Cronaca

Amanda e Raffaele assolti. Alfano: “In Italia nessuno paga per gli errori giudiziari”

Il Giornale va all'attacco dei pm: "Sono da condannare per aver tenuto in carcere due innocenti". Capezzone tenta un parallelo con il caso di Enzo Tortora, Luca Palamara (Anm) definisce "sgradevole che non si perda occasione per denigrare l'intera magistratura". Sarcastico Donadi (Idv): "Vogliono trasferire i processi del premier a Perugia?"

L'articolo de Il Giornale sui "pm da punire"

L’attualità per attaccare i magistrati, una sentenza per chiederne la punizione. E gli sviluppi giudiziari di un fatto di cronaca diventano l’occasione di strumentazione politica da parte del segretario del maggior partito di maggioranza, fino a pochi mesi fa Guardasigilli. Via il vestito istituzionale, via la moderazione che il ruolo impone: le sentenze si possono commentare, le sentenze si possono usare a proprio vantaggio. Come se nulla fosse.

Chi pagherà per l'”errore giudiziario” di cui Amanda e Raffaele sono stati vittime? A chiederlo è proprio l’ex Guardasigilli, ora segretario del Pdl, Angelino Alfano: “La sentenza di assoluzione per Amanda Knox e Raffaele Sollecito fa pensare che in Italia per gli errori giudiziari nessuno paga”, ha detto il segretario del Pdl, parlando con i giornalisti a margine degli incontri con i vertici del Partito popolare europeo. Insomma, per il braccio destro di Berlusconi, il proscioglimento di ieri dei due ragazzi dall’accusa di omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher il 1° novembre del 2007, non sarebbe altro che un caso di “malagiustizia”.

Dura la reazione del presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara: “Sono allibito che Alfano, che è stato ministro della Giustizia, non sappia che nel nostro ordinamento ci sono tre gradi di giudizio. E mi sembra sgradevole che non si perda occasione per denigrare l’intera magistratura”.

Del resto già stamattina, a nemmeno 24 ore dalla lettura della sentenza di Perugia, era già arrivato il primo commento politico al ribaltamento del giudizio di primo grado (26 anni di condanna per Amanda, 25 per Raffaele). ”A mio modo di vedere, finalmente ieri è stata scritta una pagina di giustizia – aveva detto il portavoce degli azzurri Daniele Capezzone – Per parte mia, resto convinto del fatto che, nell’ambito della riforma liberale della giustizia che l’Italia attende da troppo tempo, serva una seria responsabilità civile dei magistrati. Gli italiani l’avevano voluta a maggioranza larghissima con il referendum del 1987, dopo la nobile battaglia di Enzo Tortora, ma poi il Parlamento la depotenziò. E’ ora di ripristinarla”.

Knox e Sollecito come il conduttore tv arrestato per camorra negli anni ’80 e poi rivelatosi del tutto innocente? Capezzone azzarda il parallelo e chiede di riflettere sul “modello di ‘processo mediatico’ che si è purtroppo imposto in questi anni”. E se “ieri si è avuto un esito garantista – spiegava ancora il portavoce – la ‘giustizia-spettacolo’, in genere, rischia di condurre per definizione a esiti giustizialisti, alla messa tra parentesi del principio costituzionale della presunzione di innocenza, e a una sistematica compressione di fatto delle ragioni di chi si difende, che viene per mesi o anni esposto a un “trattamento” mediatico che rappresenta di per sé una punizione e una lesione profonda del diritto all’immagine, all’identità, all’onore e alla reputazione, anche a prescindere dagli esiti processuali veri e propri”, ha concluso l’ex radicale.

