Politica

Razzi amari

Agghiacciante parodia della lingua italiana durante la trasmissione radiofonica “La Zanzara” del 13 ottobre scorso, alla vigilia del voto di fiducia. Autore dello scempio: Antonio Razzi, deputato di Popolo e Territorio, ex Idv e attualmente consigliere personale del Ministro dell’Agricoltura, Francesco Saverio Romano, nonché membro di ben due commissioni: la VII (Cultura, scienza e istruzione) e la XIV (Politiche dell’Unione Europea).

Qui un campionario delle perle naïf del pensiero razziano e del suo eloquio supercazzolaro, dove le regole della grammatica italiana sono bellamente ignorate:
“Il 14 dicembre ha portato fortuna al governo Berluscone e il 14 novembre porterà altrettanto fortuna”.
“Bisogna dare fiducia a questo governo, perché al posto di Berlusconi chi c’è? Non c’è nessuno, sennò altrimenti dobbiamo formare un altro Berlusconi“.
“Gli scajolani aspirano a poltrone grandi, a grandi poltrone“.
“Trovo che oggi una cosa scandaloso che i cittadini votano per il centrosinistra perchè lo devono rappresentare in aula e oggi non c’erano. E dov’erano? A fare shopping per Roma!”.
“Tutti i grandi sindacalisti che fanno bla-bla-blaf per tutte le parte e poi li ritrovi alla Camera o al Senato”.
“Non mi ha comprato nessuno, a me non mi comprano manco Cristo“.
Io me ne avrei andato pure a pagando io“.
L’aspirazione a parlamentare non è solo mio, ma sono di 60 milioni di italiani e ognuno di voi…ma sicuro che anche lei o chi sia vuole arrivare al coso.”
“La differenza tra Berlusconi e Di Pietro è quella che ci passa tra il giorno e la notte. In 15 anni che sono stato con Di Pietro non ci ho parlato manco un minuto. Berluscone è un gendllemmèn, con lui parlo per telefono quando sento un problema, anche mezz’ora o un’ora”.
Io non ho mai venuto qui per prendere la pensione da parlamentare, non me ne frega niente, ma sono venuto per il bene della mia nazione”.
“Ho finito il mio libro, ma sto trovando un editore. Il titolo è una mezza specie di “Mani Pulite”, ma “Mani Pulite” sono io perchè ho le mani pulite, non ho mai fatto del male a nessuno, manco a una mosca. Parla della mia storia di emigrato e degli ultima avvenimenti, quando sono andato via dall’IDV. Dal libro non prenderò niente perchè devolgo tutto a una chiesa che sta cadendo“.

Di Vittorio Sgarbi, suo “maestro di ripetizioni”, Razzi, che, repetita juvant, è membro della commissione parlamentare “Cultura, scienze e istruzione”, è entusiasta oltre ogni limite: “Il professore Sgarbi m’insegna la cultura perché è l’unica in Italia che ne sa. Che gli altri non sanno niente”. Nelle lezioni di cultura, però, non avranno ancora affrontato le opere di Alessandro Manzoni, perchè il povero Razzi fa scena muta dinanzi a una domanda di Parenzo sul saggio manzoniano “Storia della colonna infame”.

Nello spassoso florilegio di pillole sconnesse, indimenticabile anche l’afasia del deputato quando i due conduttori gli chiedono rudimenti sulla sua attività di componente della commissione sulle politiche comunitarie.

Pirotecnico finale con Razzi nel ruolo di poliglotta, che però si rifiuta di tradurre in tedesco “Forza Gnocca”.

“Quelle parole male non le imparo”, si giustifica il dotto e “responsabile” allievo di Sgarbi.

Insomma, in certi pertugi di destra, non si paga dazio per gli strafalcioni linguistici. E’ il libero mercato e il marchio atavico del Pdl e satelliti: si fa un po’ come c.. ci pare. Anche con la lingua di Dante.