“Su quel 335 devi parlare solo di donne (in realtà il termine è più volgare ndr)”. I sospetti di essere intercettati, alcuni degli indagati, li avevano. Soprattutto in relazione ai cellulari in uso al Mazzanti, il bolognese al centro del filone emiliano romagnolo dell’inchiesta.
Le trattative, gli appuntamenti tra gli imprenditori, gli accordi e perfino i consigli che si davano l’un l’altro sono documentati con dovizia di dettagli. E riscontrati dagli uomini della squadra mobile che seguirono e filmarono anche uno “scambio” avvenuto in un bar a Bologna.
Siamo nell’agosto del 2010. In quell’anno, ad appena dodici mesi dalla terribile strage di Viareggio, avvenuta secondo l’accusa per la rottura di un asse ferroviario, gli imprenditori discutono anche di “cannibalizzare” dei pezzi destinati alle revisioni. “Sulla sicurezza stiamo continuando a svolgere accertamenti” spiega la polizia Ferroviaria che sta aprendo, così, un nuovo fronte d’indagine.
Restando invece sui ruoli degli imprenditori c’è un dialogo significativo che emerge da un’intercettazione a Marco Mazzanti della direzione di Bologna di Trenitalia. Dal suo interlocutore è stato coniato perfino un motto: “Sono una escort più mi paghi e più te ne faccio”. Mazzanti se la ride e specifica il suo modo di lavorare. “No io faccio io faccio una tantum tu dare denaro vedere cammello. Pagare di più, cammello anche camminare, appena non dare più denaro cammello smette di camminare”.
Grasse risate e dialoghi al limite del surreale, tra gli indagati. Come quello del 15 dicembre 2010 tra il bolognese Mazzanti, sempre, che stavolta parla con Walter Pretelli, al quale prima suggerisce uno stratagemma per rientrare in una gara per reostati a cui non era stato invitato da Trenitalia spa, poi comunica di avere “cambiato indirizzo” di casa “perché .. dico se, se vi disturbate a fare qualcosa dopo non mi arriva più”, con evidente riferimento, secondo il pm, “ai doni da ricevere in cambio del suo aiuto”.
Sempre Mazzanti è coinvolto in un’altra trattativa, con Guglielmo Del Vecchio. Quest’ultimo manda a Bologna il figlio Antonio ad un incontro con Mazzanti. Guglielmo si informa con il figlio: “Hai dato il biscotto a quello?”. Ma lui è sospettoso e avanza timori che il suo referente sia intercettato. “Sì, comunque si deve cambiare, ha cambiato due numeri… perché dice che anche il privato l’hanno messo sotto controllo perché lui fece una telefonata a Di Pietro… quindi automaticamente l’hanno segnalato”. E la soluzione per Antonio arriva subito: “Quindi su quel numero là vecchio, quel tre tre cinque, devi parlare solo di donne”.