In Italia ci sono centodieci archivi di Stato, più di ottomila archivi comunali e innumerevoli enti privati, associativi, parrocchiali. Un patrimonio immenso fatto di milioni di documenti e migliaia di chilometri di scaffali che ora rischiano di scomparire
Risorse insufficienti e carenza di personale. Negli archivi italiani la situazione è allarmante. “Continuiamo a subire tagli, e il ricambio generazionale è fermo”, denuncia l’Anai, l’Associazione nazionale degli archivisti impegnata in questi giorni in una campagna di sensibilizzazione “per la salvaguardia della nostra memoria”. E se nell’Archivio di Stato di Milano si recupera un autografo di Leonardo Da Vinci, nelle casse dell’ente mancano i soldi per le bollette.
L’iniziativa messa in campo in questi giorni dagli archivisti italiani ha il titolo di un giallo di Agatha Christie: ‘…e poi non rimase nessuno’. “Da anni non si fanno più concorsi”, spiega Augusto Cherchi, consigliere dell’Anai, “e presto chi va in pensione non avrà più sostituti”. E’ il ricambio generazionale a preoccupare gli addetti ai lavori, già ridotti nell’organico. “Nel 2016 gli Archivi opereranno con meno della metà del personale necessario”, fa sapere Cherchi, “e intanto gli enti vengono lasciati senza risorse. L’archivio di Stato di Torino ha in cassa appena duecento euro, e quello di Firenze non arriva a trenta”.
In Italia ci sono centodieci archivi di Stato, più di ottomila archivi comunali e innumerevoli enti privati, associativi, parrocchiali. Un patrimonio immenso fatto di milioni di documenti e migliaia di chilometri di scaffali. “In Europa si spende di più per conservare la propria storia”, racconta Marco Carassi, presidente dell’Anai e direttore dell’Archivio di Stato di Torino. “Lasciar marcire il passato significa che qualcuno potrà reinventarlo, riscriverlo in funzione dei suoi interessi”, spiega, “gli archivi sono ciò che rende verificabile il passato, tutelano ognuno di noi”. E la tecnologia? Non bastano gli archivi digitali? “La scienza non ha ancora risolto il problema della conservazione”, risponde Carassi, “i supporti non sono ancora così affidabili. Dobbiamo ancora prenderci cura della carta”.
Nonostante le ristrettezze, gli archivisti rimasti continuano il loro lavoro. E all’Archivio di Stato di Milano hanno riportato alla luce un autografa di Leonardo Da Vinci. Si tratta di una firma posta dall’artista su un atto notarile riguardante la Vergine delle Rocce, eccezionalmente apposta con la mano destra. “Speriamo che il ritrovamento ci porti fortuna”, commenta il direttore dell’Archivio Maria Barbara Bertini, che ieri ha consegnato una simbolica chiave dell’Archivio nelle mani di alcuni studenti del liceo artistico Boccioni, rigorosamente travestiti da fantasmi. “Qui siamo tutti sopra la cinquantina, in molti prossimi alla pensione”, spiega, “di questo passo l’archivio non può che finire nelle mani dei fantasmi”.