Politica

Indignati e No Tav: lo stesso scenario Black Bloc

Si è ripetuta la stessa scena dello scorso luglio: in Val di Susa una manifestazione pacifica di migliaia di cittadini è stata incendiata dai un centinaio di Black Bloc. Erano armati di bulloni, mazze, bottiglie di ammoniaca, petardi, bastoni e pietre. Sono spuntati dal nulla e hanno lasciato sul campo 188 feriti.

La Tav è un’opera inutile che fa gola alle lobby finanziarie: ci sono in ballo appalti per oltre 20 miliardi di euro. Il governo Berlusconi si affrettò a bollare le violenze come espressione della “sinistra estrema”. Nessuno però potrà mai chiedere per chi votano quel centinaio di volti coperti, che nessuno ha mai identificato.

Il 15 ottobre circa 200 mila persone arrivano a Roma per manifestare pacificamente l’indignazione verso le lobby finanziarie che stanno indebitando il mondo. E chiedono più giustizia economica. Anche in questo caso un centinaio di Black Bloc sbucano dal nulla e accendono fuoco e violenza.

Risultato: passa in secondo piano la notizia che circa 199.900 persone scendono in piazza insieme ai milioni di indignati che sfilano in altre piazze del mondo. Il Giornale titola “Roma a ferro e fuoco. Assalto ai ministeri”, ma poi nel sommario indica un solo dicastero: quello della Difesa. E quasi tutti i giornali si sintonizzano su quel centinaio di volti coperti che hanno incendiato un paio di auto e un blindato dei carabinieri, dimenticando la notizia più rilevante.

Due scenari simili, due opportunità per le lobby finanziarie di manipolare l’informazione a loro vantaggio. Come è possibile, infatti, che tra le 900 manifestazioni indignate nel mondo, solo quella italiana ha visto protagonisti un gruppo di presunti Black Bloc? Sì, presunti. Perché risulta strano il recente protagonismo di un centinaio di volti coperti che manda all’aria il dissenso democratico in Italia.

I servizi segreti sono pagati per sapere in anticipo e prevenire. Anche i servizi di intelligence dei vari corpi di polizia possono sapere molte cose attraverso l’analisi di siti informatici, intercettazioni e pedinamenti. Sanno bene, infatti, chi sono i soggetti che si riconoscono nella sigla Black Bloc. Perché allora permettergli di infiltrarsi nelle manifestazioni democratiche? Perché non fermarli prima, isolarli e arrestarli? A chi fa comodo un piccolo gruppo di violenti?

Nei video che girano su Facebook e YouTube si vedono una quarantina di volti coperti che sfilano tra i manifestanti con mazze e bastoni. La folla democratica grida: “Fuori! Fuori!”. Ma loro continuano a camminare indisturbati. Molte telecamere amatoriali individuano il gruppo di teppisti. E nessuno dei potenti mezzi tecnologici delle forze dell’ordine riesce a farlo? Nessun agente in borghese gira per osservare e informare via radio del pericolo?

L’improvviso protagonismo italiano dei Black Bloc può nascondere qualcosa di più grave. La nostra democrazia malata e agonizzante – gestita proprio da una lobby finanziaria che sta creando un debito enorme e smantellando i diritti sociali – può essere avvelenata con sporchi stratagemmi. E’ facile pagare un gruppo di specializzati che si travestono di nero e si coprono il volto, affidandogli il compito di creare disordine.

Siamo nell’Italia dei dossier avvelenati usati come manganello mediatico e delle associazioni segrete (P2, P3, P4) che usano gli ufficiali delle forze dell’ordine per favorire la corruzione politica. Non mi meraviglierebbe, quindi, se avessero creato un gruppo scelto di sabotatori con l’obiettivo di incanalare l’informazione su alcuni binari. E’ una cosa che devono sapere gli indignati degli altri paesi che si chiedono come sia potuto succedere in Italia una guerriglia urbana, mentre altrove milioni di persone manifestavano pacificamente.