Il primo ministro Donald Tusk con la moglie

Le elezioni polacche hanno incoronato due vincitori. Il primo è senza dubbio il premier uscente, Donald Tusk, leader del partito di centro Piattaforma civica; l’altro è Janusz Palikot, leader del Movimento Palikot, estroso uomo d’affari.

Tusk è il primo capo dell’esecutivo polacco a essere confermato, dai tempi della caduta del regime comunista nel 1989. Piattaforma civica ha avuto il 39,2 per cento dei voti, che tradotti in seggi nel Sejm, la camera bassa del Parlamento polacco (esiste anche un senato di 100 membri), vuol dire 206 seggi su 460. Il secondo partito, il conservatore Legge e Giustizia, guidato da Jaroslaw Kaczynski (fratello gemello del presidente Lech, morto nell’incidente aereo dell’aprile del 2010 che azzerò quasi i vertici dello stato polacco) si è fermato al 30 per cento e 157 seggi. Kaczynski ha ammesso la sconfitta e fatto i complimenti a Tusk, che ha condotto la sua campagna elettorale – molto pacata – sia enfatizzando i successi economici del suo governo sia osteggiando l’euroscetticismo del suo diretto avversario.

Tusk ha dalla sua un record: l’economia polacca è stata l’unica dell’Ue a non contrarsi negli ultimi anni, nei quali anzi ha fatto segnare un tasso di crescita ben superiore alla media dell’Unione e atteso anche per il 2011 attorno al 4 per cento.

Nonostante questo risultato ragguardevole, per Tusk non sarà facile governare. Il suo più prossimo alleato, il Partito del popolo polacco ha avuto l’8,6 per cento e 30 seggi del Sejm. Assieme, i due partiti hanno una maggioranza di appena sei voti, che potrebbe spingere Tusk a cercare il sostegno delle altre due formazioni che sono riuscite a entrare in parlamento: l’Alleanza democratica di sinistra (8,2 per cento e 26 seggi) e la novità di queste elezioni, il Movimento Palikot (10 per cento dei voti e 40 seggi). Il primo però sembra avviarsi verso una difficile fase di riorganizzazione e ricerca di identità: il segretario Grzegorz Napieralski ha già annunciato che lascerà la guida del partito, che nelle elezioni del 2007 aveva ottenuto il 13,15 per cento. La nuova leadership sarà scelta dal congresso anticipato.

L’altro protagonista vittorioso del voto di domenica, invece, pone a Tusk ben altri problemi. Il Movimento Palikot si è presentato agli elettori con una piattaforma audace, decisamente di rottura rispetto alla tradizione politica polacca: forte separazione tra stato e chiesa, legalizzazione dell’aborto, riconoscimento delle unioni di persone dello stesso sesso e legalizzazione della marijuana. Tra i 40 deputati del Movimento Palikot, per esempio, c’è anche Anna Grodzka, la prima deputata transgender della storia polacca. Grodzka, capolista per Palikot nella città di Cracovia, è stata per molti anni presidente della Ong Trans-Fuzja, la sola organizzazione che in Polonia si occupa dei diritti delle persone transgender e in passato ha collaborato anche con l’Alleanza democratica di sinistra (Sld), salvo poi criticarne il conservatorismo culturale. Lo spostamento di Grodzka verso il Movimento Palikot è un segnale di quello che è successo domenica, specialmente tra i giovani elettori che si riconoscono poco nei due partiti principali e sono molto diffidenti verso l’Sld, che ha ereditato in parte le tradizioni del partito comunista.

L’affermazione del Movimento Palikot, pur con i limiti connessi all’essere un partito legato alla personalità del fondatore – già membro del Sejm, liberista e libertario, famoso per le sue provocazioni politiche che gli sono costate diverse inchieste per vilipendio delle istituzioni – potrebbe segnalare anche per le altre sinistre europee in cerca di identità e proposte innovative che qualcosa di nuovo sta accadendo ad est, in un paese il cui apporto al quadro politico e sociale europeo viene spesso sottovalutato.

di Joseph Zarlingo

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Il Cairo, dietro gli scontri di domenica i controrivoluzionari fedeli a Mubarak

next
Articolo Successivo

Alta tensione tra Iran e Stati Uniti
Sventato complotto di Teheran contro Israele

next