Il Cda della Fondazione, che oggi si è riunito sotto la presidenza di don Luigi Verzè, ha poi precisato che “è già allo studio l’ipotesi di successiva acquisizione del nuovo Ospedale di Olbia e sono in via di definizione gli accordi per le iniziative del San Raffaele G. Giglio di Cefalù e del San Raffaele del Mediterraneo di Taranto“.
Come già in parte preannunciato, accanto alla newco, “e controllata da quest’ultima”, nascerà una Fondazione che avrà esclusivamente compiti di salvaguardia dello spirito originale dell’Istituto. Il piano di risanamento prevede un investimento complessivo di 250 milioni di euro assicurato da Vittorio Malacalza e famiglia e dallo Ior in quote paritetiche. Contestualmente è previsto un accollo in capo alla newco di passività stimate in circa 500 milioni di Euro. “L’intervento – conclude il comunicato – consentirà al San Raffaele di continuare a esprimere gli elevati standard in campoclinico, scientifico e formativo che l’hanno reso noto a livello nazionale e internazionale”.
Il 29 settembre la procura di Milano ha presentato un’istanza di fallimento per l’istituto di don Luigi Verzè gravato da circa 1,5 miliardi di debiti. L’obiettivo dei pm Laura Pedio e Luigi Orsi è, tra l’altro, quello di evitare “ulteriori dissipazioni del patrimonio”. Proprio alcune spese fuori controllo, infatti, hanno portato al buco di bilancio del centro di eccellenza della sanità lombarda. Come racconta oggi Il Corriere della Sera il rischio crac dell’ospedale blocca un cantiere da 250 abitazioni fantasma a Cologno Monzese, un piccolo Comune a nord-est di Milano. In ballo ci sono 36 milioni di euro. A gestire l’intervento di riqualificazione immobiliare è la Edilraf, società di costruzioni del San Raffaele, amministrata da Mario Cal, il manager morto suicida il 18 luglio scorso. L’Edilraf – come scrive sempre Il Corriere – è, per i già disastrati conti della Fondazione, una “mina vagante” tanto che nei bilanci è previsto persino un apposito fondo rischi a tutela dei finanziamenti che le vengono concessi.
Oltre Edilraf anche altre due società si occupano dell’edificazione delle 250 case della “Residenza Ruscello” di Cologno Monzese: la Diodoro costruzioni di Pierino Zammarchi e la Metodo, controllata dal figlio di Zammarchi, Giovanni Luca. Chi sia Pierino Zammarchi lo racconta L’Espresso a metà agosto in un articolo dal titolo molto esplicito: “San Raffaele, odore di camorra“: un imprenditore di origine bresciana che controlla una trentina di società.
Dal 2001 al 2006 (quando il titolare del 50 per cento della Diodoro Costruzioni, Emilio Santomauro, consigliere comunale di An e vicepresidente della commissione urbanistica di Milano, viene gambizzato il 25 gennaio del 2000), il fatturato dell’azienda edile schizza da zero a oltre 66 milioni di euro, grazie a un rapporto con l’ospedale di don Verzè che sembra quasi monopolistico: il San Raffaele – scrive ancora L’Espresso – affida i più ricchi appalti edilizi sempre alla Diodoro, che a sua volta lavora soprattutto per il sacerdote. Proprio in quegli anni il gruppo Diodoro stipendia il boss Enzo Guida (arrestato nel 1996, riconosciuto capo della camorra a Milano fin dagli anni’80 con condanna definitiva per mafia, ndr). Che nel marzo 2006, appena viene scarcerato, ottiene un posto di dirigente in una società controllata (la Sten srl) per 4 mila euro netti al mese. La Diodoro gli ristruttura anche due case a Milano, senza chiedergli un soldo. I legami con il clan Guida sono tanto stretti che la procura arriva a inquisire gli imprenditori per il reato di intestazione fittizia di beni mafiosi: il politico Santomauro, che intanto è passato all’Udc, e l’imprenditore Zammarchi, secondo l’accusa, sarebbero prestanome della camorra.
Adesso la “Residenza Ruscello” è finita e le 250 case a Cologno sono pronte con un valore di mercato di 45 milioni di euro. Ma il Comune non concede le agibilità indispensabili per la vendita. Il motivo? In cambio del permesso per la costruzione degli appartamenti autorizzata in deroga al Piano regolatore per 12mila metri cubi, Edilraf doveva realizzare piazze e giardini. A spiegarlo al vicepresidente esecutivo del Cda della Fondazione Monte Tabor Giuseppe Profiti, lo stesso sindaco del Pd Mario Soldano in una lettera. In assenza del completamento dei lavori – scrive Soldano – il Comune non fornirà i permessi di agibilità per la vendita degli immobili. Per ora quindi, rimangono 250 case fantasma. E al centro di indagini.