E’ stata presentata il 22 settembre scorso alla Camera dei Deputati dalla Commissione permanente degli Affari Sociali una proposta di legge dal titolo: “Principi fondamentali in materia di governo delle attività cliniche per una maggiore efficienza e funzionalità del S.S.N”.
Per chi non fosse addentro la materia, la legge precedente 502/92 e successive modifiche evidenziava un autoritarismo politico assoluto nei confronti della gestione della sanità pubblica attraverso la figura del direttore generale della struttura sanitaria e dunque ciò che si poteva sperabilmente ipotizzare era il fatto che il nuovo testo apportasse dei correttivi a questa evidente distorsione. Invece in sostanza questa nuova proposta di legge non fa altro che ribadire la centralità del dg confermandone di nuovo i pieni poteri e decretandolo alla stregua del “deus ex machina” politico delle aziende ospedaliere.
Infatti nella nuova proposta di legge è stato annullato il parere obbligatorio del Collegio di direzione che è formato da medici e altri operatori sanitari anche sugli atti di rilevanza clinica (art.4) Per selezionare un dirigente di struttura sanitaria complessa, (come ad esempio un primario) è sufficiente che si riunisca una commissione e venga effettuato un semplice colloquio: la commissione riceve i curricula e seleziona una terna di candidati senza alcun bando di concorso e comunque senza regole chiare se non quella di redigere un profilo professionale coerente a quello del candidato. Insomma sembrerebbe ancora una selezione a circolo chiuso.
In una società civile tesa a difendere il bene più importante dell’uomo e cioè la sua salute e dunque la sua vita, gli atti sanitari dovrebbero essere decretati attraverso dei collegi di professionisti che possano esprimere opinioni e scelte inopinabili e obiettive. Di fatto questa nuova proposta di legge stabilisce che una sola persona possa scegliere il direttore di Unità sanitaria senza l’obbligo di una valutazione comparata di curricula e senza motivazione, grazie al fatto di non aver abrogato un articolo (art.15 septies)
In quanto medico io sono convinto invece che sia assolutamente necessario un parere collegiale a tutela della meritocrazia e dei cittadini che si affidano alle strutture pubbliche. Nella scelta di un medico primario, intervengono molte complessità. Demandare una scelta così importante a un solo dirigente, seppur preparato, non credo possa né risolvere né migliorare la nostra sanità pubblica, ma anzi fa sorgere molti dubbi, tanto per cambiare.
L’ingerenza della politica nelle scelte degli organigrammi e nella programmazione del futuro governo del sistema sanitario è ormai sotto gli occhi anche di profani e di comuni cittadini.
Il valore della persona, del cittadino, della vita umana ancora una volta viene posto in secondo piano laddove la netta sensazione è che l’unico interesse in gioco sia quello di “governare” la sanità pubblica che, si sa, dal punto di vista economico rappresenta un bel “bottino”. Niente che possa far pensare ad una preoccupazione da parte dei politici al miglioramento vero della qualità dei servizi, alla diminuzione delle liste di attesa, ad una maggiore attenzione per le strutture sanitarie, la gran parte di esse in una situazione di decadimento totale. L’unico risultato che ci si può aspettare da questa nuova proposta è che molti cittadini saranno ancora una volta costretti a rivolgersi a strutture private, per non attendere i lunghi tempi della nostra bistrattata e sofferente sanità pubblica.
La “cultura della vita” è la prerogativa di tutti i medici che scelgono questa professione come se fosse una missione. Direi che stiamo seppellendo la cultura della vita sotto a uno strato di macerie create dagli interessi politici o nella migliore delle ipotesi dalla mancata consapevolezza di come essa si debba gestire. Questa proposta di legge non convince e non programma un vero futuro per la nostra salute.
Noi medici ci attendiamo e ci auguriamo che vengano individuate procedure chiare, trasparenti, e basate sul merito.
Come scrisse Nietzsche “I medici più pericolosi sono quelli che, da attori nati, imitano con perfetta arte di illusione il medico nato”.