“Noi senza Magli non ci stiamo”. Appare chiaro e limpido lo slogan dei lavoratori dello storico calzaturificio bolognese Bruno Magli che, ormai da più di un mese, stanno lottando contro la chiusura dello stabilimento di via Larga. I dipendenti dell’azienda hanno presidiato Unindustria, in via Sebastiano Serlio, dove si è tenuto un incontro con i sindacati, per valutare, dopo il precedente tavolo in Regione, quali strade percorrere per scongiurare la chiusura dello stabilimento. Chiusura che porterebbe al conseguente trasferimento a Milano del design e della parte creativa dell’azienda. Pare che dal tavolo si sia giunti ad un piccolo passo importante, soprattutto per il destino dei lavoratori.

“Siamo riusciti ad ottenere – dichiara Luciana Renda di Femca Cisl – un mese e mezzo di cassa integrazione in deroga per i lavoratori che durerà fino al 30 novembre. Dopodiché dovrebbe scattare la cassa integrazione ministeriale. Nel frattempo l’azienda ancora non si è pronunciata per la dichiarazione di cessazione dell’attività. Ma come si sa, la sua posizione è ben nota”.

Una posizione inamovibile quella dell’azienda, per rendere concreta e tangibile la strategia dell’amministratore delegato Armin Muller, improntata al ‘brand business’ con nuovi negozi all’estero e uffici stabili a Milano. Sul destino della produzione ancora top secret. Il luogo o la nazione dove verrà trasferita restano ancora oscuri. Ciò che appare importante per l’azienda, visti gli anni di continue perdite che hanno portato ad accumulare un debito pari a 30-35 milioni, sta nella volontà di ‘rifarsi’ puntando il tutto e per tutto sul marchio, ciò che garantirebbe la vendita delle scarpe a fior fior di quattrini, a chi quel marchio lo riconosce come ‘lusso’. Anche a costo di lasciare a casa chi, le scarpe di lusso, le ha fabbricate per una vita.

Una situazione che potrebbe essere totalmente capovolta, anche se si tratta di un’ipotesi molto labile, se all’ultimo spuntasse un acquirente: “Al momento – continua Renda – l’azienda non ci ha comunicato il nome di nessuno per l’acquisto dell’azienda. Girano solo delle voci, ma comunque nulla di attendibile. Vedremo se all’incontro previsto la settimana prossima sarà magari la Regione stessa a comunicarci qualche novità al riguardo”. E aggiunge: “Siamo soddisfatti anche per un altro passo importante, ovvero l’azienda ha messo nero su bianco per la prima volta, che la direzione e l’amministrazione resteranno nel territorio bolognese. Un fatto sicuramente molto positivo, soprattutto per dare certezze positive ai lavoratori”.

I dipendenti, dal canto loro, restano fiduciosi, anche se l’ombra della chiusura definitiva dell’azienda prende sempre più spazio. “Lavoriamo alla Magli da 12 anni – raccontano Nina, Giulia e Silvia – speriamo davvero che si faccia il possibile per non chiudere e trasferire la produzione altrove. Sarà comunque difficile, visiti i continui anni di perdita.” E poi c’è chi come Mauro, ormai veterano ‘doc’ della Magli: “Lavoro per l’azienda da 38 anni, e sapere che da un giorno all’altro l’azienda per cui hai lavorato quasi una vita potrebbe chiudere provoca un senso di profonda tristezza e amarezza. Anche mia moglie lavora per la Magli, quindi saremmo in due a perdere il lavoro”.

Ora non resta che attendere il 25 di ottobre, quando si terrà un ulteriore incontro in Regione, e forse si capirà quale sarà il futuro dei 90 dipendenti. E insieme a loro, si scoprirà il destino, bolognese o no, della Bruno Magli.

di Carmen Pedullà

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