Un’altra casa all’insaputa, ma stavolta del Comune. Claudio Scajola non è fortunato con il mattone: ha costruito un campetto di calcio, uno spogliatoio nella sua splendida villa sulle alture di Imperia. Peccato soltanto che non abbia chiesto il permesso. Non basta: la costruzione che gli è costata sanzioni per migliaia di euro è stata realizzata proprio dalla ditta del geometra Gianfranco Gaggero. Sì, proprio il vicesindaco e assessore alle Opere Pubbliche di Imperia, il Comune cui doveva essere richiesto il permesso.
Per Scajola, che nelle sua Imperia viene ancora chiamato “u ministru”, è la terza volta che il cemento nasconde una rogna. Certo, in passato gli è andata peggio: prima c’è stato l’appartamento con vista sul Colosseo, che, secondo i pm, sarebbe stato pagato dall’imprenditore Diego Anemone con 80 assegni circolari da 12.500 euro. Parliamo della famosa casa comprata, disse l’allora ministro, “a sua insaputa”. La Procura di Roma l’ha indagato per violazione della legge sul finanziamento illecito ai partiti.
Poi sulla testa dell’ex ministro è piovuta un’altra tegola che pochi ricordano: “u ministru” è ancora indagato per associazione a delinquere insieme con l’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone (uno dei patriotidellacordataAlitalia).Oggetto dell’inchiesta la costruzione del mega-porticciolo di Imperia, un’opera da 140 milioni di euro fortemente voluta da Scajola. Insomma, da un politico scafato come l’ex ministro ci si sarebbe aspettato che si muovesse con i piedi di piombo. E invece due anni fa ha deciso di realizzare nuove costruzioni nei terreni della sua villa da sogno: ecco allora il campetto per le partitelle con amici e parenti, poi gli spogliatoi, quindi muretti a secco e qualche sentiero. Non un ecomostro, ma bisogna tener presente dove siamo: parliamo di una zona vincolata, uno degli angoli più belli del Ponente ligure. E la villa di Scajola è una via di mezzo tra un’abitazione e un monumento: 29 stanze affacciate sul Golfo di Imperia, un complesso capace di ospitare nel 2002 il vertice tra gli allora ministri dell’Interno italiano e francese, Claudio Scajola e Nicolas Sarkozy.
Un edificio tanto semplice quantoelegante,finitosullepaginepatinate dei magazine di mezza Italia , con le fotografie dell’allora ministro e della signora Maria Teresa Verda ritratti in mezzo ai saloni scintillanti, nel parco e in sella a moto d’epoca. Mentre i cronisti entusiasti scrivevano: “Più che il ministero dello Sviluppo economico avrebbero dovuto dargli quello dell’ambiente”. Scajola disse: “Da casa nostra si cattura tutta Imperia”, una frase che a qualcuno parve quasi un’allusione allo strapotere dell’allora ministro sul Ponente ligure.
Ma qualcosa lo stesso mancava a quel paradiso. Così Scajola ha deciso di aggiungere l’impianto sportivo privato. Senza permesso. Salvo poi “autodenunciarsi”. La pratica alla fine è arrivata sui tavoli della Sovrintendenza e del Comune. Così il 7 giugno la Sovrintendenza ha dichiarato la conformità delle opere, ma “u ministru” ha dovuto pagare 4.000 euro di sanzione (il massimo previsto). Poi la parola è passata al Comune, che ha concesso il permesso dopo il pagamento di un’oblazione di 1.288 euro. Giovanni De Cicco, l’ingegnere che ha presentato il progetto assicura : “Il progetto è compatibile con le norme, sennò non ci avrebbero dato il parere favorevole”.
GAGGERO, vicesindaco e titolare dell’impresa che ha costruito, spiega: “È tutto secondo la legge. In quella zona il piano regolatore prevede che si possano costruire gli impianti che abbiamo realizzato”. Aggiunge: “Noi lavoriamo da quindici anni per Scajola e sappiamo che lui ci tiene a rispettare la legge. È stato lui a insistere per pagare il massimo delle sanzioni previste”. Gaggero è uomo di fiducia di Scajola. Gli è vicino anche Paolo Strescino, il sindaco. Sindaci, vicesindaci, membri del cda di banche e autostrade, “u ministru” nel Ponente è ancora monarca assoluto, in barba agli scandali romani e alle inchieste.
Ma dopo lo scandalo dell’appartamento vista Colosseo, dopo l’inchiesta sul porto, perché costruire senza permesso e pagare 5.200 euro? “Da queste parti lo fanno tutti”, dice una persona vicina a Scajola. Ma da un esponente politico di spicco non ci si potrebbe aspettare di più? “Scajola ha sanato la situazione pagando perfino la sanzione”. Ma c’è chi dà una versione diversa: “La trafila prevista dalla legge richiede tempo. E magari impone variazioni al progetto. Più semplice costruire senza permesso e poi metterci una pezza”.
Da Il Fatto Quotidiano dell’11 Ottobre 2011