Parte sull’asse Bologna-Ferrara la prima sperimentazione al mondo per trovare una “risposta semplice” a una malattia – la sclerosi multipla – studiata da 150 anni senza mai giungere a individuarne cause e terapie risolutive. A iniziare dalla metà di novembre, infatti, si dovrebbe poter procedere con la selezione dei primi 60 pazienti da inserire nel protocollo “Brave Dreams” per curare l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale (Ccsvi).

Nel giro di 6 mesi, poi, l’esperienza avviata dall’università del capoluogo e da quella ferrarese potrebbe estendersi ad almeno altri 8 centri sparsi nella penisola. Otto centri che sono giunti a una fase formativa più avanzata rispetto a un contingente più ampio, composto da 16 strutture “applicanti”, cioè che sono state ritenute idonee. E ognuno di questi centri, una volta che entrerà ufficialmente nella sperimentazione, potrà accogliere a propria altri 60 pazienti.

Si tratta di quanto presentato dalla onlus “Ccsvi nella sclerosi multipla” in occasione della consegna di un contributo di 50 mila euro raccolto tra volontari e partecipanti a una sottoscrizione avviata via web. Un contributo consegnato a Paolo Zamboni, responsabile del centro malattie vascolari dell’università di Ferrara e a capo della sperimentazione “Brave Dreams”, che confluirà in un “conto corrente intestato all’azienda ospedaliera universitaria Sant’Anna”, ha puntualizzato il direttore generale Gabriele Rinaldi, “ma modale. In altre parole tutti i fondi che verranno versati qui andranno solo e soltanto ai nostri ‘sogni coraggiosi’”.

Ma in cosa consiste la sperimentazione “Brave Dreams”? Innanzittutto il suo nome è l’acronimo di “brain venous drainage exploited against multiple sclerosis”, che fa riferimento a una patologia di recente scoperta (riconosciuta all’estero come tale, con l’eccezione dell’Italia), l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale (Ccsvi, nella versione inglese di chronic cerebro-spinal venous insufficiency). In pratica le vene che dal cervello dovrebbero far defluire il sangue da purificare sarebbe ostruite da ostacoli (individuabili fin dalle prime fasi prenatali) tali per cui nell’encefalo si creerebbero ristagni dannosi. Un intervento di angioplastica per riaprire le vene risolverebbe il problema. Ma non solo questo.

Il ripristino di una corretta circolazione venosa infatti influirebbe positivamente anche sulla sclerosi multipla, fermandola o attenuandone i sintomi e dunque migliorando aspettative e qualità di vita dei pazienti. L’obiettivo a cui tende il progetto incentrato intorno a questo approccio terapeutico, conosciuto anche come “metodo Zamboni”, è di farlo “inseritrenel sistema sanitario nazionale”, ha spiegato ancora Gabriele Rinaldi, “per garantire ai pazienti cure gratuite ed efficaci”.

Che efficaci lo siano, queste cure, lo testimonierebbero tecniche di intervento private attuate all’estero. E anche dal dossier preparato da Zamboni e dal suo staff medico per presentare il progetto di sperimentazione, condurlo ad approvazione e andare alla ricerca di finanziamenti sia pubblici che privati. Per farlo partire, però, la strada è stata lunga e se già lo scorso luglio sarebbe dovuto iniziare il reclutamento dei pazienti da ammettere, una serie di stop burocratici e di richieste di maggior dettaglio scientifico hanno fatto slittare il via. Ora invece tutto sarebbe pronto.

Lo è di certo il rapporto con l’Agenzia sanitaria regionale dell’Emilia Romagna, che questa mattina, nel corso di un incontro ad hoc negli uffici di viale Aldo Moro, ha confermato il suo impegno. E lo è anche la definizione dei costi, che in media si aggirano intorno ai 3.500 euro per paziente, fasi pre-intervento, chirurgica, post-operatoria, recupero e verifiche successive comprese. Lo sono inoltre i tempi della sperimentazione, un anno in totale per paziente, e quelli per relazionare la comunità scientifica internazionale, dai 18 ai 24 mesi.

Infine è pronta anche la campagna pubblicitaria per rendere più capillare le informazioni sulla sperimentazione. Presentata a Bologna presso la sede della Fondazione Carisbo e con il madrinato di Nicoletta Mantovani, presidente onoraria dell’associazione “Ccsvi nella sclerosi multipla”, è stata curata a titolo gratuito dall’agenzia di Lowe Pirella Fronzoni e comprende giornali, affissioni, radio, televisione e web attraverso il sito SogniCoraggiosi.org (lo spot per la Rete ha vinto il festival internazionale per la pubblicità di Cannes). “Quello che vogliamo far conoscere e comprendere”, dice Gisella Pandolfo, presidente della onlus, “è che non si tratta di un approccio fideistico a questa sperimentazione. Ci sono studi in tutto il mondo che confermano la sua validità mentre in Italia capita che le stesse istituzioni sanitarie pongano dei dubbi, quando non veri e propri ostacoli. A breve parleranno i risultati”.

E Fabio Roversi Monaco, presente in questa sede come presidente della fondazione Hilarescere, co-finanziatrice insieme alla Regione Emilia Romagna di “Brave Dreams”, ha aggiunto a proposito dei 50 mila euro dati da famiglie di persone affette da sclerosi multipla, volontari e sostenitori del progetto: “In un momento di grande difficoltà come questo, non si può che apprezzare un atto di generosità del genere”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Il sindaco dell’Aquila: “Berlusconi? Non l’abbiamo mai più visto” (video)

next
Articolo Successivo

Forza Gnocca (alla romagnola): B. affida il marchio del partito al re delle discoteche

next