Un tunisino e due senegalesi sono stati malmenati di notte e con violenza a ridosso di uno stabilimento balneare dei lidi ravennati. Le testimonianze concordano su tre uomini vestiti di scuro, con torce e accento dell'est. La Procura di Ravenna ha avviato un'indagine
Non sono bastate a Fall Oumar Talla, senegalese di 39 anni, la sua stazza e la sua altezza, di più di 2 metri, a risparmiarlo dalla violenza subita la notte del 24 agosto scorso, in un bagno della località ravennate. Prima di lui a denunciare aggressioni sono stati un tunisino non regolare e un altro senegalese, Fall N’Diaga. Coincidenza inquietante, anche loro malmenati da una squadra di tre picchiatori (rispettivamente il 16 e il 18 agosto), la cui descrizione coincide nelle tre querele depositate contro ignoti. Gli aggressori, attualmente a piede libero, sono stati descritti dalle vittime alla stessa maniera: vestivano una polo blu scura e pantaloni scuri, l’accento non italiano, “forse dell’est, avevano con sé torce e radioline” ha dichiarato Fall Talla.
Fall N’Diaga è stato picchiato mentre stava facendo un bagno notturno con un amico, nel tratto di spiaggia di fronte al bagno dove è avvenuta l’aggressione a Fall Talla. Il tunisino invece, che ha chiesto di rimanere anonimo, è stato investito da un’auto mentre si dirigeva a piedi da Lido Adriano a Lido di Dante. Dalla vettura sono scesi in tre, hanno iniziato a colpirlo e lui è sfuggito buttandosi in un vicino torrente in secca. Lì è stato raggiunto da una pioggia di pietre, finché non è riuscito a mettersi in fuga. Alla fine l’uomo è stato salvato da un amico che lo ha trovato a terra insanguinato e lo ha accompagnato al pronto soccorso.
I fatti violenti di Lido Adriano fanno pensare a un’azione sistematica volta a colpire gli stranieri, meglio se di colore, da parte di una piccola gang che ricorda nei modi la banda dell’Alex di Clockwork Orange. Il nome del bagno, dove sono avvenute le aggressioni dei due senegalesi, c’è. Lo conferma l’avvocato Filippo Bianchini dello studio Donelli di Ravenna, che preferisce però non renderlo noto, fintantoché le indagini della Procura non saranno avanzate.
Collega di Bianchini è l’avvocato Massimo Pleiadi che segue il caso del tunisino: “Al momento – afferma – nessun pm sta esaminando la querela del mio assistito per una mera questione di tempi nella trasmissione dei fascicoli alla Procura. Per sollecitare l’inizio delle indagini inoltrerò un’istanza di prelievo del fascicolo, motivandola con il fatto che si rischia di disperdere elementi di prova”.
Pleiadi si riferisce alla testimonianza del soccorritore del tunisino che ha chiamato in causa due testimoni oculari, i quali avrebbero detto che gli aggressori “potrebbero essere anche quelli della sicurezza di un bagno”. L’affermazione, ovvio, di un testimone e da prendere con le dovute cautele, nulla di più.
Effettivamente i bagni di Lido Adriano si servono di agenzie private – tutte agenzie molto serie, che offrono servizi non solo ai bagni – che forniscono agenti di sicurezza notturni alle strutture. Spesso pagano i servizi dell’agenzia consorziandosi tra loro. Una delle ipotesi che fanno gli inquirenti, nulla di più. “E’ soltanto una tra le tante piste che seguiamo”, spiegano.
Ma torniamo alla vicenda di Fall Oumar Talla, incensurato, da dodici anni in Italia e attualmente residente a Bologna, dove lavora. In un racconto dettagliato ha riferito ai Carabinieri i particolari della sua notte d’orrore a Lido Adriano. Fall era arrivato da Bologna per lavorare come addetto alla sicurezza in un bagno di Marina di Ravenna, per scoprire poi che l’incarico era saltato. Allora aveva pensato di fare visita ad alcuni amici senegalesi di Lido Adriano, con i quali aveva trascorso la serata. Poi la scelta fatale: non accettare l’ospitalità di uno degli amici per passare la notte in spiaggia.
Si era coricato a terra Fall, all’entrata del bagno di cui si è detto. Sulle 4 si era svegliato per via del vento e in quel momento aveva visto i tre individui con le torce che gli venivano incontro, facendogli capire che lì proprio non poteva stare. Fall si era subito offerto di andare via, ma in risposta aveva ricevuto un calcio al fianco. Da quel momento un’escalation di colpi, uno di questi infertogli con un ferro alla testa, “forse un manganello”, gli aveva causato un taglio, ricucito poi con dieci punti. Col sangue che gli scendeva sugli occhi, non aveva mollato il “gigante buono”, come lo chiamano nella comunità senegalese di Bologna. Era riuscito ad alzarsi e a scappare. “Avevo capito che non volevano solo picchiarmi, volevano ammazzarmi” ha dichiarato Fall. “Se ti sei salvato lo devi solo alla tua corporatura”. Questo si è sentito dire dal medico del pronto soccorso.
Intanto a Lido Adriano gli esercenti dei bagni affermano di non aver saputo nulla della vicenda, finché non è uscita sui giornali locali. Sono in tanti a non aver piacere che se ne parli. La località di mare era tornata a essere un posto relativamente tranquillo, lasciandosi alle spalle la nomea di far west della Riviera quando, ancora negli anni Novanta , se ne leggeva sulla stampa più per i fatti di cronaca nera che per la qualità delle sue acque.
Chi lavora con il turismo ha paura che Lido Adriano, dove attualmente risiedono molti immigrati, torni a quella situazione di precaria sicurezza. “Qui non ci difende nessuno. Se i carabinieri facessero qualcosa noi dei bagni non dovremmo pagare la ronda di tasca nostra”. Questo lo sfogo della proprietaria del bagno “Long beach”, che ci tiene a difendere l’operato degli agenti notturni: “Sono brave persone e non succede più niente di grave da quando ci sono loro”.
Resta il fatto che qualcuno ha compiuto violenze efferate, con una sospetta aggravante razziale che, allo stato delle indagini, non pare si possa escludere.