La Fiat di Marchionne da più di un anno sottopone il paese, le lavoratrici e i lavoratori a continui esami di affidabilità senza essere mai chiamata a rispondere delle sue intenzioni e dei suoi risultati nei confronti dell’Italia. Da ieri ha di nuovo “alzato l’asticella” lasciando Confindustria per applicare un proprio contratto nazionale “fai da te”, l’accordo di Pomigliano esteso dal 1 Gennaio prossimo in tutti gli stabilimenti Fiat auto e Fiat industrial. Dando in questo modo un colpo alla credibilità e alla rappresentatività di Confindustria e una spinta ulteriore alla cancellazione del contratto nazionale di lavoro in Italia.
E tutto questo continua ad avvenire senza che si conoscano i dettagli degli investimenti nel nostro paese. A oggi sappiamo cosa faranno e quando solo a Pomigliano (panda) e alla ex Bertone (piccola Maserati), a Mirafiori più che una conferma abbiamo la notizia del rinvio di un anno della produzione di un suv Jeep dal secondo semestre 2012 al secondo semestre 2013, di questi tempi nel mercato dell’auto in crisi un anno è un’eternità che lascia più incertezze che convinzioni. Sugli altri stabilimenti compresa la Industrial nata dallo spin-off, buio più assoluto, tranne per le annunciate chiusure di Termini Imerese e di Irisbus ad Avellino.
Nei primi 9 mesi dell’anno la Fiat ha immatricolato in Italia, comprese le Km 0, 407.000 vetture, -14,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, in Europa non va meglio. Il titolo in borsa oscilla intorno ai 4 euro, negli stabilimenti aumenta l’uso della cassa integrazione e a Pomigliano non si sa se i volumi della nuova Panda consentiranno il rientro di tutti i lavoratori.
Ebbene, in un contesto di questo tipo e con una legge fatta ad hoc per la Fiat (l’articolo 8 dell’ultima manovra finanziaria correttiva), l’ amministratore delegato Marchionne, sente il dovere di soccorrere Berlusconi e aiutare il molto ringraziato ministro Sacconi facendo lo sgambetto alla Marcegaglia, nel pieno di un attacco di Confindustria al governo. Una vera e propria azione di “riconoscenza” in soccorso del governo , alla faccia di chi non si occupa di politica , che però si fonda su un calcolo molto miope, quello di riuscire a guadagnare ancora del tempo per decidere cosa fare, che cosa lasciare in Italia sperando che in Usa tutto fili liscio, sindacati, mercato ed elezioni di medio termine permettendo.
Scommettendo sulla memoria corta degli Italiani, immagino si scorderanno velocemente di associare il Berlusconi decadente al Marchionne reticente, e se così non fosse? Vedo ulterioriproblemi di consenso per il manager, anche tra qualche uomo dell’opposizione che si è molto esposto per la sua azienda, vedo il rischio di una conflittualità sotterranea, permanente e rancorosa nelle sue fabbriche e ulteriori problemi per le vendite dei prodotti Fiat che oramai cominciano ad avere, quando ci sono, anche un valore sociale di mercato negativo.