Il premier starebbe pensando a una maxi sanatoria per trovare i soldi necessari a non varare un provvedimento a costo zero. L'indiscrezione finisce sui giornali, l'opposizione attacca e va in scena la farsa interna della smentita Pdl. Frattini esclude l'opzione, i colonnelli escludono Frattini e in serata Palazzo Chigi rompe gli indugi: "niente condono"
Servono fondi per finanziare il decreto legge sullo sviluppo? Nessun problema, c’è sempre il solito asso nella manica: il condono. Sia esso ‘tombale’ o edilizio – a seconda delle correnti di maggioranza -, sarebbe questa l’ipotesi allo studio tra i maggiorenti dell’economia pidiellina. Obiettivo? Trovare nuove risorse in grado di garantire un surplus di euro a un dl che, altrimenti, sarebbe concepito ‘a costo zero’. Un’eventualità, quest’ultima, che farebbe storcere il naso a molti all’interno del Pdl. Nel partito, del resto, non è piaciuta la tempistica di approvazione del provvedimento economico, che un mese fa doveva essere la risposta immediata ai mercati e la cui approvazione, invece, continua ad essere rinviata. La prossima data utile dovrebbe essere il 20 ottobre, con la regia curata dal ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, sul cui tavolo arriveranno le proposte dei colleghi di partito. Tra queste, neanche a dirlo, l’ennesimo, ipotetico condono. In varie salse. C’è chi preferirebbe una sanatoria esclusivamente edilizia e chi, come lo stesso premier, starebbe pensando a un “condonone” edilizio/fiscale da proporre solo al termine di un percorso di riforme che riguarderebbe fisco e giustizia. In pratica, una sorta di ‘condono tombale’, che sanerebbe una volta per tutte le pendenze di chi vi aderisce. Altre proposte sul tavolo di Romani? Mini patrimoniale, dismissione degli immobili pubblici e nuovo intervento sulle pensioni. Il senso del Pdl per il condono, tuttavia, le mette in secondo piano. Almeno al momento.
Fatto sta che la sanatoria doveva essere solo un bisbiglio: forse la maggioranza voleva far circolare l’indiscrezione per capire l’effetto che avrebbe avuto, specie tra gli elettori. Così non è stato. Trascorse poche ore e fiutata l’aria ‘funesta’, stamane il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha smentito categoricamente l’opzione. Intervenuto a Radioanch’io su Radio1, il titolare della Farnesina ha detto che “la possibilità di inserire un condono nel decreto sviluppo non è mai stata materia di discussione nelle nostro riflessioni e negli incontri recenti”. E le indiscrezioni trapelate o fatte trapelare ad hoc? Per Frattini “le supposizioni sono diventate notizie”.
Non sono supposizioni, però, i condoni messi in campo dalla coppia ‘Berlusconi premier/Tremonti ministro’ nel 2003 e nel 2009 (il famigerato scudo fiscale): non c’è due senza tre? L’ipotesi non è esclusa a priori dai colonnelli del Pdl, che a rotazione hanno sbugiardato il ‘loro’ ministro degli esteri. Il titolare per i Rapporti con le regioni, Raffaele Fitto, da Brindisi – dove si sta tenendo l’assemblea annuale dell’Anci – ha dichiarato che “sarebbe sbagliato escludere a priori delle misure, le valuteremo. Ritengo – ha aggiunto – che sia sbagliato lanciarla come certezza così come sarebbe sbagliato escludere ogni misura con altrettanta certezza”. L’ex presidente della regione Puglia ha poi spiegato che “il governo è alle prese con l’impostazione del decreto sviluppo e all’interno di quello si fanno le valutazioni su tutti i temi senza escluderne nessuno per cercare di comprendere quali possono essere i più pertinenti rispetto alle esigenze che abbiamo”.
Sulla stessa linea d’onda il capogruppo del Pdl a Montecitorio Fabrizio Cicchitto, che non ha escluso l’ipotesi sanatoria (“Si sta discutendo e di tutto – ha detto l’ex socialista – Ogni ipotesi è sul tappeto. Quindi anche quella del condono, come molte altre”) e il presidente dei senatori berlusconiani Maurizio Gasparri, secondo cui vanno considerate “tutte le misure, fiscali, di condono, di vendita di immobili, se sono collegate a un’operazione storica per la riduzione del debito e non a iniziative spot”. Come dire: quelle di Frattini sono parole non vere.
