La televisione resta il “super media” e “il consumo di televisione mantiene una assoluta centralità nella dieta mediale degli italiani” che, in media guardano “4 ore e 10 minuti di tv al giorno”, mentre “il 94% dei cittadini utilizza la televisione per informarsi dei fatti della politica”“Nel rapporto con Internet, la televisione è ancora vincente (la televisione batte internet 13 ad 1 nel budget temporale degli italiani)”.

Sono questi – e molti altri – i risultati di uno Studio commissionato da Mediaset all’Istituto italiano per l’industria culturale allo scopo – più o meno trasparente – di dimostrare l’attuale centralità ed importanza dell’industria televisiva e la conseguente necessità di tutelarne il prodotto dagli attacchi dei pirati e parassiti che navigano e lavorano online.

Non a caso, l’evento organizzato lo scorso 6 ottobre da Mediaset con il prezioso supporto del Ministero dei beni e delle attività culturali per la presentazione dei risultati della ricerca ha, di fatto, rappresentato uno straordinario spot per la nuova disciplina sulla tutela del diritto d’autore in Rete alla quale l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni sta lavorando tra le polemiche e le perplessità di molti.

“Molte opere dell’ingegno si sviluppano attraverso i nuovi sistemi informatici. La tutela del diritto d’autore è fondamentale e delicatissima (ha a che fare con le libertà individuali) e la proposta dell’Agcom contro la pirateria è apprezzabile, ma bisognerebbe avere più coraggio, perché l’ultima versione è molto timida rispetto al testo originario”, ha detto Ministro per i Beni e le Attività Culturali Giancarlo Galan.

Un Ministro della Repubblica che dice ad un’Autorità indipendente nel corso di un evento organizzato dal principale player del mercato che dovrebbe avere ancora più coraggio di quanto ne abbia avuto inventando un procedimento che porterà alla cancellazione di un contenuto pubblicato online da un utente, in sole 48 ore e senza che l’utente ne sia neppure informato, la dice davvero lunga sulla situazione di inestricabile conflitto di interessi nel quale il Paese si trova.

Inequivoco anche il posizionamento dell’Autorità Garante per le comunicazioni nel confronto tra nuovi e vecchi media: “Noi continuiamo la nostra consultazione ricevendo segnali positivi dall’estero – ha detto il Presidente dell’Agcom Corrado Calabrò – ma non possiamo chinare il capo, abbandonanci allo strapotere degli over the top (Google, Youtube, Facebook, Apple) che fanno profitti sfruttando il lavoro degli autori e non pagano neppure le imposte perché hanno sedi in località che lo consentono.”.

Internet è un covo di utenti pirati e imprese parassita mentre la Tv rappresenta la salvezza economica e culturale del Paese. E’ questo il principio nel quale, evidentemente, la Tv del presidente del Consiglio, il Governo e, persino, il presidente di un’Autorità indipendente come l’Agcom si riconoscono. In queste condizioni non può sorprendere che, come rivela lo stesso studio commissionato da Mediaset, l’Italia sia il Paese, tra i cinque “grandi” d’Europa (Francia, Germania, Regno Unito e Spagna) nel quale Internet ha la penetrazione di gran lunga minore: solo il 49,2% della popolazione contro l’82% del Regno Unito.

Sono considerazioni che non possono essere lasciate cadere nel nulla perché sono sintomatiche dell’elevatissimo rischio che il futuro del Paese sia irrimediabilmente compromesso dalla palese condizione di conflitto di interessi nella quale si trovano il premier ed il suo Governo. Si tratta, sfortunatamente, di una conclusione quasi sillogistica:

– il Paese continua ad essere governato attraverso la Tv (il 94% degli italiani usa la tv per informarsi dei fatti della politica);
– la Tv è, pressoché interamente, controllata dal leader del Governo e di uno schieramento politico che ha ovvie ragioni economiche (i servizi online vengono percepiti come concorrenti della Tv) e politiche (più gli italiani scoprono la Rete, più si sottraggono al controllo a mezzo Tv) per frenare la diffusione di Internet nel Paese;
– l’Italia è – ed è destinata a rimanere – il fanalino di coda in fatto di diffusione di Internet in Europa e, dunque, sotto il giogo politico dei Signori della Tv che tele-controllano e tele-influenzano i cittadini.

Questa analisi, se da un lato frena facili ottimismi nella possibilità di un futuro diverso dal presente, dall’altro, tuttavia, suggerisce, forse, una strategia per provare a conquistarcelo: occorre erodere la centralità della televisione nel quotidiano degli italiani e nell’informazione politica e spostarli davanti allo schermo di un PC ma, soprattutto, renderli ghiotti di informazione politica libera e destrutturata.

Meno televisione e più Internet è, probabilmente, uno degli ingredienti che non dovrebbe mancare nel programma politico di chi si candiderà a governare il Paese.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti

B.COME BASTA!

di Marco Travaglio 14€ Acquista
Articolo Precedente

Sì, Battista: speriamo nell’imboscata. E allora?

next
Articolo Successivo

Santoro: “I politici si appellino alla Rai
per mandarci in onda”

next