L'ex presidente del consiglio a Bologna apre le celebrazioni per i 30 anni del Nomisma: "Il lavoro vive una fase di disperazione". Assente Giulio Tremonti. Previsto nel pomeriggio l'intervento di Gianfranco Fini insieme al Professore
Secondo Fini, si tratta di un “tema onnicomprensivo, con vari punti di approccio. La speranza di un futuro democratico è intatta, ma le ombre sono tante”. Per il presidente della Camera, bisogna “guardare con prudenza a quello che può accadere nella primavere araba. Nessuno rimpiangerà i precedenti regimi, ma quel che è davanti a noi ha ancora molte incognite. C’è un rischio di semplificazione e si deve essere coscienti che il percorso di una democrazia è più complesso del mero svolgimento di elezioni”.
Una stoccata al governo non la risparmia quando parla di politica estera e chiede di “archiviare la scelta del passato di delegare il tema della sicurezza nei confronti di alcuni pericoli, come terrorismo o ondate migratorie, a dei Paesi per i quali non ci interessa quale livello di democrazia raggiungano”. L’implicito riferimento è ai rapporti politici e soprattutto personali tra Muammar Gheddafi e l’attuale presidente del consiglio, Silvio Berlusconi. E poi sull’Europa: “Alzi la mano chi l’ha vista. Stanno tornando gli Stati nazione”.
Una critica che Romano Prodi condivide. Se nutre speranze per il futuro, “la situazione attuale è molto peggio di quella descritta dai giornali: il turismo è a zero, l’industria stenta, ci sono scioperi selvaggi e la violenza è un segno di disgregazione della società. Sono problemi di cui l’Europa non si occupa assolutamente”. In Tunisia, ad esempio, “abbiamo elezioni domenica, ma ci sono solo due partiti e vuol dire che qualche problema c’è”. In Egitto, invece, la situazione è differente. C’è “una rincorsa fra elezioni e questo lungo andamento, con i militari che cercano una legge elettorale contro i Fratelli Musulmani, una roba tipica italiana”, scherza il professore.
Anche l’ex presidente del consiglio lancia qualche freccia sul governo in carica, anche se dice di non volerlo criticare. “Dio me ne guardi”, afferma. “Ma il livello di cooperazione con gli altri Stati è arrivato ai minimi termini e nel Mediterraneo si chiedono se l’Italia esista ancora. Purtroppo non credo si possa cambiare in fretta”.
Prodi, arrivato al convegno in mattinata, si era già espresso su alcuni temi riguardanti la giornata di Nomisma. Infatti si è detto certo che il lavoro è in “un momento di disperazione”. “A Bologna”, continua il professore, “ci concentriamo nel costruire tante iniziative che abbiano rilievo internazionale. Questo è l’unico modo con cui possiamo contribuire a creare posti di lavoro veri, di alto livello, di cui i nostri ragazzi hanno bisogno”.
E anche se “oggi non si parla dell’ondata di crisi, è certamente un discorso di caduta storica, che noi dobbiamo contrastare investendo in alcuni settori. Abbiamo bisogno di una politica industriale”. E serve anche una “nuova politica di formazione umana, ridando dignità alla scuola tecnica”. Ma il professore si addentra anche su temi di politica interna, esprimendo la sua opinione anche sugli scontri di sabato scorso a Roma durante la manifestazione degli Indignados: “c’è una grande sofferenza e dal punto di vista dell’analisi economica questa paura è evidente. Ma attenzione – sottolinea Prodi – che da questo alla violenza c’è un abisso. La violenza non è ammissibile, non è ammissibile che su 82 città in cui c’è stata questa pacifica protesta, una sola si è associata alla violenza, ed è Roma”.
Romano Prodi ha guidato per anni il lavoro di Nomisa, un centro studi fondato a Bologna nel 1981 per iniziativa di Nerio Nesi e Francesco Bignardi, ai tempi ai vertici della Bnl, che affidarono proprio al professore il compito di organizzare scientificamente il lavoro di ricerca. “L’attività di Nomisma – si legge sul sito internet – è concentrata sullo sviluppo di modelli, professionalità e strumenti per analizzare e studiare l’economia, di supporto decisionale alle scelte di politica economica di strategia industriale”. Prodi, che di questa celebrazione è ospite d’onore, è certamente un nome importante per questo centro, che ha lanciato nel mondo politico ed economico nomi di grosso spessore. Il professore lo lasciò solo nel 1995, prima delle elezioni che lo portarono per la prima volta a Palazzo Chigi. Nomisma è oggi presieduta da Pietro Modiano, l’autore della proposta di patrimoniale per abbattere il debito pubblico che ha fatto e fa molto discutere.
Nel corso della mattinata sono state approfondite questioni di politica militare con Alessandro Pansa, Direttore Generale Finmeccanica, e Vincenzo Camporini, consigliere militare del ministro degli Affari Esteri, per “un nuovo equilibrio strategico”. Ma al centro dei dibattiti c’è stata anche l’economia, tema principe per Nomisma, con gli interventi di Marcello De Cecco, economista della Luiss e della Normale di Pisa, e di Gian Maria Gros Pietro, presidente del comitato scientifico di Nomisma. Assente, invece, l’atteso ministro dell’economia Tremonti.