“A Roma ci sono stati anche scontri con la polizia e manifestazioni di violenza. Meglio se non ci fossero state, ma nell’attuale contesto, con gli indici di disoccupazione giovanile ai vertici storici, era inevitabile che ci fossero. Aggiungerei: è bene, istruttivo che ci siano stati. Sono segni dell’urgenza di uscire da un presente che è la continuazione di un passato non ripetibile”.
Così Valentino Parlato sul Manifesto. “Meglio se non ci fossero state” o “è bene, istruttivo che ci siano stati”. In questo cortocircuito, frutto della passione che mette sempre nei suo scritti uno dei padri storici della testata comunista ribelle per definizione, si possono ritrovare mille errori di concetto ripetuti dalla sinistra italiana. Di sicuro Parlato e il Manifesto non condividono la violenza, anche se l’ambiguità di quella frase presterà il fianco a commentatori di destra e benpensanti sempre pronti ad accumunare la cacca alla sinistra.
Per me ieri sarebbe stato molto più istruttivo non vedere la camionetta dei carabinieri in fiamme, le sassaiole e sentire giovani incapucciati – sempre gli stessi già visti mille volte (Askatasuna di Torino, centri sociali del nord-est e di Palermo, altro che infiltrati…) – soddisfatti: “Brucia Roma, brucia”.
Mi ha fatto tristezza anche il funzionario di polizia che provava a convincermi che la stessa camionetta fosse un’ambulanza: “Sono animali, ecco cosa sono. Perché dar fuoco a un’ambulanza? Lei lo farebbe?”. Sapeva perfettamente che non si trattava di un’ambulanza; ma cosa voleva ottenere nell’epoca di Twitter?Aveva uno scopo pedagogico?
Umilmente mi sento di dire a Valentino Parlato che è molto più istruttiva la nonviolenza e a quel funzionario di polizia che è molto più istruttiva la verità.
Nella foto, un blindato dei carabinieri in fiamme in piazza San Giovanni