Il teatrino del Pdl sul tema si è poi chiuso in serata, con Palazzo Chigi costretto a diffondere un comunicato stampa ‘anti-condono’. Testuale: “Il governo non ha preso e non prende in considerazione ipotesi di condono. Indiscrezioni del genere a riguardo sono prive di fondamento e vengono escluse nel modo più totale”. Tradotto: palazzo Chigi ha smentito chi smentiva Frattini, che a sua volta aveva smentito l’ipotesi condono. La posizione della Lega sull’ipotesi di sanatoria? “Roba da Repubblica delle Banane, non possiamo certo pensare al condono per determinare le politiche di sviluppo e poi, già il fatto di parlarne, crea danno perché per le prossime scadenze determina un crollo del gettito”: parola del ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli.
Infuocata la reazione delle opposizioni. In tal senso, il democrat Francesco Boccia è stato il primo a gridare alla levata di scudi. Per il coordinatore delle commissioni Economiche del Gruppo del Pd alla Camera, infatti, non ci sono dubbi: “Contro il condono siamo pronti ad alzare le barricate perchè sarebbe la fine di uno Stato già in ginocchio, nel quale avrebbero la meglio solo e soltanto gli evasori”. Il suo collega di partito, Stefano Fassina, ci è andato giù duro. “E’ l’emblema del degrado morale dell’Italia berlusconiana ed è la conferma dell’assoluta inadeguatezza del governo Berlusconi ad affrontare i nodi veri che bloccano lo sviluppo del Paese” ha detto Fassina, che poi ha aggiunto che “i condoni sono incentivi all’evasione fiscale, colpiscono l’equità e le imprese in regola, premiano ‘i furbi’ e umiliano i cittadini che sempre più faticosamente adempiono ai doveri della comunità”.
Anche il leader dell’Idv Antonio di Pietro, come nel suo stile, ha attaccato pesantemente l’opzione sul tavolo del governo: “Siamo evidentemente alla soglia dell’eversione democratica – ha detto l’ex ministro – e prima che il Paese esploda mi auguro che il Capo dello Stato con un messaggio alle Camere inviti anzi ordini che ognuno stia al suo posto perché nello stato di diritto c’è divisione poteri”. Per Francesco Rutelli di Api, invece, si tratta “dell’ultima ignominia del governo Berlusconi”. Da registrare, inoltre, la dura levata di scudi da parte delle associazioni ambientaliste. Se il WWF-FAI ritiene “irresponsabile” l’ipotesi di un nuovo condono Pdl, per Legambiente la sanatoria sarebbe l’ennesimo “schiaffo alla legalità” sotto forma di “proposta imbarazzante”. “Così si premierebbero i ladri” ha detto invece il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli.
I condoni, del resto, non sono una novità nelle varie esperienza governative di Silvio Berlusconi. La fondazione Nens fondata da Pier Luigi Bersani e Vincenzo Visco, ad esempio, ne ha contati 17 soltanto nel periodo 2001-2005, per un gettito di oltre 20 miliardi di euro. Il più memorabile è stato il cosiddetto ‘condono tombale’ inserito nella Finanziaria del 2003, che permetteva di emendarsi dai peccati fiscali commessi dal 1996 al 2001. Se l’analisi è allargata agli ultimi 30 anni, invece, i condoni hanno garantito entrate all’erario per complessivi 104,5 miliardi di euro. Il calcolo è stato fatto dalla Cgia di Mestre, che ha tenuto conto dei condoni edilizi, fiscali, previdenziali effettuati negli ultimi tre decenni. Le sanatorie più fruttuose economicamente per le casse dello Stato, ricordano gli artigiani mestrini, sono state quelle tombali. Nel 1982 e nel 1992 hanno garantito rispettivamente il 113% e il 120,6% del gettito previsto. Ora la storia rischia di ripetersi.