrimoniale leggera. Dare soldi al fisco può infastidire, viste anche le ruberie che continuano a venire alla luce. Ma per chi ha meno di 150 mila euro fra titoli di stato, obbligazioni e azioni l’aumento è di 3 euro al mese: una patrimoniale così bassa non s’è mai vista. Non è quindi il caso di stracciarsi le vesti. D’accordo su alcune scelte logiche, come raggruppare più depositi identicamente intestati. Passino anche alcune furbizie, come spostare qualcosa presso un’altra banca o sim, quando si è appena sopra le soglie dei 150 o dei 500 mila euro.

Consigli dannosi. Proliferano però una serie di proposte, in genere interessate, a volte solo insensate. Il più comune fra i consigli in malafede è vendere i titoli posseduti, per passare a fondi e gestioni. Così, per non pagare magari lo 0,10% annuo, uno ci rimette allegramente dieci volte tanto. Le sole commissioni di gestione sui fondi comuni ammontano infatti all’1,1-2,5% l’anno (vedi la ricerca dell’ufficio studi di Mediobanca), cui s’aggiungono i danni causati dalla cattiva gestione. Scelta ancora peggiore è sottoscrivere polizze vita, fondi pensione o piani individuali previdenziali. L’esenzione dal superbollo per i buoni fruttiferi postali è invece un vantaggio aggiuntivo per prodotti di per sé buoni o almeno decenti.

Conviene essere guardinghi anche a fronte di proposte come quella di Webank, che rimborsa i bolli a chi gli presta i titoli posseduti. È molto antipatico in particolare il punto 9.9.2 del regolamento del prestito (edizione 07/2011) che, nel caso che “la restituzione dei titolo sia divenuta difficile”, permette alla banca di corrispondere al cliente “il valore di presumibile realizzo”.

Darsi la zappa sui piedi. Controproducente è infine l’invito del Sole 24 Ore, dove per ridurre i bolli complessivamente dovuti, Gianfranco Ursino arriva a consigliare di “chiedere alla banca di fare emettere l’estratto conto con cadenza annuale” (Plus 24, 24-9-2011, p. 4). Bravi merli! Così uno pagherebbe il superbollo per tutto il 2011, anziché solo per due trimestri.

È proprio vero per un risparmiatore un’ottima strategia è fare regolarmente il contrario dei consigli dei giornalisti confindustriali.

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