Pier Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri

Il gup di Milano, Maria Vicidomini, ha prosciolto “per non aver commesso il fatto” il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nell’ambito del processo Mediatrade. Rinviati a giudizio invece il figlio del premier Pier Silvio Berlusconi e il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, con l’accusa di frode fiscale. A giudizio andranno anche gli altri nove imputati, tra i quali il produttore Frank Agrama e il mediatore Daniele Lorenzano. Il processo prenderà il via il 22 dicembre 2011 davanti ai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Milano. Poche ore dopo arriva il commento dello stesso premier: “Il grande scandalo – ha detto – è che i pm hanno portato contro di me accuse che i loro stessi colleghi hanno smentito”. E ancora: “E’ il 25 esimo processo in cui sono prosciolto”. Quindi la conclusione: “Adesso tutti mi chiedono se sono soddisfatto. Non lo sono. Sono insoddisfatto di essere stato accusato di una cosa che non stava né in cielo né in terra”

“Questa volta abbiamo trovato un giudice che ha avuto voglia di ascoltarci”, ha commentato Niccolò Ghedini, avvocato-parlamentare del presidente del consiglio. “Evidentemente il giudice ha ritenuto che comunque Silvio Berlusconi non aveva alcuna compartecipazione né formale né sostanziale con questa vicenda”. Ghedini ha aggiunto che per Pier Silvio Berlusconi il giudice avrebbe dovuto prendere un’analoga decisione. Subito dopo il verdetto del giudice, Ghedini e il collega Piero Longo hanno chiamato il premier: “L’abbiamo chiamato poco fa per informarlo velocemente, non ha detto nulla perché era solo un’informazione”.

L’inchiesta della Guardia di Finanza, coordinata dai pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, verteva sulle modalità con le quali società del gruppo Berlusconi acquistavano i film dalle major americane, per trasmetterli sulle reti Mediaset. Invece di contrattare direttamente i diritti, secondo l’accusa, queste società li compravano a un costo maggiore dalla Wiltshire di Agrama, il presunto socio d’affari di Berlusconi, che, a sua volta, li aveva comprati dalle case di produzione americane. La differenza tra quanto pagato dalla Wiltshire e l’esborso del gruppo Fininvest/Mediaset sarebbe finito, secondo l’accusa, su alcuni conti in paradisi fiscali: circa 34 milioni di dollari.

La Procura di Milano ha già annunciato  ricorso in Cassazione contro il proscioglimento di Silvio Berlusconi, accolto, a quanto si apprende, con sorpresa. Gli avvocati Ghedini e Longo hanno anche ironizzato sul Tribunale di Milano, dove sono in corso quattro procedimenti che vedono inquisito il presidente del consiglio. “E’ una decisione abbastanza rara”, hanno commentato. “Una rondine non fa primavera”, ha aggiunto Longo, contro il premier “continua ad esserci l’accanimento dei giudici di Milano”, come dimostrano, a suo dire, gli altri processi.

Quanto alla posizione di Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente esecutivo di Mediaset, “la decisione del proscioglimento del presidente del Consiglio è importante perché va a colpire l’intero impianto accusatorio”, afferma il suo legale Filippo Dinacci. “Ora si tratterà di portare alla coerente conseguenza tale decisione alla quale non potrà non seguire una assoluzione degli imputati in dibattimento”.

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