Gli basta schioccare le dita e loro fanno retromarcia”, ha osservato l’avvocato Giulia Bongiorno a proposito del duo Alfano-Ghedini, lesti a rimangiarsi su ordine di chi ha fornito loro cospicui onorari e fulminanti carriere perfino quello straccio di accordo per rendere meno infame il bavaglio all’informazione. Un tentativo patetico finito nel nulla, come tutti i tentativi patetici che si susseguono per condizionare il sultano o addirittura sbalzarlo di sella.
Sì, il sultano, termine puramente descrittivo alla luce di quanto avveniva ieri mattina nell’aula di Montecitorio. Mentre la seduta è in corso, nell’emiciclo una folla festosa circonda devotamente l’ometto a cui tutto devono e tutto dovranno se decidesse di ricandidarli. Sgomitanti deputati della Repubblica (ma anche ministri e sottosegretari) decisi a non perdersi una sola stilla di una vecchia barzelletta. Alla fine, un boato non più a lungo trattenibile saluta qualcosa di straordinario. L’ometto annuncia che chiamerà il suo nuovo partito Forza Gnocca e loro si scompisciano riconoscenti.
E anche a noi viene da ridere davanti ai congiurati alle vongole del Pdl che, attovagliati nelle taverne capitoline, studiano improbabili governi tecnici. Se ne facciano una ragione gli imprenditori del “Basta!” e quanti nel-l’opposizione vagheggiano tregue e transizioni governative (anche perché, dopo i rimbrotti del cardinal Bagnasco al bunga bunga, Santa Madre Chiesa sembra sopportare molto cristianamente l’aria viziata). Non saranno eunuchi e odalische a far cadere il sultano a cui basta uno schiocco di dita. Ci vuol altro.
Il Fatto Quotidiano, 7 ottobre 2011