Nuove intercettazioni dall'inchiesta di Pescara sui finanziamenti a "l'Avanti!". Il protagonista-ombra del caso Tarantini parla al telefono con Frattini, Bertolaso, Bonaiuti e altri. Spesso a nome di Berlusconi. E tutti si mettono a disposizione. Tranne Cicchitto che lo gela: "Delle cose del capo io me ne sbatto il cazzo"
Lavitola è direttamente interessato alla questione come direttore-editore dell’Avanti!, ma è solo uno degli episodi, illustrati da nuove intercettazioni uscite oggi su Repubblica relative all’inchiesta di Pescara, che dimostrano l’inspiegabile potere del personaggio. Al quale sembrano aprirsi tutte le porte perché lui è “un consigliere del presidente Berlusconi”, e spesso ha “appena parlato col capo”. Molti appaiono infastiditi dalle sue pressioni, ma, a quanto si legge nelle intercettazioni, tutti lo stanno ad ascoltare e regolarmente si mettono a disposizione, almeno a parole.
Lavitola chiama la segretaria del ministro degli Esteri Franco Frattini per intrufolarsi in un colloquio con l’omologo albanese Ilir Meta. Lavitola chiama il responsabile della Protezione civile Guido Bertolaso per far modificare un decreto sgradito già pubblicato in Gazzetta ufficiale. Lavitola chiama un senatore, Paolo Scarpa Bonazza Buora, per annunciargli la sua prossima nomina a ministro dell’Agricoltura (che però non avverrà). Nelle telefonate, Lavitola fa spesso riferimento a un premier “appannato”, che in sostanza va aiutato, specie sul fronte della giustizia. L’unico che sembra non subire l’invadenza del “pescivendolo” – così di definisce Lavitola – è Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camara. Che, importunato su non meglio precisati “problemi del capo”, che è “completamente fuori di brocca”, risponde: “Delle cose del capo io me ne sbatto il cazzo”.
Ecco le nuove intercettazioni.
Come imbucarsi al vertice col ministro albanese
(13 ottobre 2009 ore 10.13)
Nadia (segretaria del ministro Frattini, ndr) “Allora, lui, questo ministro, lo vede il 21 e fa questo incontro istituzionale. Tu… ti piazzi nella nostra anticamera e nel momento in cui escono dalla sala…”
Lavitola “Ma no, scusa, alle 11 non mi puoi far sedere nella stanza sua, invece che nell’anticamera che sembro…”.
N. “Non ci siamo capiti, io ti sto dando delle coordinate che mi da lui. Tu ti piazzi nella sala antistante e quando escono lui te lo presenta, vi stringete la mano e poi, non lo so…”.
L. “Senti, Nadia, se mi permetti. Siccome, Franco lo sa, io questo lo conosco da dieci anni…”.
N. “Sì, ma lui non lo porta nella sua stanza quando escono dall’incontro istituzionale. In genere, questo non accade mai”.
L. “E non gli puoi dire se in questo caso può accadere?”
N. “No, accade lì per lì. Perché visto che tu starai là fuori, poi probabilmente quello gli dirà: “ah, allora ci sta il dottor Lavitola che tu conosci… entriamo, non entriamo”, questo non lo so. Se lui mi dice di riferirti così è perché evidentemente immagina di fare quest’incontro all’uscita, quasi fosse una cosa casuale… che cacchio ne so…”.
“Franco” dà la luce verde
(15 ottobre 2009 alle 13.01)
L. “Nadia, buondì Valter. Lui mi ha detto che mi poteva far trovare nella sua stanza, mi ha detto: “Valter è un incontro ufficiale non si può, altro è se invece questo ti incontra nella mia stanza alla fine della cosa”. Siccome è una cosa importante…”.
