“L’hanno assolta! L’hanno assolta! Libera è! Libera! Forza Amanda, si la megghiu (sei la migliore)”
Palermo, pieno centro storico. I malandati infissi delle finestre creano una sorta di salotto comune tra una casa e l’altra, tra lontani sconosciuti avvicinati dal suono. E’ così che ho appreso del principale fatto di cronaca giudiziaria della settimana. Niente internet, niente televisione, niente agenzie. Vicini di casa, sconosciuti vicini di casa tecnicamente lontanissimi. Facevano il tifo davanti alla televisione.
“Il giudice non ci può. Amanda libera è”. Cori da stadio, come se il Palermo avesse appena battuto l’Inter o il Barcellona. E’ invece era “soltanto” una studentessa americana accusata con il suo boyfriend pugliese di avere assassinato la coinquilina. Prove schiaccianti dicevano i giornali, ma a quanto pare non così tanto da decretare la condanna della coppia. E i tifosi sfrenati – a Palermo come in tutta Italia – hanno avuto così modo di sfogarsi, d’inveire contro i magistrati che avevano condannato la Knox e Sollecito in primo grado. Mani battute sui tavoli, urla di gioia, un vero spettacolo.
Del povero Rudi Guede – condannato per concorso in omicidio senza che si sappia chi abbia giovato di quel concorso – nessuno alla fine sembra ricordarsi. Ma tant’è. La bella “mericana” che ha appassionato i telespettatori dello stivale “libera è”. Tanto basta per festeggiare. A sentire le parole che filtravano dalla finestra sembrava che quella sera non erano stati assolti soltanto Amanda e Raffaele ma anche un nutrito numero di parenti e familiari degli spettatori.
Chissà che Italia sarebbe se tanto interesse per i processi fosse esteso anche alle indagini su via d’Amelio, su Capaci, al processo De Mauro, tanto per citare alcuni casi degni d’attenzione.
Di sicuro un Paese più consapevole. Sperando sempre che il tifo popolare non si rivolga poi a sostegno di Riina e co.