Herman Cain è uno dei candidati repubblicani alla presidenza degli Stati Uniti. Da qui all’agosto dell’anno prossimo, cercherà di ottenere un numero di delegati superiore a quello dei suoi avversari, e ottenere così la candidatura del suo partito alla presidenza. La questione è quindi la seguente: può un businessman afro-americano ottenere la candidatura del partito repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti?

Non politici che sono diventati presidenti ce ne sono stati pochi, nella storia americana. In effetti, nell’ultimo secolo e mezzo, c’è n’è stato soltanto uno. Quindi, dal punto di vista dei precedenti, è poco probabile che Cain ottenga la candidatura. E candidati non bianchi che sono diventati presidenti, come è noto, la storia politica americana ne ha prodotto soltanto uno, Barack Obama. Combinando le due principali caratteristiche elettorali di Cain, la sua appartenenza alla comunità degli affari e a quella afro-americana, le probabilità che diventi il candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti sono considerevolmente basse.

C’è però una terza ragione che rende fragile la candidatura di Cain: il fatto che non abbia partecipato al movimento dei diritti civili che negli anni Sessanta diede agli afro-americani il diritto di accedere alle stesse aree pubbliche (trasporti, ristoranti, alberghi, ecc.) disponibili ai bianchi e il diritto di voto. Il movimento dei diritti civili fu, at large, guidato da Martin Luther King. Quindi, in qualche modo, quello che danneggia Cain è il suo non rapporto con King. King è per la comunità afro-americana quello che papa Wojtyla per il cattolicesimo polacco: un’icona.

Nel suo libro, Cain sostiene di aver intenzionalmente deciso di non partecipare al movimento. Un giornalista, Lawrence O’Donnell, ha letto attentamente il libro di Cain, e nel corso di un’intervista è riuscito a metterlo sulla difensiva. Se tutti avessero fatto come lei, Mr. Cain, dove sarebbero oggi gli afro-americani?, ha chiesto. Piuttosto che sostenere di aver scelto di stare alla larga dal movimento, come ha scritto nel libro, nel corso dell’intervista Cain ha preferito seguire un’altra strada: ha sostenuto che ai tempi era troppo giovane per partecipare al movimento. C’è del vero nell’affermazione di Cain: Cain è nato nel 1945; John Lewis e James Bond (due dei più giovani leader del movimento) sono nati nel 1940, Stokely Carmichael, l’anno successivo. Però è altrettanto vero che nel 1965 Cain aveva 20 anni. E a 20 anni Lewis, Bond e Carmichael erano già attivamente impegnati nel movimento. Erano stati picchiati e messi in cella.

E’ ovvio che il rapporto tra Cain e il movimento dei diritti civili non si concentra tanto su quello che Cain ha fatto o non ha fatto, quanto piuttosto sull’atteggiamento che Cain ha assunto nei confronti della segregazione e della discriminazione razziale. Apparentemente, Cain non ha ritenuto di doversi ribellare. Questo ovviamente apre una serie di domande sulla sua integrità e sui suoi valori, e soprattutto sulla sua voglia di combattere battaglie civili impopolari e pericolose.

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