Il ministero della Giustizia ha chiesto alla corte d’Appello di Milano, attraverso il capo degli ispettori Arcibaldo Miller, una copia della sentenza Lodo Mondadori e dei motivi del ricorso in appello di Fininvest. L’iniziativa è un atto dovuto in seguito all’esposto presentato nei giorni scorsi da Marina Berlusconi per conto di Fininvest sia al Ministero della giustizia sia al pg della Cassazione. Nell’esposto, Fininvest sosteneva che la corte milanese aveva “attribuito alla Corte di Cassazione una tesi in alcun modo ricavabile dal testo” usando “come decisivo un precedente giurisprudenziale che non esiste ma che viene creando attribuendo alla Cassazione una tesi mai espressa della Suprema corte”.

Nel processo d’appello, Fininvest aveva avanzato tra le questioni pregiudiziali rispetto al merito il fatto che la vicenda del Lodo Mondadori era già stata definita con sentenza del 1991 passata in giudicato e che quest’ultima non era stata rimossa dopo che uno dei tre giudici, Vittorio Metta, era stato condannato per corruzione. Cir infatti non ha presentato richiesta di revocazione della sentenza “corrotta”.

Secondo Fininvest, la Corte d’Appello di Milano ha proceduto direttamente a valutare nel merito la questione – senza ritenere necessaria la revocazione della sentenza “corrotta” – richiamandosi a una decisione della Cassazione del 2007 per la causa Imi-Sir dove si sottolinea che “la presenza di un componente dell’organo giurisdizionale privo del requisito di imparzialità infirma la validità dell’intero iter decisionale per sua natura dialettico e sinergico”. In sostanza – è la lettura del testo della sentenza del luglio scorso riportata da Fininvest – la corruzione di un giudice di un collegio rende “invalida” la sentenza, anche se non revocata, e consente dunque ad un giudice civile una rivalutazione del merito della sentenza. La mossa del ministero insomma è un atto dovuto, dal momento che né la sentenza d’appello che condannava Fininvest a risarcire Cir con 560 milioni di euro, né i motivi del ricorso d’Appello erano stati allegati all’esposto. Dopo aver letto gli atti, al Ministero si valuterà se chiedere o meno una relazione al presidente della corte d’appello di Milano. La procedura potrebbe sfociare in un’ispezione o in un’azione disciplinare.

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