Paradossale: mentre ci sono migliaia di scuole con presidi part-time, in provincia di Bergamo ci sono due istituti che ne hanno due. Un pasticcio creato proprio dall’ufficio scolastico regionale della Lombardia, che aveva costretto una dirigente scolastica ad andare in pensione e aveva trasferito d’ufficio un’altra dirigente  in un terzo istituto. Ma le interessate avevano fatto ricorso al giudice e avevano ottenuto soddisfazione: il diritto a ricoprire il posto da cui erano state allontanate. E così è stato.

Col decreto del giudice in mano, sono tornate alle loro scuole, che all’inizio dell’anno scolastico erano state affidate ad altri presidi. Una poltrona per due, un caso senza precedenti nella scuola italiana. E tutto questo con piena responsabilità di chi gestisce i presidi. Perché era ovvio che le due dirigenti scolastiche detronizzate avrebbero avuto buon gioco a opporsi al loro allontanamento dinanzi al giudice, proprio in quanto oggetto di un provvedimento dilettantesco. “Mancava – si dice negli uffici milanesi dell’amministrazione scolastica – la motivazione della decisione assunta”.

Non c’è da stupirsi se ciò si possa verificare: negli uffici ormai sono stati reclutati impiegati e funzionari con un solo criterio: la fedeltà al capo. Un vezzo diventato ormai di modo su larga scala anche nel mondo della scuola. Sta di fatto che ora il pasticcio andrà rimediato. Ma senza fretta. Il dirigente che deve provvedere e il suo braccio destro, responsabile materiale dei provvedimenti assunti con maldestra mossa, sono tutt’e due in ferie. Nemmeno la cautela di lasciare l’ufficio uno per volta, per non lasciarlo sguarnito. Così va il mondo nell’era del ministro Gelmini.

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