“Formigoni come Veronica”, titola il Giornale di famiglia. “Scajola si ricordi di Fini”, ammonisce il ministro La Russa. E ieri con Fini se l’era presa la Padania, che così rispondeva in prima pagina a un precedente attacco del presidente della Camera: “Noi abbiamo Pontida, lui ha Montecarlo”.
I più fedeli custodi dell’ortodossia berlusconiana vanno all’attacco dei “malpancisti” di ogni ordine e grado, lanciando avvertimenti a tutti quelli che vorrebbero un governo senza Cavaliere o, semplicemente, si permettono di criticarlo. Il trattamento Sallusti tocca al presidente della Regione Lombardia, che ieri aveva detto a Repubblica: “Non sarà lui il nostro candidato nel 2013”. Così oggi la notizia più importante, secondo il Giornale, è questa: “Formigoni come Veronica”, dato che “il governatore affida a ‘Repubblica’ l’aut aut a Berlusconi, esattamente come fece l’ex moglie del Cav”.
Poco più sotto, a centro pagina, tocca al presidente di Confindustria Marcegaglia, che si è espressa contro il condono fiscale e ha dato a Berlusconi una sorta di ultima chance sul decreto sviluppo: “Emma si dà della furbetta”, titola il Giornale sopra una grande foto in cui lei fa una brutta smorfia (e di fianco, sempre in prima pagina, c’è un piccolo spazio per la legnata all’ex alleato Pier Ferdinando Casini: “Pier, la mantide che stritola i suoi partner”). Nella foga, diventa comunista anche la tv di Rupert Murdoch: “Il soccorso rosso di Sky ai comizi di Santoro”.
Ma sono i frondisti interni al Pdl a destare le maggiori preoccupazioni, in attesa della prima occasione per contarsi sul serio in Parlamento. A cominciare dai due leader, gli ex democristiani Beppe Pisanu e Claudio Scajola. Intervistato da Repubblica, il ministro della Difesa Ignazio La Russa dice del primo: “Di Pisanu so poco, perché da tempo si è emarginato dalla vita del partito”. Quanto a Scajola, “qualche ragione di lamentarsi ce l’ha visto che si è dimesso da ministro per una vicenda non esaltante, ma che non ha avuto riflessi penali”. Chi attacca Berlusconi, insomma, lo fa per ragioni personali, e magari non nobilissime. E comunque, nota ancora La Russa, “i numeri di una cena non si riflettono in parlamento. Ricordiamo quanto è successo a Fini, che oltre tutto era il leader della destra. Alla fine con lui è rimasto solo il 20 per cento di An”.
Un conteggio che pare preoccupare Berlusconi è quello sulla prescrizione breve, necessaria a scampare da una possibile condanna per corruzione al processo Mills. Ma sul tema, ha detto il ministro della giustizia Nitto Palma ai capigruppo del Pdl, secondo quanto riporta Il Messaggero, “dobbiamo arrivare con una maggioranza compatta, altrimenti il Quirinale non ci passa la legge”.