Ma alle undici Berlusconi prende la parola, puntuale. E già le prime parole confermano che Gianni Letta è riuscito a far desistere il premier dallo scontro: “Mi scuso per l’incidente parlamentare, la bocciatura del rendiconto è una anomalia da sanare”. Il premier legge un testo scritto, senza sbavature. E la mano di Letta si riconosce anche nel passaggio sul Quirinale. “La vigilanza istituzionale del Capo dello Stato è impeccabile”, scandisce il premier. “Sorveglia sul regolare svolgimento delle istituzioni e stimola i soggetti della politica senza fare politica”. Un tentativo di rispondere alle due comunicazioni che Giorgio Napolitano ha inviato al governo in meno di 24 ore. Ma il Colle aveva chiesto provvedimenti concreti. E invece stamani, il Consiglio dei ministri convocato proprio per mettere mano al rendiconto economico e trovare una soluzione, ha rimandato tutto a dopo il voto di fiducia previsto per domani. In pratica l’esecutivo ha deciso di incassare prima la fiducia e poi individuare una strategia. La preoccupazione di non superare l’esame di Montecitorio è concreta. Timore confermato anche dai toni pacati e distensivi usati dal premier. A parte un attacco all’opposizione e una alla stampa (definita “patiboli di carta”). “A chi ci chiede un passo indietro noi rispondiamo che mai come ora sentiamo al responsabilità di non accondiscendere a questa richiesta – ha detto Berlusconi – il nostro governo comunque andrà avanti senza farsi condizionare da nulla se non dal rispetto della Costituzione e degli impegni presi”. “Questo governo non ha alternative credibili e le elezioni anticipate non sarebbero una soluzione ai problemi che abbiamo” oggi, ha proseguito Berlusconi, “il nostro primo dovere è di mettere l’Italia al riparo dalla crisi economica”. “Le opposizioni – ha sottolineato – esercitano un legittimo diritto dovere di critica anche aspra ma sono frastagliate, anzi oggi addirittura sparite. Non hanno né un esecutivo di ricambio né un programma alternativo da sottoporre agli elettori. Io sono qui e con me una maggioranza politicamente coesa al di là degli incidenti d’aula”.
Nel suo intervento Berlusconi ha infatti definito lo scivolone della maggioranza sul rendiconto di bilancio “un incidente parlamentare di cui la maggioranza ha la responsabilità e di cui mi scuso”, un incidente che ha “determinato una situazione anomala che dobbiamo sanare con un voto di fiducia politica”. Il governo, ha spiegato, “presenterà al Parlamento nuovo provvedimento di un solo articolo al quale aggiungerà tabelle e dati contabili” che sarà poi “sottoposto alla Corte dei Conti e presentato in Senato”. “A questa soluzione non c’è alternativa” ha detto il premier. Secondo Berlusconi parlare di “sfiducia” al governo per il voto negativo sul Rendiconto “è del tutto improprio perché si tratta di un atto squisitamente contabile”. Berlusconi ha poi affrontato il tema della crisi economica: “Sono qui per testimoniare che l’Italia ce la farà battendo la strategia del pessimismo” ha detto sottolineando che “la stabilità dell’euro è il pilastro della costruzione europea” ma che “la moneta unica ha un vizio d’origine perché non esiste ancora una autorità europea che possa coordinare le politiche fiscali ed emettere bond. L’Europa deve fare un passo avanti decisivo nel coordinamento della politica fiscale”. Il presidente del Consiglio ha assicurato che il “il decreto sviluppo sarà un mattone” importante per ricostruire la fiducia e che il governo “continuerà a lavorare nell’interesse delle famiglie e delle impresse anche se contro di noi è stata montata una campagna di inusitata violenza basata solo sull’antiberlusconismo”. Poco altro. Poco di nuovo oltre a quello già detto il 14 dicembre, impegni. Ma la maggioranza ha applaudito. “Bel discorso, domani il governo ci sarà ancora”, ha garantito Bossi. Poi ha lasciato l’Emiciclo durante il dibattito, dopo una stretta di mano con Berlusconi. Poco affollata, a prescindere dall’assenza dell’opposizione, la breve replica di Berlusconi. mentre il presidente del Consiglio parlava mancavano dall’Aula diversi deputati del Pdl, e si registravano vuoti anche al banco del governo.
di Davide Vecchi
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La mattinata politica in 160 caratteri. Gli SMS dalla Camera di Caterina Perniconi e Paola Zanca
12:30 – La Seduta alla Camera è conclusa e riconvocata domani alle 11 per il voto di fiducia
12:24 – Bersani scherza con Di Pietro: “Pensavo fossi alla Camera!”
