Certo ci vorrà molto tempo prima che il Mozambico faccia la stessa fine. Ma non si può mai dire: quando gli speculatori ci si mettono, non ci vuole poi molto, e in pochi anni si può rovinare ciò che non si è intaccato in secoli.
È ancora tutto molto intatto nella regione di Capo Delgado, estremo nord del Mozambico. Qui si trova un gruppo di piccole isole, le Quirimbas, pressoché incontaminate, difficilissime da raggiungere, spiaggia bianchisssima e mare corallino, che formano, insieme al tratto costiero prospiciente ad esso, il Parque Nacionais de Quirimbas. In alcune di esse si sta tentando un turismo di lusso a gestione sudafricana. Una giovane coppia di inglesi, Amy e Neal Carter-James, ha una diversa idea di come si debbano fare le cose da queste parti. Infrastrutture minimali, tutto costruito con materiale ecologico trovato sul posto, niente elettricità, nessuna emissione, nessuna plastica, nessun prodotto chimico, neanche nei servizi igienici, dove si usa la cenere. Si cucina solo a legna. Nessun prodotto viene importato, il menù è composto di sola pesca, verdura e frutta.
La comunità del poverissimo villaggio di Guludo, che abita in capanne di fango con tetti di paglia (e che dà anche il nome al Resort) è interamente coinvolta nel progetto. Sono stati creati campi coltivabili che riforniscono lodge e villaggio, dando così lavoro alle famiglie del posto.
Questo è un turismo intelligente, anzi di solidarietà, che non sfrutta solo le risorse ma si impegna a distribuirle equamente. Piace tanto al governo vetero-comunista modernista (sembra un ossimoro, vero?), oggi di più larghe vedute di un tempo. Qui nessuno può comprare la terra, la può solo avere in concessione governativa per 45 anni. Stipendio medio 75 dollari al mese, e sono i più fortunati quelli che ce l’hanno in un Paese dove si vive con meno di un dollaro al giorno.
Il lodge di Guludo ha una sua Fondazione che sostiene l’artigianato locale, fino a qualche anno fa inesistente. La Fondazione sta costruendo una scuola e un piccolo ospedale. E il 10% delle entrate va in beneficenza. Abi Alide, nativo del villaggio, che ha lavorato come manager alla Guludo Logde per tre anni, è stato sponsorizzato da Amy per un master alla London University.
A una manciata di miglia nautiche, poi, c’è Ibo, antica isola di mercanti di schiavi, oggi patrimonio dell’Unesco. Qui è sbarcato otto anni fa Jurg, svizzero di Zurigo. Ha mollato tutto, ha comprato una fatiscente casa coloniale portoghese, con portico e veranda, e ne ha fatto una guest house di charme: “Cinco Portas”. Non prima di aver istruito i local su tutto: a leggere, scrivere, cucinare, servire, e crescere come individui e come comunità. Integrare, non sfruttare: è il nuovo verbo.
“The leaders of tomorrow need our leadership today“, spiega Amy (I leader africani di domani hanno bisogno della nostra istruzione oggi).
Amy, laurea in biologia marina, è invitata a tenere conferenze su “Responsable and sustainable Tourism” in tutto il mondo, da New York e Las Vegas ad Abu Dhabi; da Syndey a Singapore, Berlino e Francoforte.
Amy (nella foto assieme all’Avv. Simoni) continua a ricevere riconoscimenti come: Reward for poverty reduction; Conde Nast Traveler World Savers Awards; Young Social Entrepreneur of the year 2006; Women in Ethical business; World Travel and Tourism Council – Tourism for Tomorrow Award 2011.
Amy ha avuto una visione ampia e nuova di come fare turismo.
Invece noi sprofondiamo con tutto l’Occidente, nell’apatia sulla crisi in Africa, come titolava il Corsera il 27 settembre scorso.
Da noi non l’hanno avuta e hanno fatto disastri con la pala: hanno costruito la ferrovia sul litorale della costa della Sicilia, per esempio. L’Italsider è stata costruita in una delle baie tra le più spettacolari d’Italia. Ischia e Sorrento, solo per fare qualche nome, sono state tra le vittime del boom economico. Solo due ecomostri sul litorale domiziano sono stati abbattuti mentre tanti altri rimangono in piedi (il Fuenti sul lato amalfitano è stato abbattuto per metà).
Facciamo una colletta e mandiamo la famiglia Brambilla (quella del nostro ministro del Turismo) in vacanza da Amy, giusto per un chiarimento di idee. Senza tacchi a spillo, né autoreggenti a vista, però.
di Januaria Piromallo
Nella foto, Amy Carter-James con una famiglia locale in Mozambico. Per ingrandire clicca qui