N. “Ma aspetta, ma di chi parliamo?”.
L. “Ilir Meta. (…) Ascolta, il 15 mi ha detto il ministro che c’ha un incontro con il vicepresidente e ministro degli esteri albanese, allora siccome è un incontro ufficiale, sarebbe molto importante per una serie di vicende che poi ti spiego e che Franco conosce, che io alla fine dell’incontro fossi lì nella stanza di Franco per scambiare due chiacchiere Franco, io e lui. Questo qui è quello che mantiene in piedi il governo di Berisha, c’ha quattro parlamentari e ne sta acquisendo altri nove… vabbè, poi ti spiego, inutile che ti sto a dire metà per telefono… quindi sarebbe importante. L’altra cosa, vedi se tu puoi fare un miracolo, io ho appena finito di parlare con il presidente che è estremamente appannato al telefono…”
N. “Eh, se vede…”.
L. “E c’è una questione di un’importanza straordinaria che lui non riesce a mettere a fuoco. L’unico con il quale spero che possa a ragionare è Franco. È sulle questioni della giustizia. È una cosa importantissima. Io c’ho solo sta speranza qua”.
N: “E allora?”.
L. “Devi vedere se ci riesci. Io devo parlare cinque minuti con Franco di persona. Dovunque esso sia, in machina, in aereo, in ufficio, alla Camera, al Senato, a margine di una riunione. Cinque minuti”.
N. “Guarda… lui all’una e un quarto c’ha un volo.
V. “Eh, vado con lui”.
L. “Oggi è proprio impossibile, Valter”.
L. “Se lo accompagno in aeroporto come faccio sempre col capo?”.
N. “Glielo chiedo e ti faccio sapere”.
L. “Vedi un attimo, è importante. Tu lo sai non faccio mai pressioni, rischia di essere vitale perché lui è proprio appannato…”.
N. “Ma questo ce ne siamo accorti tutti”.
L. “Eh lo so, lo so. Però c’è una cosa importantissima che se Franco ci mette le mani si risolve. Poi vedi sta cosa del 21, ti prego”.
N. “Se lui mi dà luce verde io non ho problemi, ti metto a margine dell’incontro istituzionale”.
V. “Me l’ha data lui luce verde, mica si rimangia le cose. Diglielo. Eh, grazie, tesoro ciao”.
Protezione civile, il decreto da cambiare
(14 ottobre 2009 nel pomeriggio)
Lavitola. “Guido, Valter, perdonami se ti sto inseguendo…”.
Guido Bertolaso “Ma che succede? Che problema c’è?”.
L. “Eh, c’è un problema, mi dicono che è stata pubblicata sulla Gazzetta la modifica di quel decreto per la nomina del commissario, eliminando per intero l’articolo 2 ed è stato pubblicato da voi come Protezione Civile. Quella testa di cazzo di Matteoli non aspettava di meglio e sta facendo zompare tutta la cosa, dicendo che è a te che non sta bene. Boh, io… sinceramente io sto lavorando da un anno e mezzo a ‘sta cosa…”.
GB. “Ti ripeto, non ne sono nulla. Non ho il tempo di seguire questa cosa”.
L. “Eh, te l’ho mandata quella lettera lì. Nel caso, ti volevo dire, nel caso riconvinciamo Matteoli, non tanto io quanto il capo (Berlusconi, ndr.), tu nel caso la puoi rimodificare?”.
GB. “Devo sentire Aiello e poi ti faccio parlare con lui e vediamo se si può fare qualcosa”.
L. “Posso contare sulla tua pazienza e disponibilità?”.
GB. “Vediamo, certamente, ne riparliamo senz’altro”.
“Te lo dico io, sarai ministro”
(13 novembre 2009 ore 14.53)
Paolo Scarpa Bonazza Buora (presidente commissione agricoltura del Senato): “Come stai ricchione?”.
Lavitola “Due cose. La prima, fai jogging la mattina?”.
S. “No, perché devo farlo? Mi viene l’infarto, mi viene”.
L. “No, no, fai jogging, tieniti allenato a correre”.
S. “Vabbè, per andare a fare la maratona”.
L. “No, no, per poter fare il capo della maratona. Vedi che devi pagare la cena, però eh.,, Ti ricordi quando ti dissi che non c’era nessun problema, che tu ritenevi che quello stronzo lì ti si inculasse, Galan eccetera? Ti ricordi?”.
S. “Che fa il ciccione?”.
L. “Io mo’ ti dico toccati le palle: so che è il momento tuo”.
S. “E com’è che lo sai?”.
L. “Me lo sò sognato ieri notte, come lo so secondo te, chi me lo può dire? L’ipotesi allo studio, se va quello stronzo di Zaia lì a fà il presidente alla Regione, tu sei in pole position per fà il ministro dell’Agricoltura”.