E questa mattina anche Il Giornale diretto da Alessandro Sallusti metteva in prima pagina un articolo di Vittorio Macioce dal titolo molto esplicito: “Amanda e Raffaele assolti. Da condannare sono i pm. Si parla della ragazza americana e del 27enne pugliese, ma in realtà si allude ad altro. Al destino che può “cadere di qua o di là e ti cambia la vita”. Alla “maledizione della carcerazione preventiva, quando sei colpevole a metà e innocente fino all’ultima sentenza”. Ai pm che “hanno puntato l’indice su di te, ma non sono stati capaci di trovare le prove”. E soprattutto alla “giustizia italiana nella quale c’è un buco nero dove regna l’incertezza”. Perché, si legge finalmente a metà articolo, “qualcosa al di là di Berlusconi e della sua storia va fatto. E in fretta. Non è più una questione politica. È umanità”. Eccolo il nodo, la vicenda del Presidente del Consiglio, le “cene eleganti” ad Arcore, le intercettazioni che svelano i contenuti ben poco eleganti di quelle cene. Basta sostituire le parole – Berlusconi con Amanda – e il gioco è fatto. “Conosciamo le bugie di Amanda. Conosciamo il suo diario, i suoi sogni, le sue notti d’amore. Pettegolezzi e sms. Questo ci offre la legge. Quello che non sappiamo è per quale giustizia è rimasta quattro anni in carcere. Quello che forse non sapremo mai è il nome degli assassini”.

Dall’opposizione parla solo il presidente del gruppo Idv alla Camera Massimo Donadi: “Era chiaro che prima o dopo qualcuno del Pdl avrebbe strumentalizzato la sentenza del processo Meredith. Spiace che a farlo e ad accusare la magistratura sia proprio l’ex Guardasigilli che, negli anni in cui è stato nel dicastero di Via Arenula, ha pensato solo a salvare Berlusconi dai processi”. Che il Pdl e gli avvocati del premier vogliano trasferire tutti i processi di Berlusconi a Perugia?

Il deputato umbro del Pdl Rocco Girlanda ha persino regalato un iPhone – con tanto di biglietto “per la tua libertà” – ad Amanda per festeggiare la sua uscita dal carcere. “La mia amicizia e il mio rapporto con Amanda Knox – ha spiegato il parlamentare in una nota – passano ora dal piano istituzionale da cui erano nati a uno esclusivamente privato, personale e indissolubile”. Girlanda – autore del volume “Io vengo con te” sul caso della ragazza americana – ha ricordato di avere fatto visita per la prima volta alla studentessa nel dicembre 2009, a pochi giorni dalla sentenza di primo grado. “La volontà di incontrarla in carcere – ha aggiunto – nacque dal particolare clima dell’epoca, quando da Oltreoceano piovevano accuse di una sentenza permeata da sentimenti anti-americani e di un trattamento lesivo dei diritti umani nei confronti di una cittadina americana. Da lì nacque il mio impegno, volto a testimoniare la vacuità di tali accuse, come del resto la stessa Amanda ha sempre confermato e ribadito. In un momento in cui l’opinione pubblica internazionale era orientata in senso decisamente colpevolista, ho scelto di scrivere un libro che tralasciasse l’aspetto giudiziario della vicenda di Amanda, per concentrarsi su quello personale di una ragazza a cui i media avevano affibbiato un’immagine stereotipata, ancor oggi fortemente radicata, altamente negativa nei suoi confronti”.

In linea con le sue battaglie per i diritti dei detenuti, interviene sul caso anche il leader dei radicali Marco Pannella. “Tutto sommato Amanda e Raffaele sono stati fortunati: la pressione internazionale e il fatto di provenire da due famiglie di un certo tipo hanno accorciato i tempi” di un sistema “lentissimo”. Se non ci fossero stati questi due fattori in gioco, i due ex fidanzatini “avrebbero scontato 6-7 anni da innocenti”. Pannella snocciola numeri per tirare le somme su un sistema che, a suo avviso, “non va affatto”. “In Italia – spiega – il 40% dei detenuti è in attesa di giudizio, parliamo dunque di 30 mila persone circa. Di questi, affidandosi alle statistiche, il 50% verrà proclamato innocente. Ciò si traduce in 15 mila persone rinchiuse nelle carceri, in attesa di un giudizio che li scagionerà dalle accuse dopo 6-7 anni”. Dunque, paradossalmente, “Amanda e Raffaele, e sono felicissimo per loro – tiene a puntualizzare il leader dei Radicali – tutto sommato sono stati fortunati. In tantissimi casi, troppi, le cose vanno decisamente peggio perché “ci sono migliaia di persone nelle loro condizioni, rinchiusi nei penitenziari per reati mai commessi”.