Stavo seguendo la manifestazione degli indignati da casa, via tv e Twitter. A situazione degenerata mi sono recato a piazza San Giovanni, sul cellulare leggevo in diretta degli scontri e delle prime cariche. Sulla metropolitana ho incontrato gente impaurita dalle violenze che stavano avvenendo in superficie.
Arrivato in piazza, ho trovato una situazione surreale che ha catapultato la mia mente allo scorso 14 dicembre. Ho visto una ragazza sui vent’anni che si scagliava contro un poliziotto. “Servo del potere” gridava, altri ragazzi della mia età lanciavano qualunque cosa contro le forze dell’ordine. La gente ai bordi del marciapiede cercava di contattare amici e parenti dispersi nelle vie interne, bloccate da cassonetti divelti e dati alle fiamme.
Qualcuno ha cercato di fermare chi lanciava pietre e pezzi di asfalto ricavati da una crepa in via Magna Grecia. L’edicolante era scappato da poco e nel frattempo l’intenso lancio di lacrimogeni rendeva l’aria sempre più pesante e irrespirabile.
Ho pensato un po’ per riuscire a trovare le parole per descrivere ciò che stava succedendo. Mi è venuta in mente solo caos. Forse non è la più adatta ma rende l’idea. Miei coetanei coperti in volto correvano da una parte all’altra. Ogni movimento sembrava illogico. Quelli che andavano contro il cordone della polizia erano sia uomini che donne. Qualcuno cercava di gestire la situazione, dava istruzioni. Questi però non sembravano infiltrati della polizia. Con loro, poi, c’era qualcuno che forniva acqua e limoni.
Mi trovavo in piazza quando, da un lato, alcuni manifestanti non violenti applaudivano le forze dell’ordine e dall’altro invece prendeva fuoco il blindato dei carabinieri. Piovevano sampietrini, poliziotti e carabinieri indietreggiavano. Il fumo nero copriva la vista ma non al punto da capire che quel gruppo di esaltati contro “il potere e il sistema”, lo “sbirro infame”, era un gruppo proveniente da quelle frange estreme a cui ci divertiamo a dare vari nomi. Non mi sembravano infiltrati inviati da Maroni o chicchessia come qualcuno sta insinuando.
Dalla tv questi ragazzi violenti mi sembravano pochissimi, un centinaio o poco meno. Lì sul posto mi è apparso fossero molti di più, forse un migliaio, difficile dirlo. Erano comunque una minoranza piccolissima rispetto alle decina di migliaia di persone che invece li ha isolati e ha, invano, cercato di fermarli sia fisicamente che verbalmente.
Certo, ora fa molta specie sentire il mondo politico compatto, unito e comprensivo nei confronti di quella gente per bene che oggi si è vista sottrarre lo spazio mediatico da questi violenti che hanno messo a ferro e fuoco il centro di Roma. Dispiace, perché sono i politici i responsabili di questa crisi che colpisce soprattutto noi giovani.