Emilia Romagna

Coop romagnole in rivolta contro Hera <br> Appalto a società veneta con ribasso del 25%

Nella provincia di Forlì-Cesena per gestire la manutenzione di gas e acqua nei prossimi due anni ha vinto l'appalto una ditta di Monselice al posto delle tradizionali cooperative riunite di Conscoop e Coir. Anomalo però il ribasso del 25% nella gara d'appalto accettato da Hera. Legacoop, Confindustria e sindacati dichiarano guerra alla multiutility: "E’ del tutto evidente che con questa scelta il sistema dell’offerta più vantaggiosa si trasforma in un massimo ribasso”.

C’è un appalto piuttosto ‘sensibile’ che in Romagna sta scatenando la guerra tra le coop e Hera ma anche facendo tremare le gambe ai lavoratori: quello per la manutenzione delle tubature di gas, fogne e acqua in tutto il territorio provinciale di Forlì-Cesena.
La miccia si è accesa in questi giorni e continua a bruciare, con la Cgil che auspica che si muovano gli ispettori del lavoro. Una bufera che Hera non si aspettava, proprio con il patto di sindacato che scade a fine anno e che impone di ridefinire ogni accordo sui servizi con gli enti locali.

Intanto, la multiutility bolognese, concessionario e gestore delle reti in questione, ha affidato tramite bando i lavori a Enerco Group spa, un’impresa di Monselice attiva da trent’anni nel settore (più di 5.000 chilometri di tubazioni installate in Italia e all’estero). L’appalto vale nove milioni di euro per due anni, 4,5 milioni all’anno. La commessa, per la precisione valida a partire dalla mezzanotte del primo giorno di ottobre, è stata scippata alle cooperative riunite in Conscoop e Coir, consorzi di Legacoop e Confindustria rispettivamente. Da almeno 15 anni a questa parte, infatti, dei lavori in ballo si sono sempre occupate le aziende Clafc, Coromano, Scot e, in subappalto, Cbr. Scot, fra l’altro, è niente meno che l’impresa del presidente di Confindustria di Forlì-Cesena, Giovanni Torri.

Ebbene, c’è un particolare. Se il raggruppamento locale alla gara aveva proposto un ribasso del 5%, i padovani sono andati a dir poco oltre: quasi il 26%, per uno sconto di un paio di milioni di euro tutto per Hera. Apriti cielo. Cgil e imprenditori per una volta vanno a braccetto: ma come- è la loro linea- ci sbracciamo da anni nelle Prefetture per promuovere i tavoli con cui bandire il massimo ribasso e poi Hera, un’azienda a maggioranza pubblica, premia questi ‘forestieri’ sulla base dello stesso principio low cost?

I sindacati, in particolare, sventolano uno dei passaggi chiave dell’accordo prefettizio del 15 settembre 2010: “I controlli” a cura di Ispettorato del lavoro, Inps, Inail o Ausl “saranno intensificati nei confronti delle imprese con impegno al reciproco scambio di informazioni” proprio nel caso, tra gli altri, di “aggiudicazione di appalto pubblico con offerta al ribasso superiore al 25%”, si legge nelle carte protocollate firmate a suo tempo da autorità e istituzioni locali. Il presidente di Hera Forlì, Paolo Talamoni, dice però di non saperne nulla: “Non c’ero alla firma del protocollo, non conosco nel dettaglio lo svolgimento della gara. Come tutte le altre stazioni appaltanti, ad esempio gli enti locali, noi provvediamo ai controlli consueti previsti. Non saprei, invece, per quanto riguarda quelli sulla base di un protocollo che ignoro”.

Fatto sta che è guerra. “I casi sono due: o questa gente è più brava di noi, noi che ci dedichiamo a questo servizio da 15 anni con risultati evidenti, oppure hanno soldi da buttare. Di certo, i sindaci non hanno più il controllo della situazione se Hera affida il servizio a queste condizioni. E qui la qualità conta: se si rompe una tubatura del gas c’è poco da scherzare”, tuona lo stesso presidente confindustriale Torri. All’orizzonte c’è l’incontro tra i consorzi romagnoli e Hera il 10 ottobre, nella sede bolognese di quest’ultima, dove si spera non volino nuovi stracci. Né le cooperative né Confindustria, comunque, pensano di fare ricorso di fronte all’autorità giudiziaria (ci sono 35 giorni di tempo a partire dall’affidamento della commessa ma i diretti interessati hanno già detto di no), ma la rabbia non si placa.

Ecco allora che allo stesso prefetto di Forlì-Cesena, ai sindaci e alla presidenza della Provincia arriva una lettera anti-Padova scritta con inchiostro al cianuro. “Anche la società pubblica Hera dichiara di avere abolito il massimo ribasso e di affidare le sue commesse con il sistema dell’offerta più vantaggiosa; sistema, quest’ultimo, che oltre il prezzo premia la qualità progettuale. Purtroppo nella realtà non è così”, scrivono tutte le categorie riunite sotto la sigla ‘Una voce sola per l’economia’: Agci Forlì-Cesena e Rimini, Cia Forlì-Cesena, Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini, Cna Forlì-Cesena, Confapi Forlì-Cesena, Confcommercio Forlì, Confcooperative Forlì-Cesena, Confesercenti cesenate, Confesercenti Forlì, Confindustria Forlì-Cesena, Confartigianato Forlì, Confartigianato Cesena, Legacoop Forlì-Cesena.

Il punto è che Hera, nei suoi bandi, richiede ai concorrenti un’offerta tecnica e una economica. Ma quando assegna i punteggi, fatto 100, attribuisce mediamente al valore economico 60 punti e a quello tecnico 40 punti. “E’ del tutto evidente che con questa scelta- viene sottolineato dalle associazioni- il sistema dell’offerta più vantaggiosa si trasforma in un massimo ribasso”.

Il risultato è che 70-80 lavoratori tra quelli finora al servizio del raggruppamento romagnolo  (un centinaio scarso) si ritrovano a piedi. Qualcuno verrà reintegrato in altri cantieri, ma la cassa integrazione è dietro l’angolo. La Camera del lavoro di Forlì  non ci sta e bacchetta Comuni e Provincia: “Di sicuro questa vicenda non può esaurirsi tanto facilmente. Vogliamo passare al setaccio l’intero appalto per capire se esiste sfruttamento della manodopera. Con quasi il 26% di ribasso e visto il contesto, in ogni caso, il contratto collettivo nazionale di lavoro non viene applicato. I Comuni e la Provincia farebbero bene a passare ai fatti, piuttosto che scrivere comunicati”.

In effetti, dopo aver fatto scappare i buoi dalla stalla, agli enti locali restano poche parole. Parlano Massimo Bulbi e Paolo Lucchi, presidente della Provincia di Forlì-Cesena e sindaco di Cesena: “Solleciteremo un incontro con Hera al più presto per proporre che nel prossimo futuro siano cambiate indicazioni aziendali che ci paiono totalmente non condivisibili”. Il segretario del Pd forlivese, Marco Di Maio, insiste sulla necessità di costruire a fine anno “un patto di sindacato più forte” e prova di ricordare che “Hera non può pensare solo alla Borsa e alle trimestrali di cassa”. Il sindaco di Forlì, Roberto Balzani, mostra più coraggio e condivide la posizione della Cgil: “Di fronte a qualsiasi appalto economicamente irrazionale, bisogna andare a fondo e vedere cosa c’è dentro”. Ci penseranno gli ispettori?