La violenza di piazza San Giovanni è partita dal web. Questa l’opinione di una delle principali emittenti private (avete tre possibilità per indovinare quale…) e di alcuni quotidiani, declamata sabato notte a poche ore dalla fine della giornata di manifestazione e di scontri. Secondo questa tesi “illuminante”, è sui siti internet (Indymedia in particolare), sui blog e sui social network che da giorni covava, si organizzava e si ramificava quella che poi è diventata l’azione da guerriglia armata che ha messo a ferro e fuoco piazza San Giovanni e dintorni. “I siti internet e i forum tradizionali dell’insurrezione italiana ed europea – scrive ieri il quotidiano il Tempo – dettano l’agenda che poi viene replicata e alimentata nei mille rivoli del microblogging”.
Probabilmente oggi e nei prossimi giorni gli accusatori della rete non potranno omettere la notizia che proprio dal web è partita la mobilitazione per smascherare i violenti. Ma intanto il sasso è stato lanciato. Non contro le vetrine delle banche ma contro la rete. E facevamo bene a non esultare all’indomani della notizia che i blog e i siti internet venivano stralciati dal ddl sulle intercettazioni perchè in molti temevamo che il bavaglio sarebbe stato riproposto in altre forme. E non servono capacità divinatorie per immaginare che alla prossima buona occasione qualcuno rilancierà il bavaglio alla rete partendo proprio dagli scontri di sabato.
Il bavaglio agli indignati e ai manifestanti intanto è stato già messo: la gran parte dei telegiornali, salvo le solite rare eccezioni (Rainews vero esempio di servizio pubblico), ha infatti letteralmente cancellato la manifestazione e le istanze dei giovani, le rivendicazioni indignate ma pacifiche di chi ha viaggiato tutta la notte per raggiungere la capitale e dire no ad un modello di sviluppo e di società che premia i ricchi e i furbi e umilia i poveri e gli onesti, che mortifica i sogni e le speranze di un mondo migliore.
C’è poi chi è andato oltre equiparando di fatto i disarmati manifestanti con i black bloc: “Nel grande corteo di ieri a Roma – scrive Giampaolo Pansa su Libero – gli Indignati del 2011 hanno provocato un disastro. Erano anche loro vecchie conoscenze. Non a causa dell’età, abbastanza giovane, bensì per la connotazione politica. Centri sociali, militanti no global, Cobas, no Tav, no Ponte di Messina, avanguardie della Fiom, antagonisti, anarchici, squatter, collettivi universitari senza bussola. Tutti raccolti sotto una sigla copiata dal movimento spagnolo. Ma ancora una volta la loro furia è servita soltanto a devastare il centro della capitale, a fare molti feriti, a bruciare automobili, a distruggere agenzie bancarie e negozi, a invadere edifici pubblici…”.
Vittorio Feltri sul Giornale è ancora più esplicito: “Ringraziate il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che non vi ha preso a calci in bocca… E non venite a raccontarci che non siete responsabili dei disastri, che è tutta colpa degli infiltrati provocatori. I provocatori siete voi. E anche farabutti”. Come commentare?