Steve Jobs se n’è andato. E il lutto è anche del mondo del cinema. 25 anni fa, la sua prima, vincente scommessa sul grande schermo: Jobs comprava l’antenata dell’odierna Pixar, The Graphics Group, la divisione Cgi della Lucasfilms, ovvero la società di Mr. George Lucas. Sul piatto 10 milioni di dollari, ma le cose non vanno bene, perché la mission è sull’hardware: il Pixar Image Computer è più di un mezzo flop.

Si cambia rotta, meglio, Jobs cambia rotta, e la Pixar firma un contratto con la Disney per produrre delle animazioni in computer grafica che la Casa di Topolino avrebbe provveduto a co-finanziare e distribuire in sala. Il primo titolo entra di diritto nella storia del cinema: 1995, Toy Story, con critica e pubblico che fanno a gara a chi si spella di più le mani. Sotto la direzione creativa di John Lasseter, i 15 successivi sono anni di successi: da A Bug’s Life fino a Toy Story 3 (2010), che si porta a casa l’Oscar per la miglior animazione al pari di Finding Nemo, The Incredibles, Ratatouille, Wall-E e Up. In altre parole, l’animazione è Pixar, anzi, la Pixar è “la” animazione.

Tra 2003 e 2004, Pixar e Disney non riescono a rinegoziare la partnership, ma il divorzio dura poco: nell’ottobre 2005 Bob Iger rimpiazza il Ceo Michael Eisner e tre mesi più tardi Disney acquista Pixar per 7 miliardi e 400 milioni di dollari, facendo di Jobs il principale azionista della Casa di Topolino con una quota del 7%, nonché un insostituibile, ascoltatissimo consigliere.

Oggi per tutti è il giorno del cordoglio, e come potrebbe essere altrimenti? Per Iger, Steve Jobs era “un grande amico e un fidato consigliere. La sua eredità andrà oltre i prodotti che ha creato o il business che ha costruito: saranno i milioni di persone che ha ispirato, le vite che ha cambiato, la cultura che ha ridefinito (…) Nonostante tutto quel che aveva realizzato, si sentiva come se avesse appena iniziato. Con la sua morte, il mondo ha perso una voce originale come poche, la Disney un membro della nostra famiglia, e io un grande amico”.

Sulla stessa lunghezza d’onda, John Lasseter: “Steve era la luce guida della famiglia Pixar. Aveva visto il potenziale della Pixar prima di tutti noi, e al di là di quello che qualsiasi persona avrebbe potuto immaginare. Steve ha scommesso su di noi e ha creduto nel nostro pazzo sogno di fare animazioni al computer. Diceva sempre ‘make it great’.  (…) Ci ha reso persone migliori, e farà per sempre parte del Dna della Pixar”.

E non poteva mancare il toccante commiato di George Lucas: “Mentre gli altri accettavano lo status quo, lui vedeva l’autentico potenziale di tutto ciò che toccava, ed era una visione che non avrebbe mai compromesso: questa era la magia di Steve”.

E a noi piace salutarlo con la celebre, sorridente battuta del Buzz Lightyear di Toy Story: To infinity and beyond!, verso l’infinito e oltre. Buon viaggio, Steve.

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