È salito a San Patrignano, sul colle della tolleranza zero, Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle politiche sulle sostanze stupefacenti. L’occasione l’ha fornita la quarta edizione del WeFree Day, che quest’anno ha ospitato un convegno internazionale sui temi della droga, dell’emarginazione e del disagio giovanile, organizzato dai 1500 ospiti della comunità fondata da Vincenzo Muccioli. L’ha ribadito Giovanardi: “con l’impegno di tutti si è riusciti, negli ultimi anni, a far calare il consumo delle sostanze stupefacenti”.

Non pare aver tenuto in conto, l’ex ministro, le critiche che hanno colpito a giugno la sua relazione annuale sulle dipendenze. I dati forniti da Giovanardi, che evidenziavano, per il secondo anno consecutivo, la diminuzione dell’uso di droga erano stati contestati, tra gli altri, anche da Andrea Muccioli, figlio maggiore di Vincenzo, alla guida della comunità fino alle recenti dimissioni. Muccioli, che non si è presentato a ricevere il sottosegretario, aveva rilevato come il consumo di droga e il numero dei tossicodipendenti sia in continua ascesa.

Secondo la relazione commissionata da Giovanardi, in Italia i tossicodipendenti che necessitano di un trattamento sono circa 338.425: ben 55 mila in meno rispetto al 2009. I dati cozzano con quelli forniti da altre istituzioni quali l’Onu e l’Osservatorio Europeo di Lisbona, che fotografano una realtà ben diversa.

Per Giovanardi non v’è dubbio: “I nostri dati –chiarisce- sono testati dagli studi sulle acqua reflue, che da tre anni a questa parte hanno testimoniato un’inversione di tendenza nell’impiego delle sostanze stupefacenti. Sta cambiando la mentalità dei giovani, grazie a un’azione capillare nelle scuole, nelle parrocchie, attraverso le neuroscienze che sono in grado di mostrare loro i danni causati dalle droghe sul cervello”.

Per San Patrignano l’allarme è tutt’altro che rientrato e la responsabilità dell’aumentato consumo è di “una società che fa finta di non vedere e che a volte cerca di nascondere” il fenomeno e del continuo abbassarsi dei prezzi delle varie droghe. La diminuzione del costo di quelle pesanti fa sì che l’eroina sia in crescita anche tra i minorenni: costa appena 10 euro un quartino da 0,25 grammi di dama bianca.

Al calo del prezzo dell’eroina consegue strategicamente l’aumento di quello delle droghe leggere. Gli spacciatori usano questo stratagemma per aumentare il consumo di eroina a buon mercato. Già i rapporti segreti Usa, diffusi dai cablogrammi di Wikileaks, facevano emergere un quadro niente affatto rassicurante in Italia: container pieni di eroina da Afghanistan, Iran e Turchia entrano nei porti nazionali, in primis a Gioia Tauro, scalo controllato dalla ‘ndrina Piromalli.

La legge Fini-Giovanardi ha inasprito le pene per i consumatori e ha bastonato le associazioni che si occupano di riduzione del danno. La questione è complessa, ma certamente la stretta proibizionista di tale norma non può che aver beneficiato la mafia, che trae profitto dall’aumento dei prezzi e dal maggiore consumo illegale di droghe.

Dal sito di Aduc-Droghe, uno tra i più importanti osservatori indipendenti sull’uso delle sostanze stupefacenti in Italia, emerge che dal 28 dicembre 2010 al 3 ottobre 2011 sono stati effettuati 7.210 sequestri di droghe leggere, 10.640 di droghe pesanti, 1.610.400 di droghe sintetiche, 6.271.500 infine sono risultate le piante di cannabis coltivate illegalmente. Le azioni di polizia hanno portato a 7670 arresti e 9285 sono i giorni che i rei hanno trascorso dietro le sbarre.

Le misure alternative alla detenzione sono venute meno e il risultato è che le carceri sono strapiene di tossicodipendenti. Anche questo è un risvolto considerevole della legge 49/2006 di Fini e Giovanardi.

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