Vedo un mostro che sta nascendo. Un Golem tecnologico che invece di sorgere dalla terra si origina e prende forma da montagne di Mac usati e abbandonati, di iPhone malfunzionanti, di iPod di ogni foggia e colore svuotati di musica. E’ un mostro tutto italiano che, come spesso succede, è frutto di una buona intenzione: nasce dallo “stay hungry, stay foolish“ (siate affamati, siate folli) che è diventato il testamento globale di Steve Jobs. Un’indicazione che ai puri di cuore o aspiranti tali, è parsa come uno stimolo quasi cattocomunista a vivere la propria vita fino in fondo, ad ascoltare le indicazioni del proprio istinto perchè il nostro io sa dove dobbiamo andare a parare, a essere un po’ folli perché senza follia non si va da nessuna parte, che lo diceva anche Erasmo da Rotterdam.
Ma il mostro italico che vedo nascere da quella buona intenzione è diverso, molto. E’ giovane, di cultura elevata, casa in Val d’Aosta e in Versilia. E’ affamato, tremendamente affamato. Di gloria, successo, di un volume indefinito di denaro. Tanto affamato da essere convinto che i più forti vincono e gli altri (magari suoi coetanei) sono un po’ meno forti e dunque destinati a non vincere, perché sono comunisti perdigiorno, figli senza nerbo dello Stato assistenziale.
E’ pure folle, il nostro. E non solo perché quando pippa piglia a schiaffi chiunque gli venga a tiro: ma perchè usa più denaro di quanto ne ha, compreso quello di altri gonzi che glielo affidano, non se ne preoccupa che tanto l’importante è che non si veda. Produce schifezze, vende schifezze e un po’ alla volta costruisce una misera casetta ai Caraibi perché folli bisogna esserlo ma, insomma, fino a un certo punto. Mentre sgomma sulla Porsche fuori dalla discoteca urla: “Sono io lo Steve Jobs del Mediterraneo!”.
E a quel punto mi desto e penso che forse quel discorso ai laureati di Stanford rischia di rivelarsi, dalle nostre parti, come il chip di Terminator: nato per costruire un nuovo futuro, lo distrugge. Meglio buttarlo nell’acciaio fuso, subito. Forse fame arrivistica e follìa non sono le caratteristiche di cui abbiamo più bisogno, adesso.