Settimana delicatissima in Grecia, con il Parlamento impegnato a varare un nuovo pesante pacchetto di tagli alla spesa pubblica, e la piazza già sul piede di guerra in vista dello sciopero generale che per le prossime 48 ore bloccherà l’intero Paese.
Un black-out annunciato già a fine settembre dalle due più grandi sigle sindacali elleniche, Adedy e Gsee, e che potrebbe trasformarsi in una mobilitazione di massa in tutti i settori chiave del Paese.
A partire dal trasporto pubblico. Treni e navi sono fermi già da oggi, ma per domani la ferrovia nazionale ha già annunciato il blocco totale di tutti i servizi. Ferme anche metropolitane, autobus, tram, taxi e aerei. Ad Atene saranno garantiti solo i trasporti locali verso i luoghi di partenza della manifestazioni, piazza di Pedion tou Areos e piazza Sintagma.
Braccia incrociate anche per la Federazione dei dipendenti delle Dogane, che già ieri aveva disposto la chiusura di tutti gli uffici del Paese, per gli impiegati statati, i lavoratori portuali, gli insegnanti di scuole e università che già questa mattina hanno bloccato simbolicamente il ministero della Pubblica istruzione. Adesioni compatte anche dei dipendenti delle imposte e degli impiegati di banca, di farmacisti, dentisti, personale medico e paramedico degli ospedali che già da oggi hanno occupato gli uffici di molte strutture sanitarie della capitale garantendo l’ingresso solo ai pazienti.
E stavolta, a dire no alle misure lacrime e sangue del governo di George Papandreou, alle richieste dell’Unione europea e degli organismi internazionali per tentare un salvataggio in extremis di Atene, ci sono anche i giornalisti. Domani e giovedì, infatti, le edicole saranno deserte, i telegiornali sospesi, i siti oscurati e le radio ferme per protestare contro i tagli del personale annunciati in moltissime redazioni.
Chiusi, domani e giovedì, anche panifici e distributori di benzina. Una mobilitazione totale, insomma, che già oggi ha visto sfilare nelle strade di Atene diversi cortei, con i dipendenti pubblici impegnati in diversi sit-in davanti a ministeri e agenzie governative. Tra gli interventi più osteggiati dagli aderenti allo sciopero, l’annuncio del governo il mese scorso di nuovi pesantissimi tagli che prevederebbero per un anno la riduzione degli stipendi del 60% a circa 30mila impiegati.
E mentre la piazza si organizza, l’Unione europea fa sapere che “Per evitare che continui il dramma attuale” c’è bisogno urgente di un “un secondo programma” di aiuti alla Grecia. A ribadirlo da Lisbona è stato il commissario europeo agli Affari economici e monetari Olli Rehn. Concretamente, per scongiurare il peggio, sostiene Rehn, “deve essere rivisitato l’accordo del 21 luglio” con un maggiore coinvolgimento del settore privato allo scopo di “ripristinare la solvibilità” della Grecia.
In questo senso potrebbero essere rivisti al rialzo gli accordi di tre mesi fa, secondo i quali il settore privato avrebbe contribuito al salvataggio del Paese con una riduzione del valore dei titoli del 21%. Una cifra che potrebbe non bastare e che, secondo alcune ipotesi in campo, potrebbe essere innalzata anche al 50-60%.
I tempi si stringono, dunque, e molto (compreso lo sblocco di ulteriori 8 miliardi di euro di aiuti) dipenderà dall’atteso rapporto che dovrebbe uscire a giorni sulla sostenibilità del debito greco stilato dalla cosiddetta Troika, formata da da delegati dell’Ue, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea, fortemente osteggiata da molti manifestanti.
In attesa della sua pubblicazione, c’è chi cerca di gettare acqua sul fuoco in merito alle voci di un possibile rafforzamento del ruolo di Bruxelles nell’ambito dell’approvazione del piano di riforme greco. Ipotesi bollate come “completamente senza senso” da Olivier Bailly, uno dei portavoce della Commissione dell’Unione che ha tenuto a ribadire che “Nessuna decisione può essere presa senza l’approvazione delle autorità greche”. Secondo Bailly, infatti, si tratterebbe di un intervento “politicamente non sostenibile”. Anche a giudicare dalla rabbia crescente di migliaia di cittadini greci.
di Tiziana Guerrisi