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Portogallo e Italia: cosa (non) cambia in dieci anni

Come alcuni fra voi avranno notato leggendo l’edizione odierna del Fatto Quotidiano, la scorsa settimana sono stato in Portogallo. Un paese che amo profondamente, e nel quale tornerei ogni mese se potessi. Ci sono stato cinque volte in dieci anni, con intervalli irregolari. E in questo lasso di tempo l’ho visto attraversato da molti cambiamenti.

Andai per la prima volta nell’estate del 2001, quando ancora si dovevano cambiare le lire in escudos e il Portogallo faceva parte orgogliosamente dell’Europa a 15. La situazione economico-sociale non era al livello dei grandi paesi del continente, ma pareva florida abbastanza. Il governo era retto dal socialista Antonio Guterres, presidente in carica dell’Internazionale Socialista, nonché fino a due mesi prima buon timoniere durante il semestre portoghese di presidenza europea.

Tornai un anno dopo, estate 2002. Gli scudi erano stati sostituiti dagli euro, e il governo socialista era stato sostituito da uno di centrodestra. In marzo il Ps e le forze di centro-sinistra avevano perso le elezioni regionali, e Guterres volle andare a elezioni politiche anticipate per giocarsi l’ultima carta. Perse. A guidare il nuovo governo andò il leader del Psd (Partito Social Democratico, storica formazione di centro-destra), un personaggio apparentemente di non grande spessore: José Manuel Durao Barroso. A lui toccava governare un paese che s’apprestava a essere il primo a subire una procedura d’infrazione Ue per deficit eccessivo. Certo pochi si sarebbero aspettati che, solo due anni dopo, egli potesse essere chiamato a presiedere la Commissione Ue in sostituzione di Romano Prodi.

Invece accadde proprio questo. A luglio 2004, poco dopo che il paese aveva ospitato con successo gli Europei di calcio, Durao Barroso si trasferì a Bruxelles. Sta ancora lì. A sostituirlo nella carica di primo ministro venne chiamato il sindaco di Lisbona, Pedro Santana Lopes. Un personaggio dalla fama d’inguaribile sottaniere, nonché ex presidente dello Sporting Lisbona. In questa veste di grande appassionato di calcio soleva tenere una rubrica settimanale su uno dei tre quotidiani sportivi nazionali, A Bola. Purtroppo per il Psd, Santana Lopes era (è) anche un imbattibile gaffeur, e in meno di un anno erose il consenso che il suo partito aveva conquistato nel paese. Si tornò a elezioni anticipate nel marzo 2005, e a vincere furono i socialisti guidati da José Sócrates.

Nel 2010 sono stato due volte in Portogallo, a maggio e ad agosto. La parabola di Sócrates, nonostante la rielezione avvenuta meno di un anno prima (settembre 2009), era già in fase di precipizio. Colpa di una crisi economica che il premier non ha mai dimostrato di saper governare, ma soprattutto dei ripetuti scandali in cui è stato coinvolto. Era chiaro che avesse i mesi contati.

L’ultimo viaggio è stato, appunto, la settimana scorsa. Al governo, ancora una volta dopo elezioni politiche anticipate, è tornato il centrodestra con una coalizione guidata dal socialdemocratico Pedro Passos Coelho. Tocca a lui far ingoiare ai portoghesi un bilancio d’inusitata durezza.

Sì, in dieci anni ne ho viste cambiare di cose, in Portogallo.

Ps: Dimenticavo: quando dieci anni fa visitai per la prima volta il Portogallo, l’Italia era guidata da un premier chiamato Silvio Berlusconi; dieci anni dopo, l’Italia è guidata da un premier chiamato Silvio Berlusconi.