Secondo i democratici campani, dietro la decisione di sequestrare il palco della festa cittadina del partito si nasconde la vendetta di Luigi Bobbio per avere difeso la redazione Metropolis, intimidita dalla Camorra. Ma il primo cittadino è acerrimo nemico del quotidiano
Una notizia da poche righe, tanto la festa si svolge comunque (pazienza se i dibattiti avverranno ad altezza marciapiede), se non fossimo a Castellammare di Stabia. Nella città in provincia di Napoli otto giorni fa la camorra ha intimidito la redazione del quotidiano più diffuso dell’area, Metropolis, e ha fatto il giro delle edicole per impedire la vendita del giornale con in prima pagina la notizia del pentimento del ras Salvatore Belviso, imputato per l’omicidio del consigliere comunale del Pd Gino Tommasino. Rispetto a quell’episodio il Pd campano ha espresso piena e incondizionata solidarietà alla redazione: i parlamentari locali della commissione antimafia hanno distribuito gratuitamente le copie del giornale, il deputato Pina Picierno ha presentato un’interrogazione parlamentare e ha diffuso delle t-shirt con la scritta ‘Meglio uomo che camorrista’ in risposta alla maglietta ‘Meglio morto che pentito’ in vendita in un negozio del centro. E’ di queste vicende che si doveva discutere in uno dei dibattiti in programma alla festa del Pd stabiese. Invece il sindaco Pdl Luigi Bobbio, che da diversi mesi ha fatto cancellare i redattori di Metropolis dalla mailing list dei comunicati a causa di alcune campagne stampa sulla sua amministrazione, non è stato così affettuoso con il giornale nel mirino della criminalità organizzata: “Mi rifiuto di considerare Metropolis un giornale attivo sul fronte anticamorra, persino Roberto Saviano è più credibile di una testata che per ben due volte ha dato spazio alle smentite dei parenti del presunto pentito, ovvero dei camorristi che li hanno intimiditi”.
Ed allora, sostiene il commissario provinciale del Pd Andrea Orlando “il sequestro del palco della festa del Pd rischia di assumere il sapore di una ritorsione per le critiche che abbiamo espresso in questi giorni verso il sindaco Bobbio, verso la sua latitanza e il suo atteggiamento rispetto alle intimidazioni subite dal quotidiano. Dopo un fatto che ha ristretto gravemente il diritto all’informazione in una città civile come Castellammare, ecco un atto che respinge il diritto a discutere democraticamente su quel che sta accadendo. Avremmo preferito che la vis polemica di Bobbio si fosse rivolta verso chi vuole chiudere la Fincantieri di Castellammare o chi ha fatto sparire i giornali dalle edicole, e non verso contro chi si è battuto contro certi fenomeni”. Il segretario regionale Enzo Amendola chiosa: “Il sindaco ha già pronto l’olio di ricino?”
Bobbio, ovviamente, è di tutt’altro avviso. E prende spunto da un altro brutto episodio di intimidazione alla stampa per lanciare la palla nel campo avversario. Il fotoreporter Genny Manzo, che più fonti indicano nel team di comunicazione messo in piedi dal sindaco come dipendente ‘in nero’ (ma lui smentisce e minaccia querele), ha denunciato di essere stato aggredito da esponenti del Pd mentre cercava di riprendere le immagini del sequestro del palco. Bobbio, che non ha mai espresso uno straccio di solidarietà ai cronisti di Metropolis destinatari di minacce camorristiche, ha diramato una lunghissima nota di solidarietà al fotoreporter. Un comunicato-lenzuolo dai toni drammatici. Eccone ampi stralci: “Apprendo, con vivo rammarico e sincero allarme, essersi verificato un episodio che, se riscontrato, sarebbe di eccezionale gravità (…). Un giornalista freelance si è avvicinato alle strutture, anche in ragione della presenza e dell’attività di ufficiali e agenti della polizia municipale in divisa, e ha iniziato a scattare alcune fotografie. Purtroppo, mentre svolgeva il suo lavoro, espressione di quella libertà di stampa di cui oggi tanto si parla, sarebbe stato avvicinato da soggetti, sembra a vario titolo coinvolti nell’organizzazione della festa del Pd (…) che cercavano di indurlo a desistere dalla sua attività professionale anche, purtroppo, sembra, con minacce, fra le quali “Ti rompo la macchina fotografica”, “Mo l’hai ’nu schiaffone”. Fortunatamente, il giornalista aveva il sangue freddo e la prontezza di registrare a mezzo del proprio telefono cellulare l’intero episodio dal quale sembra sia possibile evincere le voci oltreché le espressioni degli intimidatori”.
Vi riassumiamo il resto della lunghissima nota in poche parole: Bobbio accusa il Pd di doppiopesismo sul versante della legalità perché da un lato difende la libertà di stampa di un giornale che a suo dire ha favorito la camorra “diffondendo una notizia coperta dal segreto”, e dall’altro usa gli stessi metodi intimidatori verso un fotoreporter che vuole fotografare i loro abusi “nel timore che il suo lavoro ne possa svelare l’insanabile contraddizione”. In questo clima arroventatissimo, essere giornalisti a Castellammare di Stabia è sempre più difficile e pericoloso. E i toni guerrafondai del sindaco che non ama la stampa che lo critica, non aiutano a restituire serenità all’ambiente.