L’ex magistrato di Mani Pulite non è mai stato così chiaro. Arrivato alla libreria Ambasciatori di Bologna per presentare il suo nuovo saggio Democrazia (Bollati Boringhieri), Gherardo Colombo non ha usato mezzi termini nell’opporsi alla proposta del ministero Maroni di reintrodurre le leggi speciali contro il terrorismo come si fece negli anni Settanta.
“Ho un’età per cui ho visto e subito pesantemente gli effetti della legge Reale dal 1975 in avanti”, ha dichiarato con fermezza Colombo, “E nonostante abbia visto amici uccisi dai terroristi, non pensavo allora e non penso adesso che in questo paese, in questo momento storico, servano leggi speciali. Basta applicare le leggi che ci sono e magari fare un po’ di prevenzione”.
Colombo sorpassa a sinistra l’ex collega Antonio Di Pietro che giusto lunedì scorso aveva intavolato un’asse d’intesa col dicastero degli Interni in merito alla reintroduzione di un provvedimento legislativo come quello che prese il nome dal ministro repubblicano del terzo governo Moro, Oronzo Reale. Legge che prevedeva fermo e custodia preventiva, divieto di uso di caschi per i partecipanti alle manifestazioni e la possibilità per le forze dell’ordine di usare le armi in casi di violenza e resistenza a pubblico ufficiale.
La posizione dell’ex magistrato dello storico Pool di Milano si arricchisce anche di un ammonimento che detto oggi risulta fin troppo barricadero: “L’impegno di tante persone che è stato portato a Roma in piazza sabato scorso è stato cancellato completamente da una minimissima (termine usato da Colombo, n.d.r.) parte di violenti”.
Una rivoluzione in tweed e occhiali tartarugati firmata Colombo dove contro la pigrizia e la viltà di kantiana memoria “va contrapposto un forte richiamo all’impegno”.
“La democrazia non è una cosa semplice e, per ben funzionare, necessita dell’impegno del popolo”, continua Colombo, “E non basta farsi vedere in un corteo per manifestare, non basta votare alle elezioni ogni cinque anni. Ci vogliono prima di tutto conoscenza e rispetto per la Costituzione, rispetto per il prossimo e un’attività continua e concreta come ad esempio è successo un mese fa con la raccolta di firme per abolire la legge elettorale definita Porcellum”.
Colombo entrò nel pool di Mani Pulite nell’aprile del ’92, due mesi dopo dall’inizio ufficiale delle inchieste milanesi sulla corruzione legata a Mario Chiesa e al Pio Albergo Trivulzio: “già in luglio pensavo che la situazione fosse ingestibile a livello giudiziario, talmente era estesa la corruzione. Ebbi un’idea che proposi all’epoca: chi confessa, ammette come sono andati i fatti, restituisce il maltolto e si allontana per un po’ di tempo dalla politica non va in prigione. Nessuno volle seguirmi, ma ora ci ritroviamo ad inseguire processi su processi che vengono falcidiati da assoluzioni e prescrizioni create ad hoc da leggi dal governo di questo stato. Col senno di poi, non so cosa sia stato meglio”.