In una lunga intervista all'Avvenire, il ministro dell'Economia chiude all'ipotesi sanatoria avanzata ieri da alcuni ambienti vicini al premier e dà ragione agli attacchi del presidente della Cei Angelo Bagnasco. La spaccatura all'interno del partito è sempre più evidente
Ieri l’indiscrezione e il balletto della smentita, oggi la bordata del ministro dell’Economia. La ‘questione-condono’ spacca sul nascere il Pdl e conferma una volta in più come all’interno della maggioranza la coesione auspicata dal premier sia un lontano miraggio. La lunga intervista a Giulio Tremonti pubblicata nell’edizione odierna di Avvenire ne è la testimonianza empirica. Non solo per i contenuti, ma anche per il ‘luogo’ in cui viene ospitato il pensiero del ministro, ovvero il giornale della Cei, il cui presidente Angelo Bagnasco non più tardi di una settimana fa aveva lanciato la sua reprimenda contro il presidente del Consiglio. Tradotto: tra Berlusconi e Tremonti nessuna ‘concordia assoluta’. Il Cavaliere, del resto, secondo indiscrezioni era uno dei fautori del ‘condono tombale’, ipotesi letteralmente affondata dalle parole del titolare del Tesoro. “Vorrebbe dire frenare sul nascere il progetto di contrasto all’evasione – ha detto il ministro al quotidiano dei vescovi -, sarebbe un togliere forza al nostro vero obiettivo. Finora le entrate da lotta all’evasione fiscale e contributiva sono servite sistematicamente per finanziare la spesa pubblica: sanità, pensioni, assistenza…Il condono minaccia però l’afflusso di queste entrate negli anni a venire, che finirebbero per cancellarsi. E, così facendo, alla fine ci troveremmo con un maggior deficit”.
Per avvalorare la sua tesi, Tremonti ha poi dato i numeri sulla lotta all’evasione, che nel 2010 ha permesso allo Stato di recuperare 25 miliardi di euro. “Un dato oggettivo, una cifra colossale” ha detto il ministro, che poi ha ribadito i passi avanti fatti con il piano anti-evasione e quelli ancora da fare. “Dobbiamo usare di più le banche ed i Comuni – ha detto -. Abbiamo deciso di coinvolgere i Comuni nel controllo del territorio e soprattutto di usare al meglio i dati degli istituti di credito e di ridurre davvero il segreto bancario come succede nel resto d’Europa”. In tal senso, Tremonti ha sottolineato il suo rammarico per la mancata risonanza, anche mediatica, degli sforzi del governo con il decreto legge del 13 agosto scorso: “Abbiamo stabilito che scompare sul serio (il segreto bancario, ndr) e, in pratica, nessuno se n’è accorto, nessuno l’ha notato, nessuno l’ha sottolineato con la giusta rilevanza”.
Il titolare del Tesoro, inoltre, parlando di evasione fiscale, è anche tornato sul duro attacco del presidente della Cei alla classe dirigente del Paese e al ‘suo’ presidente del Consiglio. “Ho riflettuto a lungo sulle parole del cardinale Bagnasco -ha detto Tremonti – e ho pensato ai ripetuti inviti della conferenza episcopale a debellare un male che finisce per avere ricadute durissime sui carichi fiscali delle famiglie e sui servizi loro offerti. Ha ragione il cardinale, le cifre sono enormi. Anche se è vero che negli ultimi anni l’azione di contrasto è stata più decisa”.