Questa volta l’iniziativa è stata del procuratore Helio Heringer, non un procuratore generale, ma del dipartimento federale di Brasilia, che ha presentato un ricorso civile al XX tribunale federale, contro la decisione dei ministeri della giustizia e del lavoro che hanno concesso il visto a Battisti poco dopo la sua liberazione. Ma ha subito precisato che si tratta di una questione che nulla ha a che vedere con la richiesta di estradizione italiana. Secondo Heringer il ministero avrebbe violato lo statuto brasiliano dello straniero, che vieta di concedere visti a cittadini non brasiliani che siano stati condannati o processati in un altro paese per crimine doloso, passabile di estradizione per la legge del Brasile. Nessuna intenzione “punitiva” nei confronti dell’ex terrorista dei Pac, assicura però il Procuratore. Si tratta piuttosto di una questione tecnica che non va confusa con la lunga vicenda giudiziaria legata all’estradizione in Italia. E infatti non c’è l’Italia tra i paesi da lui indicati per l’espulsione dell’ex terrorista. Heringer anzi giustifica la sua iniziativa spiegando che i delitti commessi da Battisti sarebbero di natura comune e non politica.
La lunga vicenda giudiziaria di Battisti in Brasile è iniziata il 18 marzo 2007 con il suo arresto sulle spiagge di Copacabana. E si è conclusa, dopo il parere negativo di Lula all’estradizione, con la decisione del Supremo tribunale federale del giugno scorso, di scarcerare l’ex terrorista dei Pac, creando sgomento e rabbia in Italia. Il capo dello Stato Giorgio Napolitano definì la sentenza un atto che “assume un significato gravemente lesivo” del rispetto dovuto sia agli accordi tra Italia e Brasile sia “alle ragioni della lotta contro il terrorismo condotta in Italia”. E Battisti? L’ex terrorista dei Pac, per il momento, sta scrivendo un libro a San Paolo.