12:22 – Dopo mezz’ora di interviste in piazza, Bersani tenta di scappare. Di Pietro grida: “Luigi!”. Il segretario Pd è costretto a fermarsi per una stretta di mano a favor di telecamera. Un pezzo dell’opposizione riunita…
12:20 – Nonna Annarella abbraccia i leader in piazza e dice a Bersani: “Stamattina ho incontrato la moglie di Emilio Fede e le ho chiesto perché non lascia uno che fa così”. Bersani ai giornalisti: “Ok, questa la sfumate”
12:09 – Rao scherza anche con Andrea Orlando. Il deputato Pd ipotizza il rientro dell’Udc in maggioranza. Rao risponde: “Solo se mi danno il posto di Caliendo”. Orlando ne approfitta: “Nel caso ti chiedo qualche favore”
12:07 – Casini ha seguito il discorso da casa. “Se lo ha seguito”, scherza Roberto Rao dell’Udc
12: 05- Dietro a Berlusconi processione di deputati. Lui esausto
12:00 – I paragoni del Pdl Marinello: “Ma vi ricordate quando loro portavano i senatori a vita a votare in barella?”
11:58 – Fuori da Montecitorio tutti aspettano Di Pietro, ma arriva un attimo prima Bersani. Tutti scappano verso di lui in una scena tipo Iene
11:56 – Bossi: “Domani Governo ci sarà ancora”
11:55 – In piazza sit-in dei Verdi di Bonelli. Gridano “dimissioni”
11:49 – Bossi se ne va. Tremonti lascia vuoto il posto accanto al premier
11:47 – I responsabili attaccano Fini: “Leader dell’opposizione”. Lui resta impassibile
11:45 – Alla buvette insolite chiacchiere: Colaninno (Pd) prende il caffè con Corsaro (Pdl)
11:44 – Pionati all’attacco. Va a stringere la mano a Letta. Poi prende alle spalle B. Lui finge di non vederlo. Braccato. Poi esce
11:40 – La leghista Lussana: “Mi consenta di dirle che dobbiamo smettere di giocare in difesa”
11:39 – Bocchino arriva: “Nessuna risposta credibile, Se i malpancisti hanno a cuore il paese non votino la fiducia”
11:36 – I big del Pdl cominciano ad uscire. Nitto Palma va a fumare. Bonaiuti esce poco dopo
11:35 – Verdini si aggira tra i banchi, abbraccia Cosentino. Pionati li rincorre
11:34 – Di Pietro ha ascoltato Berlusconi dalla sede Idv
11:29 – Corsaro, Pdl, esprime stima ai radicali in aula
11:29 – Ancora nessun deputato dell’opposizione in giro per il Transatlantico
11:26 – A fine discorso tutti in piedi, con l’eccezione di Calderoli e Maroni. Letta non applaude mai
11:23 – Berlusconi termina il discorso: “Contro di noi sinistra costruisce patiboli di carta”
11:21 – Parlamentari fotografano banchi vuoti. Santanché assente (ma fa sapere che è solo in ritardo)
11:20 – Leghisti assonnati. Neanche una padania sui banchi. Calderoli e Maroni seduti in prima fila, nei banchi solitamente dell’Idv.
11:19 – Berlusconi: “Sconfiggeremo pessimismo con decreto sviluppo”
11:18 – Berlusconi: “Governo tecnico non potrebbe affrontare le scelte, anche impopolari che vanno prese”
11:15 – Berlusconi: “Maggioranza coesa”
11:14 – L’aula di Montecitorio è per metà completamente vuota
11:13 – Berlusconi: “Vincere contro politica del pessimismo”
11:12 – Berlusconi: “Le opposizioni sono divise, anzi sono sparite”
11:12 – Banchi del governo al completo. Almeno 25 scranni vuoti nella maggioranza
11:11 – Scilipoti non è seduto al suo banco
11:11 – Berlusconi: “Parlare di sfiducia è del tutto improprio”
11:09 – Le opposizioni non sono né in aula, né in cortile, né in piazza. Né, soprattutto nella sala dell’Aventino. Ciascuno ha scelto un proprio posto per seguire il discorso di Berlusconi
11:07 – Bossi e Tremonti in aula all’ultimo minuto: “Andiamo Umberto, altrimenti ci accusano di essere assenti”
11:05 – Berlusconi comincia a parlare. Dice solo “signor presidente”. Accolto da un minuto di applausi. Si scusa personalmente per lo scivolone di martedì
11:04 – Fini entra in aula
11:03 – Radicali in aula. Bindi: “Chissà per quanto tempo il mio partito dovrà sopportare questa umiliazione”
11:00- Fermento in Transatlantico di Montecitorio in attesa di Berlusconi. Maggioranza schierata, opposizione assente. Mussolini contro Scilipoti: “Attento a te”