L'ad Fiat esclude l'incontro con i sindacati, marca la separazione da Confindustria ("Noi non c'entriamo con loro") e annuncia: "Negli States il rilancio dell'Alfa Romeo". E intanto presenta la nuova Lancia Thema, nata da una Chrysler ancora acquistabile in Italia
Marchionne l’americano non sopporta gli scioperi e le manifestazioni ‘made in Italy’. Considera gli affari Fiat in europa “una fonte di preoccupazione”. E marca quanta più distanza possibile da Confindustria, guai a nominargliela (“Noi non c’entriamo con loro”). Tant’è: la Fiom del gruppo Fiat ha annunciato che incrocerà le braccia il 21 ottobre prossimo (ma il corteo non è stato autorizzato dalla questura di Roma)? “E’ un non senso” ha detto il manager italo-canadese, sottolineando che “non è il giusto modo per attrarre gli investimenti in Italia” ha aggiunto prima di ripetere il solito mantra: “Se la maggioranza dei nostri lavoratori ci dicesse che non siamo ben accetti, ce ne andremmo. Ma non credo che sarà così”. E un’ipotesi di incontro con le sigle dei lavoratori? Sergio Marchionne è entrato a gamba tesa. “Mettiamo che incontri i sindacati e poi? Ma quale piano industriale dovrei dare più di quello che ho già dato? I modelli non li ho detti nemmeno al mercato americano” ha rivelato, motivando la sua presa di posizione con una dichiarazione di difesa. “Siccome sto gestendo un’azienda globale – è la giustificazione – perché dovrei dare dettagli ai sindacati italiani quando non lo sto facendo da nessun’altra parte?”. E poi l’esempio, americano, tanto per cambiare: “Anche al sindacato Uaw non ha dato alcuna indicazione sui modelli. La prassi internazionale è di non farlo”. Amen.
A proposito di modelli, le dichiarazione dell’ad Fiat sono arrivate a margine della presentazione della nuova Lancia Thema al teatro Carignano di Torino. Nel bouquet Lancia, la Thema prenderà il posto dell’attuale ammiraglia, la Thesis, ed è stata concepita sul pianale della Chrysler 300, il cui ultimo modello (la ‘300 c’) è tuttora disponibile in Italia. A prescindere da questioni puramente estetiche (le due auto sono a dir poco somiglianti), c’è un ulteriore aspetto della vicenda che va approfondito. Al momento, infatti, chi volesse comprare una Chrysler ‘300 c’ può farlo, ma dovrà accontentarsi di un esemplare a chilometraggio zero. Il motivo? In vista della strategia comune tra Crysler e Lancia, la propaggine italiana della casa di Detroit ha bloccato le ordinazioni della ‘300 c’ a novembre del 2010. Domanda d’obbligo: la nuova Thema nasce da una vecchia Crysler (vecchia nel senso che è stata creata non prima di di due anni fa)? Se così fosse, verrebbe tradita la gloriosa storia di un modello che in Italia ha significato molto a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. In attesa di saperne di più, la speranza è che non si verifichi un nuovo caso “Freemont“, con il primo e unico crossover del Lingotto concepito sulla base di un’auto che in America aveva già fatto il suo tempo.
Tornando alle dichiarazioni di giornata, il Marchionne pensiero su scioperi e manifestazioni non è nato, però, dal ‘discorso Fiom’, bensì dalla richiesta di un commento su quanto accaduto a Roma sabato scorso. “Protestare non serve a niente” ha detto l’amministratore delegato del Lingotto, secondo cui la situazione dell’ordine pubblico nel Paese “è un problema da gestire, non lo metto in dubbio. Bisogna capire la composizione della protesta. C’era parecchia gente a Roma che era lì per altri obiettivi”. Quali? Marchionne non lo ha detto, preferendo tornare su discorsi che gli stanno più a cuore. Come il business Fiat in Europa: “Abbiamo abbastanza liquidità per far fronte alle nostre necessità per un po’ di tempo – ha detto – . La buona notizia è che parte del nostro business sta bene quanto a generazione di cash, penso che avremo questi problemi in Europa finché non migliorerà il mercato”. Profitti e Vecchio Continente: un rapporto in crisi profonda. Almeno a sentire il manager col pullover: “L’Europa è fonte di preoccupazione, ho visto i dati – ha sottolineato l’ad Fiat – . Il fatto che adesso abbiamo una quota di mercato depressa in Europa dipende dalla nostra elevata dipendenza dal mercato italiano. Questo continuerà finché il mercato non si riprenderà. Anche il 2012 non sarà un grande anno e non vedo segnali di una forte ripresa”.
A conferma della difficoltà contingente, Marchionne ha snocciolato alcuni dati, emblematici: “Il mercato italiano è sceso da 2.450.000 unità del 2008 a 1.750.000 stimate per il 2011, con la perdita di circa 700.000 vetture. Alla Fiat costa 210.000 vetture e questo è l’equivalente di uno stabilimento italiano”. Una situazione che, storicamente, è ai livelli minimi. “Il mercato italiano – ha osservato l’ad Fiat – è a livelli che non raggiungeva da venti-trent’anni, non ho mai visto un livello simile da quando sono arrivato nel 2004. Bisogna ritornare agli anni ’80. Questo significa che la macchina industriale non può girare. Noi abbiamo un terzo del nostro mercato in Italia, siamo scesi. E’ inutile andare a cercare modelli nuovi, a chi li vendiamo? Non c’è mercato”. Diverso quanto accade nel Nord America, da dove passerà il rilancio di un altro marchio storico del gruppo torinese: “Partirà dagli Stati Uniti il rilancio dell’Alfa Romeo, da lì ritorneremo in Europa. Copriremo tutta la gamma fino al segmento A”. E sull’accordo con la Russia? “Stiamo ancora lavorando per trovare una soluzione, quando l’annuncio sarà pronto ve lo farò sapere” ha rivelato il manager.
Parole inequivocabili, come quelle sui legami tra Fiat e Confindustria, specie dopo la lettera di Emma Marcegaglia al Corriere della Sera. Un nervo scoperto. “Non chiedetemi nemmeno di esprimere un’opinione sulla ex presidente di Confindustria per quanto riguarda la Fiat. Elkann ha già dato le dimissioni – ha detto Marchionne – . La Fiat non c’entra con Confindustria, quindi lasciamola fuori per favore”.