E’ l’11 ottobre 2011 e il governo Berlusconi viene battuto alla Camera per un voto sul rendiconto del bilancio 2010, presente il Cavaliere, livido per il coro: “Dimissioni! Dimissioni!

Erano assenti, fra gli altri: Tremonti, Scajola, Scilipoti, Bossi e Maroni.

Alle cinque della sera

Alle cinque della sera
l’aspirante alla galera
ha subito un duro gancio:
va knock-out causa il bilancio.

Manca un voto, un voto solo
grazie al quale il gran mariuolo
questa volta rischia tutto.
Cadaverico, distrutto,

sente un coro Berlusconi:
Dimissioni! Dimissioni!
e incazzato se ne va.
E’ da tempo, in verità,

che qualcosa non funziona:
concentrato sulla mona,
sulle tette, sugli amplessi,
su decine di processi,

sulle botte della Ue,
l’illustrissimo premier
si scordò di governare
per tirar solo a campare.

Sottovalutato Fini,
sottovaluta Casini,
Madre Chiesa, i cardinali
e perfino i suoi sodali.

L’attempato mattatore
che era l’Unto del Signore
si è sognato Onnipotente,
ma si sveglia bruscamente.

Di prodigi non v’è traccia
e oramai gli dan la caccia
sia i padani assai furenti
che i suoi servi più scontenti

di un fallito Pdl.
Le fedeli sentinelle
sono proprio a malpartito:
Bossi col suo medio dito

non è, ahimé, più tanto in sé
ed Alfano, il suo lacché
diventato segretario,
è ancor fermo al sillabario.

Qual è il voto che è mancato?
Non di Bossi che è sfasato
quando non lo assiste il Trota.
E’ Maroni che non vota

e non è una bella cosa.
Ma l’assenza strepitosa
è di quel Giulio Tremonti,
poco fa mago dei conti,

che di Silvio se ne sbatte
ed arriva a cose fatte.
Poi c’è Claudio Sciaboletta,
il sicario da burletta,

in pantofole e pigiama
col pugnale senza lama,
che ad un tratto si è incazzato
perché troppo trascurato

e al pugnal la lama ha aggiunta
con il filo e con la punta.
Prima incontra il Cavaliere
per un posto ove sedere,

poi, di certo a sua insaputa,
col suo voto non lo aiuta,
non recandosi a votare.
Infin l’ultimo compare,

fino a ieri fra i devoti
non va al voto: Scilipoti.
Qui il mistero è proprio oscuro:
Silvio non pagò il figuro

oppur Mimmo vuol di più
per non recitar l’Ei fu?
Quattro sono gli scherani
che fan lieti gli italiani

col tradire il Cavaliere,
il qual non può non sapere
che altri cento sono pronti
a bocciar bavagli e conti

per levarselo di torno.
Non domani? Un altro giorno…
Giunta è l’ora, Capellone.
O ad Antigua od in prigione!

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