S. “Dimmi un po’, (…) e Galan?”.
L. “Punta a fà il presidente degli Stati Uniti, da lì in su…”.
S. “Però alla fine si dovrà anche accontentare”.
L. “Sì, lui punta a qualunque di queste cose, ma non lo so che succede. Secondo me il candidato più attendibile a quella cosa sei tu”.
S. “Ma è una tua supposizione?”.
L. “No, no ho parlato con lui, ho parlato col presidente e lui fa questa valutazione, e gli ho detto, ma se salta qui chi ci va? E lui dice Fini rompe i coglioni, io dico “e noi … ci abbiamo Scarpa”, e lui dice “cazzo, è vero, è pure presidente della Commissione al Senato, è l’unico che ci capisce, già An è sovradimensionata”.
S. “Speriamo che sia vero”.
L. “… però muoviti anche tu per favore. Parla con Schifani e parla pure con Cicchitto. Non dì che te l’ho detto io”.
S. “Sì”.
L. “E io che cosa posso fare, più che parlare con il capo. Io l’unico lavoro che ti posso fare è sul capo. Fabrizio no, oppure con Quagliarello tu che rapporti c’hai?”.
S. “Buoni, è un po’ freddo, diciamo”.
L. “E allora guarda se basta Schifani, basta e avanza Schifani”.
Settanta milioni che “quello stronzo di Tremonti” non vuole sbloccare
(12 ottobre 2009 ore 20.32)
Lavitola “Scusa se ti ho disturbato, il fatto che mi richiami mi riempie di orgoglio, di speranza, vuol dire che sono diventato una persona importante”.
Bonaiuti “Tu sei un amico e quindi non sei né importante, né poco importante”.
L. “Sei un tesoro. Ho saputo che questo stronzo di Tremonti non vuole firmare assolutamente l’attribuzione dei fondi al capitolo sull’editoria, in quanto sostiene che non c’è il gettito di entrate e dice pure che a lui non gliene frega un cazzo… se lo chiede Berlusconi lo fa”.
B. “Il problema sono quei settanta milioni che lui non vuol tirare fuori”.
L. “Eh, di quello parliamo, dei settanta milioni. Lui ha detto che non c’è il gettito di entrata”.
B. “Guarda so tutto, fammici lavorare. È un problema costituzionale, perché mi apre un casino inenarrabile… ma che cosa devo fare, mi metto a piangere?
L. “No, no, aspetta un secondo, abbi pazienza solo un minuto. Lui sa meglio di tutti quanti che essendoci una norma, a lui non gliene frega niente del gettito di entrata, lui lo può fare sul bilancio previsionale dello Stato, non gli frega assolutamente niente. Il problema reale è che lui se lo vuole far chiedere da Berlusconi in quanto – io l’ho già detto al presidente questo – lui a un certo punto è sbottato, insomma è contro Tremonti dalla vicenda delle Regioni giù giù ad altre cose sulle quali poi mi ha dato ragione. Comunque mi ha detto che lo faceva. Però Tremonti se lo vuol far chiedere da lui in quanto ci sta il problema soprattutto della Padania e del Secolo. Siccome il Secolo oramai fa parte di FareFuturo eccetera eccetera Tremonti vuole vendersi questa cosa con Berlusconi e ha detto chiaramente “Se me lo chiede Berlusconi allora lo faccio, se non me lo chiede portiamo a casa settanta milioni in più””.
B. “Fai una cosa, mercoledì tu mi chiami e mi vieni a trovare”.
L. “Paolo, fai chiamare al presidente a Tremonti, senti a me”.
B. “Mettiti tranquillo, vieni giovedì mattina”.
L. “Un bacione Paolo”.
Cicchitto: “Delle cose del capo io me ne sbatto il cazzo”
(13 ottobre 2009 ore 10.33)
Cicchitto: “Io adesso non posso parlare”.
Lavitola: “Ma io però ho urgenza di sentirti per una cosa del capo, fammi sapere appena puoi”.
C: “Delle cose del capo io me ne sbatto il cazzo”.
L: “No, no, invece ti devo parlare perché questo è completamente fuori brocca. Chiamami”.