In che stato si trova la democrazia italiana? Può definirsi ancora “democrazia” il nostro Stato? Come ricorda il dizionario, “democrazia deriva dal greco antico δῆμος (dêmos), che significa popolo, e da κρατός (kratéo), che significa comandare, e più tardi dal latino democratia.”
La democrazia è dunque una forma di governo nella quale la sovranità risiede nel popolo, ed è esercitata per mezzo di rappresentanti liberamente eletti, con una libera opposizione delle minoranze e nel rispetto della legalità. Suoi antonimi e contrari, sempre secondo il dizionario, sono la monarchia, l’oligarchia, la plutocrazia, la dittatura, il totalitarismo, il fascismo, la teocrazia e, aggiungerei io, la “telecrazia”.
L’Italia è una repubblica parlamentare nella quale il Parlamento dovrebbe essere l’unica istituzione a detenere la rappresentanza della volontà popolare, e in quanto tale competente a dare fiducia al governo (articolo 94 della Costituzione) e a eleggere il presidente della Repubblica (art. 83). Il presidente della Repubblica ha una funzione di garanzia. La funzione di garante, spesso dimenticata in favore del maggior potere dell’esecutivo e in particolare del presidente del Consiglio, è in realtà assai delicata.
Mi scuso per l’introduzione didattica ma è bene partire dai principi fondamentali per dipanare tali riflessioni. E i principi fondamentali della nostra democrazia sono dettati dalla nostra sacra Carta costituzionale. I cui articoli andrebbero scritti e appesi – a costo di apparire blasfemo – al posto del crocifisso in ogni aula. Perché essi incorniciano la nostra libertà ed i nostri diritti civili, non certamente il nostro culto.
Tornando alla nostra democrazia, mi domando se essa possa essere ancora definita tale dopo che da tanti anni abbiamo: un presidente del Consiglio che sostiene di essere stato eletto liberamente dal popolo (ma l’art. 92 della Costituzione recita tutt’altro); una legge “porcellum” (ma chi l’ha votata e mantenuta sino ad oggi?) che traduce il voto elettorale condizionandolo; un Parlamento e un Governo che legiferano ad personam e profondono ogni risorsa verso tale obiettivo, disinteressandosi degli interessi reali dei cittadini; un sistema elettorale in genere che ostacola l’ingresso di nuove liste elettorali provenienti non dai partiti tradizionali e consolidati o da poteri economici, così da mantenere blindata l’agorà; un sistema (dominante) di mass media in mano ad un solo uomo o riconducibili alla di lui maggioranza, così da condizionare l’opinione pubblica; i pochi sistemi di democrazia diretta (artt. 71, 75 Cost.) costantemente vanificati, disattesi o mal tradotti; un perdurante e voluto sistema di inefficienza della giustizia civile e del fisco; una politica fiscale fondata su continue manovre finanziarie emergenziali, improvvisate, senza procedere ad alcuna riforma strutturale ma andando a saccheggiare la classe media; un sistematico mantenimento dei privilegi della politica con costi abnormi per il Paese; un perdurante declamato falso scontro tra poteri dello Stato (esecutivo e legislativo contro quello giudiziario); un Parlamento ed un Governo composti per buona parte da personaggi indagati e condannati per reati gravi, quantomeno per le funzioni che ricoprono; un sistema di Autority farlocco (i cui presidenti non sono per nulla indipendenti) che non controlla alcunchè salvo legittimare l’ingiusto sistema economico.
Potrei continuare a citare infiniti esempi e molti commentando tale post lo faranno.
La democrazia italiana è oramai sospesa da tempo, congelata in una sorta di flash mob surreale poiché i suoi interpreti inconsapevoli sono 60 milioni di italiani. O come ha scritto brillantemente Travaglio, siamo 60 milioni di ostaggi nelle mani di un uomo solo.
Tutto ciò mi indigna profondamente, rabbiosamente, e infatti ero uno degli indignados a Roma, dove ho visto una partecipazione di migliaia di persone dagli 11 anni fino ai 90 anni, che mi ha commosso e mi ha fatto scendere un brivido bello lungo la schiena. Da ieri però, grazie a frange di violenti che hanno agito indisturbati dalla Polizia, non si parla dei contenuti della protesta ma della violenza espressa da questi infiltrati. Peccato.
Come uscire dalla democrazia sospesa? A mio avviso ci son solo due modi: il primo è un assedio pacifico di milioni di persone al Parlamento, con indignados permanenti; il secondo ci è offerto dall’art. 88 della Costituzione in base al quale “il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro presidenti, sciogliere le Camere”. Sarò irriso dai costituzionalisti ma a mio avviso ci sono motivi gravi per procedere a tale scioglimento.
Occorre solo un atto di coraggio da parte del nostro presidente. L’avrà?