I rimborsi delle Regioni alle strutture ospedaliere pubbliche o private accreditate avviene da qualche anno in Italia secondo il sistema dei D.R.G. (diagnosis-related group). Questo sistema creato dal prof. Fetter dell’Università di Yale (New Haven, Connecticut) per i ricoveri ospedalieri, permette di riunire i pazienti secondo un gruppo omogeneo per diagnosi e procedure (inteso come prestazione chirurgica). I codici di diagnosi sono 12.432 e quelli di procedure 3.733.

Ieri leggevo che il ministro della Salute ha intenzione di riformarli in quanto uno studio ha stabilito che “il dato più sconcertante è appunto quello dei Drg e del loro rapporto con la realtà dei costi di produzione: per i ricoveri ordinari si registra infatti un -41% nel rapporto tra risultato economico e tariffa, mentre per i ricoveri in day hospital il saldo è addirittura vantaggioso, +9%”. Questi dati sono stati confermati da tre colleghi in un articolo comparso sul Corriere della Sera il 20 dicembre 2010, dove colpiscono le parole del cardiochirurgo pediatrico Alessandro Frigiola: “Il rimborso per un intervento cardiochirurgico complicato in un bambino non arriva ai 20 mila euro. Mentre la sua permanenza in terapia intensiva, che può durare mesi, costa duemila euro al giorno”.

Ma la spesa sanitaria ha a volte dell’incredibile e merita qualche domanda da porsi e, a volte, qualche chiarimento da dare.

Sempre sul Corriere della Sera, solo dieci giorni dopo, appare un nuovo articolo in cui viene riportata un’iniziativa della Clinica Mangiagalli di Milano che ha svolto uno studio per cui si è ottenuto, in terapia intensiva neonatale, un abbattimento del 30% delle infezioni ospedaliere tra i bambini prematuri “semplicemente” spiegando, con un video, al personale come dovessero lavare bene le mani. Questo abbattimento di infezioni è stato ottenuto mettendo un premio in denaro corrispondente a tremila euro all’anno ai 70 lavoratori!

Ora, partendo dal fatto che ogni iniziativa atta a far diminuire le infezioni ospedaliere, maggiormente neonatali, è lodevole e che gli infermieri, per il lavoro e la dedizione alle persone che soffrono, meritano di essere pagati meglio, mi pare che, proprio per il lavoro che svolgono, dovrebbero ben sapere come e quanto il lavarsi le mani possa essere preventivo di infezioni, senza bisogno di incentivi specifici. E poi una domanda sorge spontanea: vuol dire che l’anno precedente nella stessa struttura, solo perché non ci si lavava bene le mani, si sono verificati il 30% di casi in più di infezioni neonatali?!

Ora prendiamo in riferimento i codici per le prestazioni oculistiche, aggiornati al 2009, per fare qualche altra puntualizzazione. L’esame complessivo dell’occhio al codice 9502 viene pagato dalla Regione Lombardia 22,51 euro; l’esame dell’occhio con prescrizione lenti al codice 9501, 13,91 euro; l’esame del fondo oculare al codice 95091, 7,92 euro; la tonometria al codice 9526, 7,92 euro; il controllo oculistico al codice 95021, 17,90 euro.

Poniamo che venga un paziente diabetico con prescrizione solo di fondo oculare redatta dal suo medico curante: l’oculista è autorizzato a eseguire tale esame. Ma come si fa a eseguire solo un fondo oculare senza partire, ad esempio, da una misurazione della vista (una sua alterazione può veicolarci verso valutazioni più attente eventualmente supportate da esami), o da una tonometria (misurazione della pressione oculare, seconda causa nel mondo di cecità dopo la retinopatia diabetica, che colpisce il 10% circa della popolazione italiana)?

La Regione autorizza il medico specialista, e controlla il medico mutualistico che prescrive, al fine esclusivo di risparmiare, non pensando che le ricadute sociali di una mancata o errata diagnosi autorizzata, in termini economici, sono ben maggiori.

E ancora la pachimetria corneale, studio dello spessore della cornea che viene eseguita in pochi secondi, viene pagata al codice 95131, 55,42 euro! Siamo sicuri che non ci siano strutture, e medici di conseguenza, che eseguono, ad esempio, pachimetrie al di sopra dei numeri logici? Non sarebbe meglio avere un codice unico per visita oculistica in modo tale da ridurre il rischio di errore “autorizzato”?

Sono certo, e aspetto conferme da colleghi di altre branche specialistiche, che queste spese sanitarie vadano modulate e rivalutate, viste le tante incongruenze, per il bene fisico ed economico del paziente-cittadino.

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