A Bruxelles ci sono venuti a piedi in 200. Oggi in piazza di fronte alla Bourse erano in migliaia. Gli Indignados, ribattezzati “les Indignés” in francese, hanno manifestato nella capitale d’Europa la loro disperazione ma anche la loro voglia di cambiare le cose. Allo zoccolo duro spagnolo si sono uniti centinaia di ragazzi e ragazze da tutta Europa, e poi tanti tanti bruxelloises, incuriositi e solidali con questo movimento che sta scuotendo il mondo intero.
Non è stata facile la settimana degli Indignados a Bruxelles. Prima si sono visti negare dalle forze dell’ordine il permesso di accamparsi nel parco Elisabeth vicino alla basilica di Simonis, poi sono stati stipati nei locali di una vicina e abbandonata università cattolica, ma senza toilette e acqua calda. Ciononostante dall’8 ottobre sono proseguiti gli incontri e le tavole rotonde tra i ragazzi per parlare di lavoro, società, Europa, crisi e tanto altro. L’8 ottobre, 48 indignados sono stati arrestati mentre manifestano pacificamente al Parc Royale, nel cuore di Bruxelles, per poi essere rilasciati 12 ore dopo.
Ma il momento più critico lo si è raggiunto il 12 ottobre con l’aggressione di una giovanissima indignada greca di 18 anni da parte di un poliziotto durante una manifestazione all’interno di una filiale della banca franco-belga Dexia, la banca che ha fatto tremare i mercati europei la settimana scorsa. La ragazza è stata colpita in pieno viso da un calcio sferrato a freddo solo per essersi rifiutata di uscire dalla banca come aveva intimato l’agente di polizia, in fiammingo tra l’altro. “Il poliziotto ha iniziato a tirarmi per i capelli e a strattonarmi brutalmente. Ho sentito un forte dolore, quindi mi sono messa ad urlare. Allora lui mi ha ammanettata, sbattuta faccia a terra e quando ero immobilizzata al suolo mi ha colpito in piena faccia con un calcio”, ha raccontato la ragazza. Il poliziotto è stato identificato e arrestato il giorno dopo.
La manifestazione di oggi si sta svolgendo invece in relativa calma, con molti bruxelloises, comprese donne e bambini, unitisi alla folla di ragazzi approfittando anche del buon tempo. Bandiere rosse e manifesti contro l’Euro, le banche, i politici e tutto quello che non va. Un camion dell’immondizia trasformato in quartier generale della manifestazione che dalla Gare du Nord ha attraversato tutto il centro della città. Palloncini e mani alzate al cielo. “Scendere in piazza nel cuore dell’Europa è importante”, spiega Roc di Barcellona, studente di musica e uno dei coordinatori che precisa di non essere a capo di nulla. “Non abbiamo leader, siamo un movimento orizzontale che prende le proprie decisioni in modo democratico e senza verticismo”. “Cosi è stata preparata questa manifestazione, parlando tra di noi, tra uguali”. “Siamo studenti, disoccupati, ragazzi e ragazze che chiediamo solo un’Europa più giusta”, spiega Roc.
Gli Indignados hanno anche cercato un contatto con gli eurodeputati. Il 10 ottobre una delegazione di 5 di loro sono entrati al Parlamento europeo per invitare i deputati a partecipare alle loro tavole rotonde. “Venite voi da noi. Chiusi qua dentro non ci rappresentate”. Ma a quanto pare nessun onorevole ha preso parte alle discussioni indignate. Nessun contatto nemmeno con Commissione e Consiglio europeo. Peccato.
Cosa fare adesso? Quali sono le vostre soluzioni per il futuro? “Non lo sappiamo ancora”, risponde Hector, un altro organizzatore e anche lui di Barcellona. “È ancora presto per indicare la via. Per adesso è già tanto spegnere le televisioni, tornare a pensare e scendere in piazza. Domani vedremo”. E il domani al momento vede un’altra lunga marcia da Bruxelles a Roma e Berlino.