Ridurre del 50 % lo spreco dell’acqua entro il 2025 non è una utopia. Per lanciare questa sfida il bolognese last minute market, la società inventata dal professore di agraria Andrea Segrè per recuperare i cibi invenduti dai negozi, centra due obiettivi: sbarca per il secondo anno consecutivo a Bruxelles e conquista il jet set, assoldando tra i suoi testimonial vip dello spettacolo e della cultura per sensibilizzare sull’uso corretto delle risorse idriche. A spalleggiare la campagna che il last minute porterà avanti insieme alla Rai ci saranno infatti don Luigi Ciotti, Carmen Consoli, Milena Gabanelli, Margherita Hack, Serge Latouche, Jan Lundqvist, Luca Mercalli, Lorenzo Monaco, Piergiorgio Odifreddi, Diego Parassole, Carlo Petrini, Franco Prodi, Emilio Rigatti, Patrizio Roversi, Valerio Rossi Albertini, Valentin Thurn, Mario Tozzi, Dario Vergassola, Piero Angela.
Come era successo lo scorso anno con il tema del cibo, il 15 e il 25 ottobre prossimi rispettivamente a Bologna e poi a Bruxelles si terranno una serie di iniziative sull’“oro blu”, che poi culmineranno nella dichiarazione congiunta contro lo spreco dell’acqua. Nel 2010 si fece lo stesso con il cibo: studiosi da tutto il mondo e parlamentari europei redassero un documento che si impegnava sia a dichiarare ufficialmente il 2013 Anno europeo contro lo spreco, sia soprattutto a dimezzare in 15 anni lo spreco alimentare.
Prima degli incontri e della ratifica della Magna Charta Anti-spreco nella capitale dell’Europa unita, già il 15 ottobre a Bologna, patria del last minute, sarà presentato il “Libro Blu dello spreco dell’acqua in Italia”, con dati importanti legati allo spreco e alla “impronta idrica” che lasciamo ogni anno sul pianeta. Poi si terrà come l’anno scorso un pranzo in piazza per sensibilizzare l’opinione pubblica italiana sullo scandalo degli sprechi alimentari. Nel menù ci saranno i prodotti invenduti della filiera agro-alimentare, ma a quanto pare poca carne proprio per sprecare meno acqua possibile. Per produrre una bistecca di 300 grammi di manzo, infatti, occorrono 4.650 litri d’acqua, per 1 chilo di soia 2.300 litri, per 1 chilo di patate invece solo 160 litri. Ad animare la giornata nel capoluogo emiliano ci sarà Massimo Cirri ideatore e conduttore della trasmissione di Radio 2, Caterpillar, un testimonial storico del progetto Un anno contro lo spreco.
La società last minute market, che recentemente è stata anche seguita da una trasmissione televisiva della Bbc, è riuscita anche a quantificare quanto si sprechi in Italia e in molti altri Paesi d’Europa. Nel nostro Paese “solo nella filiera agricola si buttano 20 milioni di tonnellate di cibi l’anno, sufficienti per una popolazione come quella dell’intera Spagna, per un valore di circa 12 miliardi di euro”. Quanto all’acqua, spiega Andrea Segrè, “è una risorsa limitata. Il 70% viene usata in agricoltura dove ogni anno restano sui campi 14 milioni di tonnellate di sola frutta con uno spreco di acqua di 12 miliardi di metri cubi”. Ma anche in Gran Bretagna ogni anno 18 milioni di tonnellate di cibo prendono la via della discarica, per un valore di 14 miliardi di sterline. Le nordiche e virtuose Svezia e Danimarca non fanno molto meglio. Dalle parti di Stoccolma si spreca il 25 % di cibo, mentre i Danesi spendono l’equivalente di 2 miliardi di euro in alimenti che poi non mangiano.
Quelli del mercato dell’ultimo minuto sono prodotti arrivati quasi alla data di scadenza, prodotti con gli imballaggi rovinati, frutta e verdura un po’ ammaccati o magari non lucenti. In Italia il cibo salvato viene utilizzato soprattutto dalle strutture caritative, ma anche negli ospedali, senza nessun rischio per la salute. Spesso infatti, soprattutto nel caso della frutta, i pezzi più brutti esteticamente, non sono meno sani e genuini, anzi.
Il last minute market, questa società costola dell’Università di Bologna, dal 1998 a oggi ha raggiunto risultati “industriali” nel recupero dei cibi invenduti che diversamente finirebbero dritti dritti nei cassonetti. Solo per citare l’esempio delle province di Bologna e Ravenna, la raccolta di alimentari (ma anche di medicinali e di libri) ha fruttato negli ultimi tre anni 814 mila euro l’anno. Il tutto con un finanziamento per organizzare la raccolta nei territori di 80 mila euro ogni tre anni. Anche investire nel recupero conviene.
(d.m.)